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14.08.2017 - 18:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Caprara, "le dichiarazioni di De Quattro sono ineleganti. La Romandia poteva, volendo, lasciare campo libero al Ticino"

Commenta le parole secondo cui lei, Moret e Maudet si sarebbero ritirati in caso di candidatura di Sadis. "Detto a posteriori... Nessuno li obbligava a presentare qualcuno, ma hanno fatto capire di voler difendere il seggio. A quel punto avremmo..."

BELLINZONA – Jacqueline De Quattro, Consigliera di Stato vodese, ha fatto un passo indietro nella corsa alla successione di Burkhalter per lasciare spazio alla Consigliera Nazionale Isabelle Moret. Ma alcune sue dichiarazioni fanno rumore: ha detto che, nel caso in cui il Ticino avesse presentato anche Laura Sadis, sarebbe stata pronta a fare un passo indietro, e lo stesso avrebbero fatto Moret e Maudet, lasciando dunque il seggio al Ticino.

Bixio Caprara, presidente del PLR, non ci crede. “È molto semplice, dovrebbe esserci un po’ meno di ipocrisia in questa fase. Abbiamo sempre detto che se i romandi avessero rinunciato, e se il partito avesse proposto una candidatura solo per il Ticino, avremmo portato avanti una rosa di nomi. Così non è stato: il PLR svizzero ha sempre parlato di candidatura latina, e da parte dei romandi non abbiamo ricevuto dei segnali che volessero cedere il posto e il passo alla Svizzera Italiana, anzi. Le dichiarazioni, fatte a posteriori, dopo che la Romandia ha proposto due nomi, sono ridicole”.

Dunque non ci crede? E neppure che avrebbero fatto un passo indietro anche Moret e Maudet?
“Avrebbero potuto farlo prima. Perché non l’hanno detto prima, allora? Nella nostra lettera di candidatura, il 2 agosto, al partito svizzero, con copia alle sezioni romande, abbiamo detto che se i romandi avessero voluto, avrebbero potuto rinunciare. Era chiarissimo che il partito nazionale avrebbe portato un ticket, nessuno propone un nome unico. Candidatura latina significa che vengono interpellate sia la sezione ticinese sia quelle romande, che dovevano dichiararsi, con la possibilità di presentare qualcuno. Ogni Cantone, di solito, propone un candidato, perché con più di uno c’è una dispersione di forze, dato che sempre uno dei due è meno forte. I romandi avrebbero potuto dirsi d’accordo al fatto che il Ticino dovesse avere la precedenza, in questo caso. Che lo facciano! Chi li obbliga a portare candidati?”

Se si fosse avverato quanto stiamo dicendo, avreste portato due o tre nomi?
“Andiamo oltre la fantascienza. Comunque, avevamo tre nomi. A quel punto avremmo fatto altre valutazioni, sicuramente avremmo proposto una scelta. Con un posto riservato al Ticino, avremmo dato una rosa di candidati. Una femminile? Ci sono vari ragionamenti, bisognava proporre una rosa al Gruppo parlamentare che poi avrebbe fatto delle scelte: dobbiamo sempre ricordarci che c’è questo passo intermedio. Credo che il nostro, probabilmente, sarebbe stato un ticket a tre e sarebbe stato il Gruppo Parlamentare a fare delle scelte. Ma sono speculazioni su cose non avvenute, per chiara scelta dei romandi che ci hanno fatto capire di voler difendere il loro seggio fino alla fine. Ho sentito dire da Moret che, se ci fosse stata una donna ticinese, ci avrebbe pensato meglio, non che si sarebbe ritirata. Non nascondiamoci dietro un dito, come ho detto che le dichiarazioni della Presidente della Confederazione del 21 luglio erano state poco eleganti, si può usare lo stesso aggettivo per quelle della signora De Quattro”.

Le parole di fiducia verso Moret sia da parte delle donne liberali che del presidente del PBD la preoccupano?
“Ho sempre detto che il PLR ha delle personalità molto valide, sia in Ticino e a maggior ragione sul piano nazionale. Sarà una scelta vera, una lotta vera. Non ci sono candidati di facciata. Tutti coloro che sono scesi in campo hanno personalità forti, anche se non spetta a me giudicare chi è migliore. Credo comunque che Ignazio Cassis sia il candidato migliore per la nostra valutazione, secondo il profilo indicato dal partito svizzero. Crediamo abbia intatte le proprie chances, avendo dimostrato due qualità fondamentali per la politica svizzera. Da un lato, il fatto di ricercare la concordanza, un valore fondamentale della Svizzera. Maudet si presenta come se fosse a una campagna presidenziale, parlando di priorità del Governo. Calma, non è Macron, non siamo in Francia, non siamo in Italia, non c’è un Primo Ministro bensì un gruppo di sette che deve agire secondo la concordanza, che ha fatto la forza del nostro paese. Cassis l’ha dimostrato nella difficile e delicata gestione del gruppo parlamentare, dove ci sono personalità molto forti e la disciplina di partito non è scontata. D’altro canto, ha mostrato la capacità, una volta presa una decisione, di difenderla con determinazione, chiarezza e grande lucidità, anche quando erano scomode o contrarie al parere del Consiglio Federale. Credo siano due caratteristiche molto importanti! La Svizzera è una Willensnaton, ovvero si basa sulla volontà dei cantoni di stare assieme, che va sempre rinnovata. È per questo che è importante che la Svizzera Italiana sia rappresentata, se c’è stato un dibattito importante che ha cambiato la costituzione, con il capoverso 4 dell’articolo 175, non è avvenuto solo perché mancava un capoverso ma per un motivo culturale e importante. Non si parla solo di un cantone, c’è un’italianità nella Svizzera: ci sono più cittadini di cultura italiana che vivono al di là del Gottardo di quanti ce ne sono in Ticino, ed è importante. Poi è ovvio che un Ministro ticinese non deve fare politica regionale, ma è lì per rappresentare una sensibilità”.


Paola Bernasconi
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