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Cronaca
23.10.2019 - 17:070

Non è stata una rapina ma una vendetta. Clamorose indiscrezioni dietro l'aggressione di Cornaredo

Un collaboratore della società bianconera è stato derubato e costretto a restare in mutande da un uomo a volto coperto. Ora si apprende che si traterebbe di un collega e che i due nei giorni precedenti avrebbero avuto un diverbio

LUGANO – Un’aggressione a volto coperto. Lo ha costretto a spogliarsi, fino a farlo restare in mutande e lo ha derubato di contanti, effetti personali e persino pantaloni! 

L’uomo, un collaboratore del settore giovanile del Lugano calcio, si trovava a Cornaredo quando è avvenuto il fatto, alle 8 del mattino, ed è ancora sotto shock, a qualche giorno dall’accaduto. Quel che emerge dal Blick ha però dell’incredibile: sarebbe stato un collega a architettare il tutto!

Se il club ufficialmente dice poco, solo che “considerate le circostanze non chiare, le conseguenze non gravi e per rispetto delle persone coinvolte nessuna dichiarazione verrà rilasciata al riguardo dell’evento, che da subito non è apparso essere legato all’attività del club. In questo momento difficile la società è vicina alle famiglie coinvolte”, si sbottona un po’ di più il direttore generale Luca Campana.

Dice che non è stata una rapina. Secondo il quotidiano, ci sarebbe una lite fra colleghi dietro al fatto. I due avevano avuto un diverbio nei giorni precedenti e l’uomo si è vendicato sul collega. 

I giocatori del Lugano sono arrivati allo stadio quando c’era ancora la Polizia, che ha fermato l’aggressore, ma dato che spesso gli agenti si trovano lì, non ci hanno fatto caso più di tanto e hanno appreso del fatto dai media.

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