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Cronaca
06.07.2017 - 21:430
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Forse c'è una terapia per Charlie. Ma la mamma, "stanno per staccare le macchine!"

Un'equipe di medici e un'associazione specializzata in malattie simili sta preparando un protocollo sperimentale. All'ospedale invece sembra non si voglia più aspettare. Il mondo tifa per il piccolo

LONDRA - Il mondo intero si è mobilitato per Charlie Gard. La sua è una vicenda talmente toccante che non ha lasciato indifferente nessuno, coinvolgendo addirittura Papa Francesco e Donald Trump.

Il piccolo, undici mesi, vive attaccato a delle macchine da febbraio in un ospedale pediatrico, affetto dalla sindrome di deplezione del dna. Non vede, non sente, e non si vedono possibilità di miglioramento, sostengono i medici che lo hanno in cura, che perciò hanno deciso di staccare le macchine che lo tengono in vita. I genitori si oppongono, e avevano raccolto molti soldi per poterlo portare negli Stati Uniti per sottoporlo a una terapia sperimentale.

Dopo l'appello del Papa a pregare per lui, l'Ospedale Bambin Gesù si era detto pronto ad accoglierlo, ma la Gran Bretagna aveva detto no, per motivi giuridici  (sembrerebbe che il trasferimento sarebbe stato utilizzato solo se anche a Roma si fosse acconsentito a non sottoporlo a ulteriori cure e a staccargli la spina, e ovviamente è stato detto di no). Anche Trump aveva dato la disponibilità, e pare che abbia sollevato il tema anche al G20, e che sia intenzionato a parlarne con Theresa May.

Dall'ospedale, avevano concesso ancora alcuni giorni a Charlie, per permettere ai parenti di stargli vicini. Questa sera all'associazione Mitocon, che si occupa proprio di malattie mitocondriali come quella di cui è affetto il bambino, è arrivata la chiamata della mamma, "stanno per staccare le macchine!". Forse già stasera o domani.

Ma l'associazione, assieme alla famiglia, chiede di aspettare ancora: forse c'è una speranza. Essa, a stretto contatto con un'equipe di medici specializzati in malattie simili a quella di Charlie, hanno praticamente pronto un protocollo sperimentale da applicare al caso. "Sono stati riconsiderati una serie di dati di efficacia della terapia nucleosidica che ha già dato dimostrazione di efficacia in un numero significativo di casi clinici trattati, con particolare riferimento ai risultati che dimostrano la possibilità dei nucleosidi di superare la barriera ematoencefalica. In base a queste ulteriori e nuove valutazioni il gruppo di lavoro è dunque giunto alla conclusione che la terapia nucleosidica possa essere efficace nel caso del piccolo Charlie. Abbiamo informato la famiglia Gard degli esiti di questa riunione e del fatto che a breve verrà pubblicato uno statement scientifico che farà il punto su questo argomento", ha fatto sapere l'associazione.

Charlie ha resistito sinora, con i genitori che si sono battuti ogni minuto per lui. Il mondo tifa affinché l'ospedale aspetti ancora, per permettergli di provare ad afferrare questa possibilità.


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