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17.04.2017 - 19:450
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Notte più lunga, Gastro Ticino: "soddisfatti, ampliamo l'offerta. Agiamo a 360°, su associati e consumatori"

Massimo Suter commenta la decisione del Parlamento di prolungare le aperture. "Qualcuno ne approfitterà, per chi non ha clientela a tarda sera non cambierà nulla. Posti di lavoro? Potrebbero crearsene"

BELLINZONA – Il Gran Consiglio in settimana ha deciso che i bar potranno tenere aperto, se vorranno, un’ora in più nei fine settimana. Una via di mezzo fra lo status quo e quello che chiedeva chi ha lanciato il tema. Cosa ne pensa Massimo Suter di Gastro Ticino? A freddo, ovvero qualche giorno dopo il voto, glielo abbiamo chiesto, parlando anche della crisi che spesso fa sì che quelle per bar e ristoranti siano tra le prime spese tagliate dalle persone e dell’azione di Gastro Ticino a favore di associati e consumatori.

Come Gastro Ticino, siete soddisfatti?
“Per noi è sicuramente positivo, essendo un segnale forte da parte del mondo della politica del suo voler venire incontro a delle richieste da un lato dei giovani, che hanno lanciato la richiesta, e da un’esigenza della categoria dall’altro, che chiede maggior libertà d azione per ottimizzare i propri turni di lavoro e poter lavorare anche dopo l’1 di mattina”.

Quest’ora in più cambierà davvero la vita dei bar?
“No, ma è un’offerta in più, un valore aggiunto. Ci saranno ristoranti e bar che ne approfitteranno, per altri non cambierà nulla perché non hanno clientela a tarda notte per cui un’ora in più o in meno di possibile apertura è indifferente”.

Ci sono zone dove oggettivamente già alle 22 è difficile avere un bicchier d’acqua perché tutto è chiuso, lì che cosa si può fare?
“Bisogna vedere la frequenza e l’utenza che ci sono in una zona. Si cerca di ampliare l’offerta per non restare troppo rigidi e andare al passo coi tempi, dato che la gestione del tempo libero è cambiata negli ultimi 10-15 anni”.

In effetti, la richiesta era motivata dal fatto che in molti preferiscono rimanere più a lungo in bar “tranquilli”.  Fa parte del cambiamento di cui parlava? È positivo per la categoria…
“È positivo per noi, inteso come bar e ristoranti, meno per le discoteche. È un cambio generazionale, non è certamente limitando i bar che si aiutano le discoteche, devono pensare loro a trovare delle nuove attrattive per i clienti”.

Come Gastro Ticino, come state lavorando per aiutare i ristoratori?
“Chiaramente cerchiamo di dare un valore aggiunto con iniziative mirate, siano esse rassegne gastronomiche o di corte su prodotti locali, come quella recente dei formaggi dove sono stati coinvolti i grotti. Vogliamo far conoscere il prodotto della ristorazione al grande pubblico, sperando di invogliarlo a visitare i nostri associati”.

Insomma, cercate di attrarre la gente nei locali cercando di fare in modo che essi abbiano voglia di aprire più a lungo cercando di attirare poi altre persone… giusto?
“Alla fine il gioco è quello, noi proviamo a farlo in modo da sgravare il lavoro burocratico del ristoratore e di creargli le condizioni quadro più favorevoli in modo in cui spenda meno in burocrazia. E di riflesso tentiamo di trovare soluzioni in modo che la gente abbia qualche franchetto in più nelle tasche da poter spendere in ristoranti e bar, perché qualche mese fa in un sondaggio è stato detto che essi sono le vittime sacrificali del popolo ticinese per risparmiare”.

La crisi in effetti è un bel problema contro cui poco si può fare…
“I temi politici sul piatto sono per esempio la riforma energetica, che secondo noi è un po’ utopica e va a creare costi sia alle aziende che al cittadino, il quale avrebbe meno soldi. Abbiamo lanciato un’iniziativa come Gastro Suisse contro i prezzi elevati dell’importazione, un altro motivo per cercare di sgravare i costi sulle spalle del cittadino. Lavoriamo a 360°, da un lato sostenendo i nostri associati e dall’altra provando ad aiutare i consumatori”.

Le pongo una provocazione: per la mezz’ora in più di apertura dei negozi in molti erano insorti pensando ai lavoratori, in questo caso nessuno dice nulla. Cosa replica?
“Con me sfonda una porta aperta, ero uno dei difensori della mezz’ora in più, anzi io sarei per una società con aperture 24 ore su 24. Noi nel settore alberghiero e della ristorazione abbiamo un contratto collettivo di lavoro che difende i nostri lavoratori a 360° e un’ora in più non va a lederli, mentre per la vendita il discorso è diametralmente opposto: non c’è un contratto collettivo, ogni negozio fa come vuole e in un certo senso giustamente i sindacati fanno ciò per cui sono stati creati, ovvero difendere i lavoratori, temendo che la mezz’ora in più potesse incidere sul loro benessere. Nel nostro settore non succede, se si lavora sino alla 1 o alle 2 le condizioni non cambiano essendo tutto regolamentato a livello nazionale”.

L’ora di apertura in più secondo lei può portare alla creazione di nuovi posti di lavoro, anche magari a tempo parziale?
“È l’effetto domino. Se hai degli orari massimi da rispettare per i lavoratori, se tieni aperto di più devi cercare altro personale, per cui potrebbero crearsi le condizioni per nuovi posti di lavoro. La stessa cosa sarebbe successa nel commercio”.


Paola Bernasconi
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