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23.07.2017 - 11:330
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

"A cosa serve un Consigliere Federale ticinese?". Quadri risponde a Morisoli, "utile solo se fa il lobbysta governativo della maggioranza dei ticinesi"

Per il Consigliere Nazionale, "è nell'interesse della coesione nazionale che questa parte di Svizzera che necessita soluzioni su misura, non venga dimenticata o snobbata. Ma se l'eletto pensa di affossare il volere ticinese, meglio un non rossoblù"

di Lorenzo Quadri*

Il presidente di Area Liberale Sergio Morisoli (vedi suggeriti) in un recente intervento “controcorrente” sostiene che il Consigliere federale ticinese in realtà serva a ben poco. Per una serie di motivi: perché a Berna comandano gli alti funzionari, perché uno contro sei non potrebbe cambiare le scelte importanti del Paese, perché da solo non potrebbe cambiare le leggi, perché non disporrebbe della bacchetta magica per risolvere i problemi. In sostanza il Consigliere federale ticinese sarebbe una questione di prestigio e di storia, ma irrilevante nella pratica. Anche senza essere fautori – e ce ne sono fin troppi – del “va bene chiunque purché sia ticinese”, la posizione del buon Morisoli pare un po’ riduttiva.

È vero che…

È vero: un “ministro” ticinese contro sei non fa maggioranza. Ma allora allo stesso modo bisognerebbe chiedersi che senso abbia che il partito X o Y disponga di uno o addirittura due consiglieri federali. Anche in quel caso siamo ben lontani dalla maggioranza.

È altrettanto vero che un eventuale consigliere federale ticinese da solo non troverebbe un lavoro ai disoccupati, non bucherebbe montagne, non sposterebbe binari, non costruirebbe muri sul confine, eccetera.

Corretta anche l’osservazione che a comandare a Berna sono i direttori dei vari “Bundesamt für…”.

Ma non per questo la presenza di un Consigliere federale ticinese è una semplice questione di prestigio e di storia.

Al Ticino un Consigliere federale può essere utile concretamente. A patto che siano date certe condizioni.

È utile se porta nella stanza dei bottoni la situazione particolare del nostro Cantone devastato dalla libera circolazione delle persone. È utile se, quando arrivano i rapporti farlocchi della SECO all’insegna del “l’è tüt a posct”, del “soppiantamento e dumping salariale non esistono”, smentisce simili boiate “in presa diretta”: perché lui la realtà del territorio la conosce. È utile se porta in Consiglio federale la posizione anti-UE e anti-Schengen della maggior parte dei ticinesi. È utile se perora la causa del ritorno alla preferenza indigena. È utile se si attiva per evitare ulteriori smantellamenti della piazza finanziaria ticinese. È utile se, al tavolo governativo, chiarisce che non si può continuare a farsi menare per il lato dal B dal Belpaese. È utile se, nelle contese con la vicina Penisola, si schiera dalla parte del Ticino e non da quella dell’Italia.

In sostanza, un Consigliere federale ticinese serve al Ticino se fa il lobbysta governativo della maggioranza dei ticinesi. E, se è vero che uno su sette non fa la rivoluzione, è altrettanto vero che “ogni voto conta”.

Se invece l’eventuale Consigliere federale ticinese intende fare il galoppino delle élite spalancatrici di frontiere, se pensa di affossare tutto quello che la maggioranza dei ticinesi vuole e di promuovere quello che non vuole, allora fa solo danni al nostro Cantone e dunque è meglio andare avanti senza “ministri” rossoblù. E che nessuno se ne esca con la solita fregnaccia politicamente corretta del “Consigliere federale di tutti gli svizzeri”.

Il Ticino ha bisogno di un consigliere federale che possa dire “suo”: non perché è un Cantone (ce ne sono di quelli che di CF non ne hanno mai avuti), non per una questione linguistica (perché allora andrebbe bene un qualsiasi italo-parlante, anche sciaffusano) ma perché qui c’è una parte della Svizzera che si trova ad affrontare situazioni e difficoltà che non hanno paragone nel resto del paese.

Ed è nell’interesse della coesione nazionale che questa parte di Svizzera, che necessita di soluzioni “su misura” perché la sua situazione è unica, non venga dimenticata o snobbata. E neppure trattata come tutte le altre. Non serve che l’eventuale CF ticinese sia un piccolo napoleone, ma serve che abbia in chiaro la linea che deve adottare

In conclusione:

1) Nessun candidato sostenuto dalla sinistra farà mai gli interessi del Ticino ed infatti il PS ha già chiarito la sua posizione: Sì ad un ticinese ma solo se gioca contro al suo Cantone ed alla sua popolazione “chiusa e gretta”.

2) Se l’intenzione dell’assemblea federale è quella di eleggere un altro profilo alla Burkhaltèèèr, ossia spalancatore di frontiere e cameriere dell’UE, allora è meglio che non si tratti di un ticinese.

*Consigliere Nazionale della Lega, dal Mattino
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