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Cronaca
27.07.2017 - 14:010
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Quando la casa di Bignasca diventa un j'accuse alla RSI

Il Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri: "L'obiettivo dell'amplificazione di una notizia irrilevante era mettere in cattiva luce il Coordinatore per aver venduto la casa a un italiano. Ma la notizia, non verificata, era di 12 anni fa!"

LUGANO - La notizia, circolata negli scorsi giorni sui giornali, era quella relativa alla vendita della casa di Attilio Bignasca all'imprenditore Andrea Bonomi. Uno scooop? Per certi versi, in una sonnecchiosa giornata estiva, lo stava diventando, visto anche che il Coordinatore della Lega qualche mese fa, dopo la sconfitta alle urne in merito al "fetido balzello", aveva annunciato di essere pronto a trasferirsi fuori dal Ticino.

Su Facebook, per esempio, il socialista Henrik Bang gli aveva indirettamente chiesto se aveva fatto un affarone.

Ma poi, alt, fermi tutti! In serata si è saputo che quella casa, in realtà, è stata ceduta una dozzina di anni fa. Quindi, niente scoop, e a ben volere vedere nessuna notizia.

La RSI ne aveva comunque parlato, e oggi Lorenzo Quadri, Consigliere Nazionale leghista, coglie l'occasione per attaccare la tv pubblica e fornire un assist a No Billag. Dalla casa di Bignasca, insomma, alle urne, il passo, social, è breve...

Ecco le sue parole:

"Nuova dimostrazione del livello del servizio pubblico della RSI finanziata col canone più caro d'Europa: oggi sul sito dell'emittente di regime si pappagalla (copia-incolla) da LaRegione (quotidiano notoriamente al di sopra delle parti, come no...) la notizia, assolutamente irrilevante, della vendita della casa di Attilio Bignasca ad Agno ad un imprenditore, Andrea Bonomi, che tra l'altro è anche cittadino svizzero; ma che, ça va sans dire, viene strumentalmente indicato solo come "italiano". Ma come: allora anche i paladini del multikulti sottolineano le nazionalità, addirittura in maniera incompleta, quando fa comodo a loro (la solita morale a seno unico)!

Naturalmente il sito della RSI pubblica (ricopia) la notizia senza alcuna verifica (bastava telefonare a Bignasca). Poi si "scopre" - imbarazz, tremend imbarazz! - che la vendita oggetto del "grande scoop" risale ad oltre un decennio fa. Ed infatti nel pomeriggio il portale rsi.ch ha dovuto, con la coda tra le gambe, correggere il tiro.

Ohibò: in casa dell'emittente di regime, dove guardano tutti dall'alto in basso e pensano di calare lezioni, ignorano (di proposito?) i fondamenti stessi della professione. E quello odierno è solo uno dei possibili esempi.

Naturalmente l'unico obiettivo dell'amplificazione di una notizia comunque irrilevante era quello di mettere in cattiva luce il coordinatore della Lega tramite l'accusa (?) di aver venduto casa ad un imprenditore presunto italiano.

Che una radiotelevisione di sedicente servizio pubblico, come detto finanziata col canone più caro d'Europa, si lanci a pesce, va da sé con la massima goduria, in simili giochetti, ci dà la misura del concetto di "equidistanza" in auge nei faraonici stabili di Comano e Besso; un motivo in più per votare l'iniziativa No Billag".
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