La frana sotto cui ha perso la vita Roberto Rigamonti
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17.12.2018 - 09:000
Aggiornamento: 21.12.2018 - 16:55

L'amore sotto il dolore. "È terribile pensare sempre se ha capito che mi stava lasciando"

Le strazianti parole della vedova dell'uomo morto sotto la frana di Cannobio nel marzo 2017. "Vorrei parlare con chi l'ha visto. Per me è tutto rimasto sospeso, sono una donna libera che avrebbe voluto essere sposata ancora per molti anni"

VACALLO – La viabilità sulla strada dei frontalieri, la Statale 34, si sta normalizzando. Si viaggia sempre a traffico alternato, però si viaggia, mentre i lavori continuano. In questi giorni, ogni qualvolta si parlava della frana, si ricordava che un anno e mezzo fa un evento analogo è costato la vita a Roberto Rigamonti, un motociclista ticinese.

E qui subentra l’amore. È passato un anno e mezzo, per molti è una notizia, per la moglie è un dolore che non si placa. Le sue sono parole commoventi, l’orgoglio e il grande sentimento per il marito che traspaiono dal vuoto della sua assenza. 

Tutto parte con un post sulla pagina Facebook dei frontalieri VCO. “Il 18 Marzo 2017 è deceduto mio marito a causa della frana. C'era un medico che per primo ha constatato il decesso. Vorrei parlarci qualcuno lo conosce o la conosce? C'è qualcosa dentro di me che non trova pace. A me non lo hanno fatto vedere”.

Da giornalista, la contatto in privato. Cosa non la convince? Poi arrivano quelle parole che sono come un colpo al cuore. Ecco l’amore, sotto il dolore.

“Provo una angoscia perenne. Mio marito era sano bello e pieno di vita. Il mattino di quel brutto giorno il sole splendeva, lui mi ha salutata come sempre dandomi un bacio.

Non l'ho più visto e non voglio vedere nessuna immagina di lui distrutto, non più bello . 

Io vorrei solo parlare con chi ha visto non perchè mi descriva ma fare delle domande spontanee che mi potrebbero sorgere. 

È terribile pensare di continuo se avesse avuto il tempo di pensare che mi stava lasciando sola, che la sua vita era finita che tutto ciò che aveva fatto non era servito a nulla. Se ha avuto il tempo per soffrire. Povero amore mio”.

Con un nodo alla gola, le chiedo se posso condividere il suo pensiero. Dice di sì, anzi aggiunge.

“Scriva pure che lui era nato a Luino sul Lago Maggiore lo stesso Lago che lo ha preso.

Scriva che per me è tutto rimasto sospeso, che sono una donna libera ma che avrei voluto ancora essere sposata per molti anni.

Che gli anni passati con lui sono volati.

Che il mio innamorato mi ha lasciata e che il mio strazio non perdona l'abbandono. 

Mi alzo al mattino, mi vesto mi trucco cerco di concentrarmi su di me perché pensare è dura e aspetto che questo tempo passi perché tutti dicono che il tempo deve passare e io stringo i denti. Aspetto, capisce?”.

Commossa le dico che è una grande donna, e lei: “No per favore sono una donna e basta, conosco i miei limiti e uno di questi è di sentirmi fragile senza il mio uomo. Tante cose sono accadute da quando è mancato. Ho dovuto imparare a gestirmi e ancora non so come funzionano le tasse. Sono piccola e in bilico. Una metà che ha sempre avuto bisogno dell'altra metà ora vado avanti zoppicando altro che grande donna”.

Resta la mia opinione: chi prova un amore così grande è una grande persona. A lei l’augurio di poter trovare la pace. 

Paola Bernasconi

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