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Cronaca
07.04.2017 - 18:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Stojanovic tira le somme, "si è vista l'ipocrisia dei partiti populisti. Ma evidentemente il popolo non è così insoddisfatto della preferenza indigena light"

Non è riuscita la raccolta firme per andare alle urne sul 9 febbraio. "Con le mie risorse, sono sereno per ciò che ho fatto. Ora vigiliamo sull'applicazione della legge"

BELLINZONA – Non si tornerà al voto per appoggiare o respingere la tanto discussa legge di applicazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa. La raccolta firme lanciata da Nenad Stojanovic non è riuscita: ha consegnato a Berna 2590 firme raccolte dal suo Comitato, più altre di alcuni altri comitati e partiti. Poco più della metà di quelle necessarie per la riuscita del referendum. Con Stojanovic, abbiamo parlato dell’esperienza e di che cosa gli ha lasciato, un misto di orgoglio per quanto fatto e delusione verso chi non lo ha sostenuto.

Quale è il sentimento che prevale in lei? È deluso?
“Sono sereno. Certo, avrei preferito se avessimo raccolto 50'000 firme ma ero consapevole delle difficoltà. Un singolo cittadino, anche con l’aiuto di un comitato e volontari, non può farcela da solo. In media, una persona riesce a raccogliere circa 10 firme all’ora, una sessantina in una giornata. In 100 giorni, lavorando senza sosta tutti i giorni tranne che nei fine settimana, una persona potrebbe perciò raccogliere al massimo 5'000 firme. Alla fine, togliendo le firme non valide, io ne ho consegnate circa la metà. A ciò si aggiungono le firme di altri due comitati ma anche del PPD ticinese. Trovo che sia un risultato lodevole. Ho un lavoro al 100% e una famiglia con tre bambini piccoli e quindi non potevo certo dedicare tutto il mio tempo solo a questo referendum. Sono enormemente grato ai membri del mio Comitato e ad altri volontari che mi hanno dato una mano. Un po’ deluso sono semmai del fatto che tanti politici, che dal 9 febbraio 2014 in poi ci hanno sempre detto che era importante che il Popolo si esprimesse un’altra volta sul tema dell’immigrazione e delle nostre relazioni con l’UE, si siano tirati indietro".

Da chi è deluso in particolare?
“Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. Il referendum ha senz’altro messo in evidenza l’ipocrisia dei politici populisti, in particolare quelli dell’UDC e della Lega. Il 16 dicembre, giorno in cui il Parlamento ha votato la soluzione “preferenza indigena light”, questi partiti hanno organizzato una protesta senza precedenti nella sala del Parlamento, gridando allo scandalo perché la costituzione sarebbe stata violata, il popolo tradito ecc. Ma poi si sono tirati indietro quando ho lanciato il referendum e hanno cercato ogni scusa possibile e immaginabile per remare contro".

Qualcuno invece l’ha sorpresa in positivo?
“Ringrazio invece le sezioni ticinesi della Gioventù socialista, del PPD e dei Verdi liberali che ci hanno sostenuto. D’altronde, un quarto delle firme che il mio Comitato ha raccolto proviene proprio dal Ticino, più che da qualsiasi altro Cantone. Abbiamo invece avuto pochissime adesioni nella Svizzera romanda.

È la prova che il popolo in fondo non dà una grande importanza a questa legge tanto discussa?
“È difficile dirlo. La non riuscita del referendum è dovuta in primo luogo a ragioni strutturali, e soprattutto alla mancanza di risorse finanziarie e personali. Faccio un esempio: 10 anni fa l’imprenditore Thomas Minder era riuscito a raccogliere oltre 100'000 firme per la sua iniziativa popolare contro i bonus abusivi dei manager. Ma aveva a disposizione un anno e mezzo di tempo, un gruppo folto di raccoglitori e ben 400’000 franchi! Questo spiega perché, oggigiorno, referendum e iniziative vengono lanciate con successo quasi esclusivamente da persone ricche oppure da partiti, sindacati e altre organizzazioni, che hanno abbondanti risorse finanziarie e personali. Io ho potuto contare su un budget di circa 6'000 franchi. Ciò detto, è anche vero che la non riuscita di questo referendum è un segnale implicito che il Popolo non è poi così insoddisfatto della soluzione che il Parlamento ha trovato per cercare di attuare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. Lo confermano anche i sondaggi secondo cui il 57% dei cittadini è favorevole alla “preferenza indigena light” che darà una piccola ma si spera significativa spinta ai disoccupati residenti in Svizzera. In futuro, infatti, nelle regioni della Svizzera e nei settori economici con disoccupazione al di sopra della media i datori di lavoro saranno obbligati a invitare ai colloqui di assunzione le persone in cerca di lavoro che corrispondono al profilo richiesto. Ma adesso sarà importante vegliare affinché il Consiglio federale metta davvero in pratica quella decisione del Parlamento!"


Paola Bernasconi



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