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Cronaca
15.05.2017 - 09:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Cosa resterà di... Bello Figo? La paura facile da seminare, la politica che è ovunque

Il caso del rapper ha mostrato come è facile, con volantini e un account email già cancellato, far paura. È stato creato un precedente? Ci si augura di no, o gli estremismi diventeranno un problema

LUGANO – Raf, per restare in tema di musica, cantava “cosa resterà degli anni ‘80”. E noi ci chiediamo che cosa rimarrà di un inizio weekend in cui l’annullamento del concerto di Bello Figo ha riempito i discorsi, sia social che reali.

Qualcuno obietta che con tutti i problemi che sta vivendo il Ticino, tra assistenza e disoccupazione, è assurdo dibattere sull’arrivo o meno di un rapper, che tra l’altro non è neppure fra quelli che smuovono le folle e riempiono gli stadi. È vero, ma la questione probabilmente va oltre, e qualcosa abbiamo imparato.

Per prima cosa, che l’assenza può essere più utile della presenza. Se nulla fosse successo, la serata s sarebbe risolta senza clamore, e chi neppure sapeva dell’esistenza di Bello Figo sarebbe rimasto nell’ignoranza sul tema. Invece il clamore ha fatto si che in molti siano andati a sentire le canzoni del rapper, non certo capolavori. Il ritorno pubblicitario, insomma, è stato maggiore, forse anche per il locale, il WKND.

Abbiamo imparato che in un’era di terrorismo e attentati, basta un semplice volantino a far paura, segno che il terrore è ormai sdoganato. La sicurezza è divenuta un tema all’ordine del giorno.4

E il volantino? È stato rivendicato da una sedicente Associazione Nuova Destra, che ha informato tutti con un’email. Intant, le telecamere del locale forse hanno ripreso queste persone mentre appendevano il foglio con le minacce, e dunque esse potrebbero essere identificate. Ciò che è paradossale è che il giorno dopo quell’indirizzo email risultava non più esistente, e sul gruppo è tornato ad aleggiare il mistero. Esiste? Si rifarà vivo? Abbiamo imparato che basta un account, da creare e cancellare con un paio di click, un concentrato di frasi di minaccia e nazionalismo esasperato (vedesi “gli artisti di casa nostra”), la svastica e il pugno del hite power, per mettere in ansia un’intera città e la Polizia. Una modalità che, ci si augura, non deve diventare un precedente, altrimenti sarebbe troppo facile.

Abbiamo imparato soprattutto che la politica è ovunque. Basta fare un giro sui social: chi esultava per la “cacciata” di Bello Figo generalmente è di destra, chi invece si appellava alla libertà artistica è di sinistra (con le dovute eccezioni, perché Norman Gobbi, leghista, ha detto che annullare è stato un errore). Questo perché la politica la fa da padrone nell’immagine del rapper stesso, o almeno, in un paio dei uso pezzi più famosi. Il KWND ha fatto sapere di averlo già ospitato senza ostacoli, ma era prima della canzone di “non pago l’affitto”, prima di dividere, prima di essere politico. Se l’artista invitato fosse stato un altro, nulla sarebbe accaduto. A smuovere le folle, oltre allo sport, c’è la politica, destra contro sinistra, indigeno contro straniero, immigrato contro residente. E se si sono scomodati addirittura dei politici di alto livello in Ticino, non è per Bello Figo, bensì perché il segnale è di quelli che può far paura.

L’estremismo esiste, lo si è sempre saputo, sia a destra che a sinistra, basti vedere i no borders. Che sia un reale pericolo in Ticino, è difficile crederlo. L’azione combinata di volantini, minacce e indirizzo email attivo per pochissimo ha scombinato le carte in tavola: questa Associazione si farà viva ancora? Qualcuno ne seguirà le orme? A quel punto, potrebbe divenire davvero un problema. Probabilmente, a nessun altro cantante sarà impedito di esibirsi. E meno male, perché, al di là del valore di Bello Figo, chi desiderava andare a sentirlo aveva tutto il diritto di farlo.

Paola Bernasconi
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