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12.01.2017 - 11:130
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Buzzi canta il disappunto dei vallerani. «Alcuni politici non sono al posto giusto»

Il cantautore che ha inviato il suo cd con una lettera a 105 politici racconta la sua iniziativa. «Le valli di montagna non sono delle regioni "di sussidiati", ma il Cantone ci ha tolto le risorse per vivere autonomamente»

BLENIO - Ha inviato centocinque lettere a politici, allegando un suo disco uscito nel 2006, spinto dalla voglia di denunciare che, a suo avviso, nella politica e nel modo di considerare le valli e le regioni discoste c'è qualcosa che non va. Che cosa vuole dire, esattamente, Davide Buzzi? Lo abbiamo chiesto a lui. Il tutto parte da lontano, da un suo articolo pubblicato su "Voce di Blenio", che ha causato uno scontro via social proprio con un neoeletto Gran Consigliere di valle. Inoltre, dopo la recente votazione sul Parc Adula, il deputato e Municipale di Lugano Michele Foletti si è lasciato andare a dichiarazioni sulla Valle di Blenio che non gli son piaciute. E poi cosa è successo?«Mi ha stancato questa cosa di sentir definire i bleniesi e gli abitanti delle valli in generale come dei sussidiati, dei pezzenti che vivono alle spalle della comunità e delle città. Le risorse, in realtà, ci sono state tolte già molti anni addietro e questo ci ha impedito di svilupparci autonomamente. Senza contare che spesso ci vengono pure imposte delle regole assurde che ancora una volta ci ostacolano in modo insormontabile. La controversia legata alla questione dei nostri rustici ne è un esempio. Nelle nostre regioni abbiamo dei bellissimi rustici che però dalla politica federale sono stati ritenuti "non degni di conservazione", quando, restaurati, sarebbero fonte di lavoro per le nostre imprese di costruzioni e contribuirebbero all'abbellimento del paesaggio. Invece, a causa di queste regole cieche e irrispettose della nostra storia, le nostre cascine crollano e le imprese licenziano o chiudono, lasciando la nostra gente senza lavoro. Sui nostri territori hanno costruito delle dighe, deturpandoci il paesaggio e togliendoci fondi e territori. Le nostre acque sono spedite a valle in canali chiusi, al termine dei quali vi sono delle turbine che producono energia. E quando infine queste acque tornano nel loro ambiente naturale, noi vallerani non ne possiamo godere. In cambio cosa abbiamo ottenuto? Poco! Un po’ di prosperità generata nel primo periodo dell’edificazione delle dighe, strade più comode, qualche posto di lavoro pregiato e un po’ di ristorni sui canoni, tutto sotto forma di sussidi. Prima ci hanno sottratto le nostre risorse poi, come se fossimo una specie di riserva indiana, ci viene rifilato un contentino sotto forma di sussidio che, in verità, è molto meno di quanto che ci spetta». Il disco, dunque, tratta temi politici? Ci racconti qualcosa delle tue canzoni?«È un cd del 2006. Ora sto lavorando su altri due progetti e un libro. In quell'album ci sono alcune canzoni che riconducono al mondo della politica, seppur non cantonale. Per esempio, "La borsa degli scudi" parla proprio dei potenti del mondo che tendono, allungando i famosi trenta denari, a corrompere chi ci dovrebbe governare, per realizzare i loro sporchi giochi di potere. Ho semplicemente pensato che questo disco potesse forse essere adatto a far passare un certo tipo di messaggio». Ci sono state risposte da parte del mondo politico?«Ho ricevuto diverse email e alcuni biglietti. C'è chi scrive che ha gradito il mio omaggio e che ha letto con attenzione la mia missiva, qualcuno afferma che si sta impegnando per cercare di cambiare le cose e altri dicono che sono temi risaputi: lo so, ma in troppo pochi sono disposti ad affrontarli. Per come la vedo io, a Bellinzona siedono alcuni granconsiglieri non sono al loro posto, perché se lo fossero non si permetterebbero di denigrare le popolazioni delle valli o chi esprime il proprio dissenso, firmandosi, con un articolo su un mensile locale. Colui che denigra in realtà è solo un debole e i deboli non dovrebbero stare nei governi e nei parlamenti. Ma d'altra parte la colpa è solo nostra; quel ruolo glielo abbiamo assegnato noi, votandoli».Credi che la musica e l'arte in sé possano cambiare la società?«In Ticino? Assolutamente no. In verità credo che del mio messaggio alla fine non resterà un granché. Ma c'era questa cosa che sentivo di dover dire. Perlomeno un domani non si potrà affermare che nessuno abbia detto nulla. Così ho approfittato del mio disco. Una lettera da sola magari non riesce a colpire nel segno, con la musica il discorso passa in modo diverso. In ogni caso coloro che siedono nei nostri parlamenti e in governo sanno esattamente cosa stanno facendo e dove vogliono arrivare. Francamente non credo che il mio scritto possa far cambiare qualcosa, ma quanto meno dice loro che il popolo non è stupido. Sono comunque convinto che la maggior parte dei politici sia brava gente che lavora onestamente, cercando di barcamenarsi in situazioni spesso molto complesse. Poi alcuni non sono preparati, oppure si trovano li grazie a qualche "raccomandazione", come anche per interesse personale. L'acqua calda non sono certo io a scoprirla, in ogni caso». Se qualcuno ti venisse a dire hai solo voluto farti pubblicità, cosa risponderesti?«Non avrei certo usato un disco vecchio, già uscito e conosciuto. Fosse stato così avrei aspettato un po' di tempo e avrei approfittato di uno dei miei nuovi lavori. Magari in un'altra situazione o in Italia, oppure se io fossi stato un altro tipo di artista forse poteva anche starci, ma in questo momento non ricavo nulla. E poi, volendo, potrei utilizzare altri aspetti della mia storia personale per promuovermi. Sono un personaggio pubblico e come tale credo che il fatto di prendersi delle responsabilità faccia anche parte del ruolo di un artista».
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