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04.04.2017 - 11:240
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Apprendistato e poi? La generazione della speranza, dal tedesco al perfezionamento professionale. "Il Cantone ci offre molte possibilità ma non tutti le conoscono"

L'email di un 19enne ci ha dato lo spunto per alcune riflessioni. In chi si prepara agli esami, non c'è paura per il futuro: illusione e incoscienza giovanile oppure un'iniezioni di positività?

BELLINZONA – Per molti giovani, si avvicinano gli esami. Per chi sta svolgendo un apprendistato, il traguardo è vicino. E poi? Spesso, il posto di lavoro presso l’azienda formatrice non è garantito, perché verrà preso da un altro giovane in attesa di imparare la professione. In un periodo difficile per l’economia ticinese, quello della disoccupazione giovanile è un problema

Su un tema sentito come la fine dell’apprendistato, momento temuto da parecchi, è arrivata nella nostra redazione la riflessione di un 19enne, Matteo Lordelli. Uno spunto interessante, che in fondo contraddice le statistiche e le voci tinte di nero comuni.

Partiamo dalla fine, una nota di decisa speranza: “Reputo che per noi giovani, il Cantone metta a disposizione tantissime possibilità. Ogni ragazzo ha la possibilità di perfezionare le proprie capacità personali e di ottenere attestati tramite corsi o perfezionamenti professionali. Il problema principale è che i ragazzi non sono a conoscenza di queste possibilità poiché non sufficientemente sponsorizzate. Mettere a disposizione uno strumento che però nessuno conosce e di conseguenza non utilizza, non è solo un peccato ma è anche uno spreco di risorse”.

Dunque, il Cantone non abbandona a sé stessi i giovani che terminano un apprendistato, secondo il nostro interlocutore, che prima di scrivere le sue riflessioni racconta di aver parlato con quattro ragazze che stano terminando un apprendistato. Tutte si sono trovate d’accordo con lui su questo punto.
“Esse sapevano già dall’inizio la data termine del contratto, è come quando arriva la pioggia, lo puoi intuire dal cielo ma te ne rendi conto solo quando l’acqua inizia piano piano a sfiorarti e tu maledici te stesso per non esserti preparato abbastanza scordando l’ombrello a casa...”, così metaforicamente descrive l’approssimarsi di giugno e degli esami.

Ha chiesto alle ragazze se hanno paura del futuro, e si è sentito rispondere, sorpreso, di no. “Il fatto di doversi rilanciare o meglio di doversi mettere in gioco in fondo per la prima volta, viene interpretata come fonte di stimolo, poter mettere in mostra le proprie capacità, a se stessi e ai futuri datori di lavoro”, spiega, attribuendo il merito ai formatori e alle aziende che si sono occupate delle ragazze. Già, ma se non trovassero un posto di lavoro, realtà purtroppo abbastanza comune? Ecco il classico desiderio di perfezionare una lingua, magari il tedesco, superato comunque da quello di aggiungere nuove esperienze professionali al curriculum.

“Ritengo che se una persona ha il desiderio o sente il dovere di perfezionare una lingua, dovrebbe prendere il primo aereo in partenza verso quella destinazione. Questo perché una volta entrati stabilmente nel mondo del lavoro, è sempre più di facile fare la scelta di interrompere la propria attività e andare via per un breve o lungo periodo che sia”, è l’opinione di Matteo, che mette in evidenza come tutte le persone con cui ha parlato desiderano perfezionarsi professionalmente.

Che quadro possiamo trarre dallo scritto che abbiamo ricevuto? La nota positiva, come detto, è la prima riportata, dove si parla di un Cantone vicino ai giovani, aperto a fornir loro possibilità, seppur poco propenso a far conoscere ai ragazzi le varie strade percorribili.

Ma di fronte alla poca paura per il futuro, una domanda sorge spontanea: siamo di fronte a una generazione che vede solo il positivo, oppure i giovani hanno più coraggio di chi nel mondo del lavoro si trova da anni? Probabilmente, le speranze prevalgono sull’esame di realtà e sono più forti delle disillusioni che un mercato difficile portano, inevitabilmente.

Tornando indietro nel tempo, è probabile che ciascun ex giovane si ritrovi in queste suggestioni: nuove sfide, lingue da imparare, conoscenze da perfezionare. Poi? Il primo posto di lavoro, magari difficile da trovare, forse non quello che si voleva. Non in tutti i casi, però. Auguriamo a questi ragazzi di realizzare ciò che desiderano, in fondo una generazione positiva non può che far bene ad un mondo economico depresso.


Paola Bernasconi
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