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Cronaca
26.03.2017 - 20:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Mai voluto umiliare gli attori, ma si indagano i primordi dell'umanità". "Bestie in scena", forse si ricorderanno più le polemiche che lo spettacolo

Emma Dante spiega il significato del discusso spettacolo. Anche la recensione del Corriere del Ticino è positiva, la nudità si trasforma dopo poco in un impietoso specchio"

LUGANO – “Bestie in scena”, lo spettacolo di Emma Dante, è andato in scena per due volte al LAC, questa settimana. Preceduto da una valanga di polemiche per gli attori nudi sul paco, anche se non solo moralistiche sono state le critiche. Per molti era incomprensibile il senso di una pièce in cui non esiste, di fatto, una storia, e in cui i dialoghi sono assenti.

L’autrice ne ha parlato sul Caffè con Roberto Alajmo, Teatro Biondo di Palermo. Prima di tutto, si aspettava le polemiche, e le metteva forse anche un po’ in conto.Quelle che stento a capire sono le critiche pregiudiziali, di chi non ha visto e non vedrà lo spettacolo, ma si sente autorizzato a parlarne, a sindacare e a censurare. Lì veramente bisognerebbe trovare la forza interiore per non rispondere se non col silenzio che si deve opporre all’ignoranza e alla malafede".

Lo scopo dell’autrice, lo ammette chiaramente, non è farsi amare da tutti. “Non ho voglia di fare sconti per piacere un po’ di più. Gli spettatori mi devono seguire fin dove possono, fin quando vogliono. E mi pare che la maggioranza mi abbia seguito anche se non è per niente uno spettacolo facile".

Ma qual è il significato, infine, di “Bestie in scena”? “Non ho mai voluto esercitare violenza sui corpi degli attori né parlare della condizione dell'attore o dimostrare quanto è burattino l'attore nelle mani del regista. Me ne guardo bene, non sono così imbecille. Chi ha fatto una lettura del genere è rimasto nella superficie del problema, strumentalizzando lo spettacolo e il lavoro degli attori che hanno partecipato in maniera autoriale alla genesi di ‘Bestie di scena’, condividendone appieno il percorso. È uno spettacolo che da subito è andato in un’altra direzione: l'esplorazione dei primordi dell'umanità, la condizione dell'uomo e della donna nella caverna che poi è il palcoscenico abitato dalle bestie che alla fine ci coinvolgono fino a diventare il riflesso di ciò che siamo”.

La fa arrabbiare la critica gratuita, in particolare partita dalla rete, di chi non ha avuto voglia di vedere lo spettacolo ma si è scagliato contro in ogni caso. “Se veramente i censori fossero interessati a far soccombere lo spettacolo dovrebbero tacere, semmai. Col loro odio riescono solo a fare pubblicità al mio lavoro”. Perchè le recensioni, infine, sono state quasi tutte positive, basti pensare ai media italiani.

E, rimanendo in Ticino, lo è anche quella del Corriere del Ticino di qualche giorno fa, a firma di Antonio Marinotti, che ha definito lo spettacolo “sorprendente.”La nudità, a suo avviso, dopo una decina di minuti non si nota più e “si trasforma a poco a poco in impietoso specchio, facendoci provare una sorta di affettuosa vicinanza nei confronti degli interpreti dello spettacolo, nostri simili che hanno avuto il coraggio (o l’incoscienza) di gettare la maschera e di mostrare a tutti il loro reale stato d’animo”. Sino a non degnare più di uno sguardo i vestiti che vengono loro gettati, abituati ad essere nudi: sotto i vestiti, “il nostro nulla”.

Saremmo stati curiosi di conoscere, sui social, il parere di qualche spettatore ticinese. Invece, i post ufficiali dedicati all’evento tacciono. Gli applausi ci sono stati. Di “Bestie in scena”, però, probabilmente si ricorderanno più le polemiche che lo spettacolo: cosa significhi, è materia forse da critici d’arte più che da giornalisti.
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