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Cronaca
13.12.2018 - 13:250
Aggiornamento: 15:02

I Gilet Gialli ticinesi, "uno dei massimi ostacoli al lavoro della politica è la politica stessa. Vogliamo essere un richiamo"

Intervista particolare con una pagina Facebook, cui hanno partecipato tutti gli "aderenti". "Chiediamo ai politici di smettere di litigare e occuparsi delle urgenze. Faremo pressione per far affrontare le nostre rivendicazioni"

BELLINZONA – Sono nati, e sono ancora attualmente, una pagina Facebook. Ma vogliono essere un richiamo alla politica, da cui spesso non si sentono rappresentati, che vedono come un continuo litigare e non risolvere i problemi. Dalla Francia, il fenomeno dei Gilet Gialli si sta diffondendo, e anche il Ticino ci prova. 

Lo fa attraverso i social, e con una democrazia assoluta. Per realizzare questa intervista, infatti, non sono stati coinvolti solo gli ideatori, bensì gli stessi hanno voluto avere il via libera da parte di chi ha aderito, per ora con un semplice “mi piace”.

Chi siete? Chi c'è dietro questa pagina?
“La pagina è nata quattro giorni fa dall'iniziativa di un blogger informatico. Al momento ci sono 450 persone che seguono la pagina e diverse decine che commentano e discutono, sia nei post di pagina, sia via chat direttamente. Per ora si stanno discutendo le rivendicazioni, e molto presto di promuoverà sulla pagina la creazione di un gruppo di persone referenti. Intanto l'elemento importante da notare è che le estrazioni e le posizioni politiche dei partecipanti sono le più disparate”.

Credete realmente che un movimento simile a quello francese possa consolidarsi in Ticino?
“Sul fatto che possa consolidarsi, quello non lo sappiamo. Che invece ci sia anche in Ticino la necessità di dare uno "scossone" a una politica poco efficace perché praticamente sempre impegnata a lottare tra loro, indebolendo qualsiasi azione, quello sì. Infatti il fenomeno Gilet Gialli è partito dalla Francia, ma la cronaca lo riporta anche in Italia, Belgio, Germania, Serbia, Irak, Bulgaria, Paesi Bassi e Burkina Faso. Quindi paiono evidenti almeno due cose: innanzi tutto sono evidenti una serie di rivendicazioni comuni all'essere umano che superano sia i confini territoriali sia quelli politici; e anche è evidente come in molte parti del mondo la politica non sia stata in grado di soddisfarle queste rivendicazioni comuni, arrivando quindi a "costringere" il popolo a mobilitarsi di suo”.

Per il momento vi muovete a livello social, che cosa sono i vostri obiettivi?
“I nostri obbiettivi sono prima di tutto creare, tramite le discussioni sulla pagina, un manifesto dei Gilet Gialli ticinesi, cioè la lista di quelle rivendicazioni comuni a tutti, a prescindere dalle ideologie o dalle appartenenze politiche. Fatto questo, l'azione sarà quella di far pressione sia al Governo sia alla politica affinché queste rivendicazioni siano affrontate e risolte. Un esempio su tutti sono i salari minimi: votati ma poi messi in un cassetto. Il Ticino ha il record svizzero di dumping, ma il Governo fa melina da tempo e la politica non riesce ad esercitare la necessaria pressione né per affrontare celermente il tema, né probabilmente per ottenere salari minimi dignitosi soprattutto per chi vive in Ticino. Su questi temi faremo pressione, mediatica, ma anche fisica: una volta definito il nostro manifesto, si fisseranno le urgenze e si andrà in piazza a portarle!”

I propositi che state scrivendo sulla vostra bacheca sono universali, come realizzarli?
“Dice bene: sono universali, comuni a molti esseri umani, oltre il colore politico. Oggi uno dei massimi ostacoli al lavoro della politica è la politica stessa: il nostro Ticino è proprio l'esempio in cui le lotte partitiche oltre a intralciare il poco lavoro fatto, occupano la maggior parte del tempo dei nostri politici. Gilet Gialli Ticino vuole essere un "richiamo all'ordine" per la politica: "smettete di litigare che ci sono delle urgenze, e occupatevene!", potrebbe essere un buon riassunto del nostro messaggio. Per cui la realizzazione di questi principi comuni e universali passa attraverso la pressione che faremo alla politica e al Governo: i partiti sono lì per rappresentarci e il Governo è li a lavorare per noi cittadini; se non lo fanno bene o abbastanza è necessario fare pressione. Qui una persona su tre è a rischio povertà, eppure dal Governo, dal DFE soprattutto, riceviamo messaggi ottimistici di "obbiettivo raggiunto", che descrivono un Ticino capace di creare "da anni benessere e ricchezza". Mentre può considerarsi un precetto universale che un cantone con una persona su tre a rischio povertà e con il record svizzero di dumping non è un cantone che crea benessere e ricchezza!

Cosa pensate della politica attuale?
“La politica attuale è molto divisa, incattivita perché il livello del dibattito è sceso molto negli ultimi anni, come anche i colpi bassi e le scorrettezze. Quindi, come già dicevamo, molte delle energie e purtroppo anche delle scelte dei vari partiti sono spesso più orientati alle loro lotte di consensi che a soddisfare davvero le necessità dei cittadini, soprattutto di quelli in difficoltà. Se la nostra politica diventasse un'orchestra che suona assieme e non la cacofonia odierna, il Ticino potrebbe disporre di una notevole forza per affrontare i propri reali problemi. Insomma: in un Ticino con una decina di record negativi svizzeri (dumping, evoluzione dell'assistenza sociale raddoppiata in 5 anni, sottoccupazione, numero di agenzie interinali per abitante, 43milaposti di lavoro creati in 15 anni ma +30mila frontalieri...) e con oltre un anno di scandali non ancora risolti o risolti male non si può certo tracciare un bilancio positivo della nostra politica. Ecco perché Gilet Gialli vuole essere un richiamo all'ordine: se la politica usasse la propria energia potenziale meglio, il nostro Ticino non sarebbe in queste condizioni”.

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