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27.03.2017 - 19:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Sgravi per nuove aziende che combattono il dumping e assumono i residenti", l'UDC si muove e chiede anche un rapporto sulla reciprocità con l'Italia

Per avere un sconto di un terzo sulle imposte per dieci anni, le aziende devono avere l'80% dei residenti e l80% deve guadagnare almeno 4'000 franchi per 13 mensilità

BELLINZONA – Sono ormai passati sei mesi dal voto con cui i cittadini ticinesi hanno approvato “Prima i nostri”. Dopo discussioni iniziali, la Commissione che si occupa di trovare una soluzione per l’applicazione dell’iniziativa, con un rappresentante per partito, sta lavorando. All’attivo, ha già diversi atti parlamentari, soprattutto in settori pubblici, ed anche la richiesta di studiare degli incentivi fiscali per chi promuove valore aggiunto sul territorio ticinese.

Domani, l’UDC in una conferenza stampa illustrerà i progressi fatti in questi mesi.

Nel frattempo, ha presentato altri due atti.

Il primo è una mozione, atta “a chiedere al Consiglio di Stato di elaborare un rapporto dettagliato sulle condizioni imposte dallo Stato italiano alle ditte ticinesi per operare sul proprio mercato paragonandole a quelle richieste dalle Autorità svizzere alle ditte italiane per lavorare nel nostro Paese”.

Per i democentristi, “è necessario concentrarsi sulle esigenze burocratiche, giuridiche e finanziarie richieste in Italia, evidentemente, in un’ottica di reciprocità d’accesso al mercato. La verifica deve comprendere tutti gli attori che offrono prestazioni professionali, persone fisiche comprese”.

Marco Chiesa, Consigliere Nazonale, ha presentato un postulato  in cui “richiede un rapporto sulla reciprocità degli accessi ai mercati dei Paesi limitrofi. In questo senso il nostro Cantone potrebbe collaborare con le autorità federali nella stesura dello studio qualora lo stesso fosse accettato dal Parlamento svizzero”.

Il secondo atto è invece un’iniziativa parlamentare generica, firmata da Gabriele Pinoja, Lara Filippini e Tiziano Galeazzi e desidera modificare la legge tributaria che permette di agevolare fiscalmente le aziende neo costituite. Infatti, “i Cantoni possono prevedere, per via legislativa, sgravi di imposte a favore delle imprese neocostituite che servono gli interessi economici del Cantone, per l’anno di fondazione dell’impresa e per i nove anni seguenti”.

Per quanto concerne il Ticino, è possibile concedere agevolazioni per un massimo di cinque anni, e i criteri da rispettare sono i seguenti:  “almeno il 60% dei propri dipendenti è residente in Svizzera e almeno il 60% dei dipendenti percepisce un salario mensile lordo superiore a fr. 4’000.- per 12 mensilità”.

Per far sì che l’innovazione aiuti il territorio e i suoi abitanti, dando loro valore aggiunto, i tre gran consiglieri propongono di rendere più severi i criteri, proponendo però una decurtazione importante (un terzo) per una durata di dieci anni. Per usufruirne, le ditte dovranno avere “almeno l'80% dei dipendenti risieda in Svizzera e almeno il 80% dei dipendenti devono percepire un salario mensile lordo superiore a fr. 4’000.- per 13 mensilità”. Viene lasciata al Consiglio di Stato la possibilità di mettere dei paletti in merito al numero di dipendenti richiesti, in modo da rispettare la legge.

“Preferenza indigena e lotta al dumping salariale potranno in tal modo trovare un riscontro anche a mezzo di una fiscalità che premi le aziende che servono gli interessi economici e sociali del Cantone”, si conclude il testo.

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