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16.05.2017 - 17:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il responsabile degli arbitri, "i fischietti sono bersagli di minacce e insulti. Fermarsi servirà? Non lo so, ma qualcosa va fatto"

Silvio Papa accusa genitori e allenatori per il clima che si è andato a creare. "Nessuno accetta di perdere e si incolpano gli arbitri. Un paio di loro mi hanno detto 'ma chi me lo fa fare', li esorto a non mollare"

GIUBIASCO – Amarezza, necessità di fare qualcosa, quanto meno di dare un segnale. È una giornata complicata e caotica negli uffici della Federazione Ticinese di Calcio, dopo la decisione di sospendere i tornei delle categorie A, B, C, D9.

Ne abbiamo parlato col responsabile degli arbitri, Silvio Papa.

Come giudica la scelta di fermare i campionati per una settimana?
“Secondo me è un’iniziativa giusta, non possiamo accettare questi comportamenti sui campi. Il bicchiere era pieno. Non sono episodi isolati, fino a un mese fa erano nella normalità di tutti i campionati, nelle ultime tre settimane sono peggiorati: troppe minacce, troppi insulti, e il fatto di sabato ha fatto traboccare il vaso”.

Come lo spieghiamo? Magari si sta arrivando a fine campionato e i risultati iniziano a pesare?
“Uno dei fattori è quello, le classifiche cominciano a pesare ed è sempre più difficile ammettere la sconfitta. Poi è colpa della società in generale, c’è gente frustrata sui campi, ci sono genitori che vedono i figli già campioni. E tutto alimenta questa ambiente. È un disastro...”

Si riferisce ai genitori, dunque parte della colpa è loro?
“A genitori, anche ad allenatori, e dirigenti. Non accettano l’operato dell’arbitro, ma bisogna rendersi conto che sono ragazzi di 17-18 anni che vanno in giro ad arbitrare i coetanei, mettendo del loro tempo libero”.

Immagino avrà parlato con diversi arbitri. Com’è il loro stato d’animo?
“Sono tutti favorevoli a questo blocco perché si sentono presi in giro ogni settimana. Non si sentono più tranquilli. Gli anziani non ci badano, non fanno caso agli insulti, ma i più giovani non sono sereni, fra allenatori che gridano, giocatori che non accettano nessuna decisione. L’ambiente si scalda, è ovvio. Due o tre arbitri mi hanno detto “ma chi me lo fa fare”, mi aspetto le dimissioni da un momento all’altro”.

Cosa si sente di dir loro?
“L’importante è non mollare, andare avanti sereni senza guardarsi indietro, seguendo la propria strada, è l’unica cosa che posso dire loro”.

Anche nel calcio dei grandi l’arbitro è spesso additato come colpevole, concorda?
“A nessuno piace perdere e bisogna attaccarsi a qualcosa. Non si additano gli errori dell’attaccaante o del portiere, ma all’arbitro, che è un bersaglio. Ognuno spara lì, nessuno cerca di calmare un po’ le acque, o sono ben pochi quelli che lo fanno”.

Ora si fermano i tornei per una settimana, e poi?
“Qui c’è un punto interrogativo. Non è una medicina sicura. Si fa un tentativo, non far nulla non è giusto. Cosa si può fare per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle società? Se si danno multe o squalifiche, vengono pagate e scontate poi si dimentica. Magari così qualcuno ci pensa, gli allenatori potrebbero convocare giocatori e genitori per spiegare, dovremo vedere comunque in quanti lo fanno”.

In un altro articolo, sul nostro portale abbiamo scritto che probabilmente tutti si comporteranno bene per una settimana o due e poi si tornerà alla situazione di prima. Una visione troppo nera?
“È un po’ pessimistica ma non la escluso. La gente non cambia idea da un momento all’altro ma un segnale forte va dato. Come fare non lo so, almeno questo va pensato. Invece di andare allo stadio col bambino i genitori andranno a pescare o a fare la spesa e chissà che qualcosa non rimane in testa”.

C’è ancora speranza per il calcio dei giovani in Ticino?
“La speranza c’è, serve però collaborazione. Già alla base anche gli allenatori devono insegnare un po’ di etica, non solo a giocare al pallone. E ovviamente la famiglia deve aiutare. Non voglio essere troppo negativo, la situazione è comunque difficile. Durante i corsi per allenatori in agosto e settembre e toccheremo come sempre l’argomento, dieci lo recepiscono e dieci no, lì entra in gioco il carattere della persona. Deve dire ai ragazzi che c’è in campo un arbitro e può sbagliare, certo che se sono loro i primi a criticare... l’esempio a volte vien dall’alto”.

C’è ambizione di vincere da parte di tutti, allenatori compresi, per salire di categoria, e probabilmente si vuole vincere a ogni costo, è d’accordo?
“C’è anche quello. Per esempio, nelle categorie E non ci sono più le classifiche, mentre i genitori la fanno da mostrare ai bambini. Assurdo! Sono fuori di testa, fate giocare i piccoli e basta, sennò più crescono più credono di avere in casa dei campioni”.

Come giudica il livello dei giovani arbitri ticinesi?
“Il livello è buono, pur essendoci il bravo e il meno bravo. I nostri arbitri in Svizzera Interna ottengono dei buoni risultati, siamo allo stesso livello del resto del Paese. Solo che Oltre Gottardo vengono accettati e qui da noi non va mai bene nulla... Influenza dall’Italia? Forse, con moviole, gesti di giocatori di alto livello, influisce”.


Paola Bernasconi
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