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Cronaca
10.04.2017 - 17:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

4'000 firme contro la LIA. "Due mesi di ritardo, sette ricorsi, le ditte svizzere che dovrebbe volerla ma non si iscrivono: ecco il resoconto dei primi sei mesi"

Andrea Genola il 12 dicembre aveva lanciato la petizione, ora tira le prime somme. "Il 60% delle richieste non sono ancora state evase. E le aziende estere iscritte ora sono facilmente reperibili"

di Andrea Genola*

Comunico la conclusione della raccolta delle firme per la petizione da me lanciata il 12 dicembre che chiede l’abrogazione della legge LIA. Invito tutti a ritornare i formulari firmati.

Colgo l’occasione per fare un resoconto dei risultati ottenuti dalla LIA nei primi sei mesi dalla sua entrata in vigore. 

L'introduzione della legge LIA è stata rinviata di due mesi su richiesta della Regione Lombardia. La LIA ha aumentato la sua tassa di rinnovo annuale del 33% (da fr. 300 a fr. 400).

Le aziende confederate sono state esentate dal pagamento per l'iscrizione all'albo LIA.

Un commissario si è "auto" sospeso.

La legge LIA è stata criticata dal Consiglio di Stato del Canton Grigioni, ha raccolto critiche dalle camere di commercio della Svizzera centrale e da quella ticinese e ha suscitato le proteste dello Stato italiano. 

La LIA ha totalizzato almeno sette ricorsi al tribunale amministrativo cantonale: tre inoltrati dalla commissione della concorrenza COMCO e cinque da privati.

La LIA ha fatto scendere in piazza, per la prima volta nella storia, e a più riprese, degli artigiani per manifestare il loro dissenso a questa legge che aveva la pretesa di tutelarli.

Il 60% ca. delle domande di iscrizione all'albo non sono ancora state evase. Il 60% ca. di tutti i documenti che gli artigiani hanno inoltrato sono stati lasciati scadere e vengono nuovamente richiesti dalla commissione a spese degli artigiani.

Il 90% dei controlli LIA hanno dimostrato che le irregolarità sono la mancata iscrizione all'albo LIA che riguarda per il 73% ditte svizzere e questo nonostante si sia sempre dichiarato che erano proprio le aziende a volere questo albo.

La LIA ritiene illegali le aziende solo perché non iscritte, e nonostante i ricorsi pendenti ha emanato multe per un importo di ca fr. 73'000.- a ditte svizzere e ca fr. 27'000.- a ditte estere.

Le richieste d'iscrizione all'albo sono superiori solo del 9% rispetto a quanto previsto e dichiarato al Gdp il 16.10.2015.

La LIA è costata agli artigiani svizzeri in sei mesi almeno fr. 700'000.- versati all'associazione privata UAE.

In ca. 100 giorni lavorativi due commissari LIA hanno controllato 154 cantieri. La LIA fatturerà fr. 520'000.- in più a una parte di artigiani e solo perché la loro richiesta è stata evasa prima 31.12.16.

La LIA non incassa almeno fr. 1'200'000.- perché non ha iscritto la maggior parte dei richiedenti entro il 31.12.16 nonostante l'obbligo di autofinanziamento.

La LIA ha già certificato e parificato per salari, qualità ecc. ca. 260 aziende estere alle ditte Svizzere. Queste aziende estere adesso sono facilmente reperibili dall'utenza ticinese su internet perché presenti nell'albo LIA.

Alle aziende italiane non viene più applicato l'articolo di legge che obbliga il titolare ad essere in possesso del diploma specifico nella professione svolta.

Una petizione che chiede l'abrogazione della LIA lanciata da un singolo artigiano, solo tramite alcuni mail e al passaparola, ha raccolto in soli due mesi e mezzo l'importante cifra di ca. 4'000 firme.

*promotre della raccolta firme contro la LIA
 
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