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Cronaca
22.08.2017 - 09:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

La continua angoscia dei familiari, "non sapere logora, non lo augurerei neppure al mio peggior nemico. Sembra un mistero degno di Aghata Christie, ma speriamo ancora"

Parla la nipote di Geneviève Tomonaga-Ducotterd, scomparsa il 2 agosto da Losone. "In tanti la cercano, c'è amore nel cuore della gente. Non crediamo nell'ipotesi del gesto estremo, le direi di tornare a casa, che affronteremo tutto insieme"

LOSONE – Sua zia, Geneviève Tomonaga-Ducotterd, è scomparsa dal 2 agosto. E da lì per la famiglia sono ore di angoscia, di dubbi, di domande ancora senza risposta. Ci parla con la voce rotta dall’emozione sua nipote, che non smette un momento di pensare a lei e di cercarla, di chiedere sui social di non mollare le speranze di ritrovare la sua zia Gene. “È scompara il 2 agosto da via San Paterno a Losone. L’ultimo avvistamento sicuro che abbiamo è delle 11.35, sempre sulla stessa via, da lì in poi è un mistero. Non sappiamo niente”.

Voi familiari l’avete cercata autonomamente oltre la Polizia, vero?
“Sì, perché è l’unica cosa in fondo che un familiare può fare. Secondo me, più siamo meglio è”.

Si è vista molta solidarietà nei primi giorni, c’è ancora?
“È sempre presente, ce n’è tanta. C’è gente che continua a cercarla e questo fa veramente piacere, è un grande calore che in un momento così drammatico fa riflettere e fa capire che c’è tanto amore nel cuore delle persone. Molti sono conoscenti, altri sconosciuti, che mi fermano quando vado a fare la spesa, mi dicono che erano per esempio sui monti e l’hanno cercata col cannocchiale. La storia ha colpito tutti, davvero, chi la conosce e chi no”.

Cosa pensa possa essere successo a sua zia?
“È un mistero. Per essere razionale mi fermo all’ultima segnalazione che abbiamo, da lì in poi può essere successo di tutto. Questa è la cosa allucinante della situazione, non c’è uno spiraglio. Si è parlato, si è detto, girano voci di gesto estremo, ma chiunque la abbia conosciuta o la conosce può dire che non è assolutamente la persona da fare qualcosa del genere. Io e la mia famiglia scartiamo l’ipotesi, non ci crediamo, non ci vogliamo credere. Anche perché dopo qualche giorno qualcosa si sarebbe trovato, c’era tanta gente che la cercava, e pure i cani avrebbero fiutato tracce. Potrebbe essersi allontanata volontariamente? Non lo sappiamo, è una possibilità anche quella”.

Se sua zia leggesse questa intervista, cosa vorrebbe dirle?
“Che noi la aspettiamo con tutto l’amore che abbiamo per lei, che qualsiasi cosa bisognerà affrontare lo faremo tutti insieme. Le direi di ritrovare la forza dentro sé stessa per ritornare a casa”.

Quali sono le sensazioni che prevalgono nella sua famiglia?
“Cambia totalmente la realtà della tua vita. Un giorno ti svegli e la tua vita cambia, il pensiero è lì, ti poni mille domande, sempre e in continuazione. Cerchi di non pensarci, è difficile. Si va avanti ma è dura. La vedi da un punto di vista, la rigiri da un altro, poi diventi quasi un po’ matto continuando a pensarci e devi staccare completamente. Ma gira e rigira si ritorna sempre alle 11.35 davanti a quel grotto e al grande punto interrogativo”.

Ciò che temete di più, immagino, sia non riuscire a sapere nulla per ancora lungo tempo, vero?
“Sì, non sapere logora. Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico, veramente. All’inizio quando qualcuno scompare è un trauma, ti chiedi cosa sia successo, poi passi al panico, è una doccia fredda. Si deve comunque mantenere lucidità mentale e razionalità per aiutare gli inquirenti e coloro che stanno facendo le ricerche. Io personalmente sono andata nei boschi a cercarla, mi sono informata prima con le persone apposite su come pormi e muovermi nelle eventuali situazioni che avrei potuto trovare, ovvero senza vita oppure ancora in vita. Essere lucidi e razionali è importanti”

Dopo quanto tempo avete avvisato la Polizia? Anche quello non deve essere un passo semplice
“È stata avvisata la sera del 2, le ricerche sono scattate come da prassi dopo le 24 ore. Siamo costantemente in contatto, le loro indagini proseguono, ma non ci sono ulteriori novità. Loro andranno avanti a vagliare tutto ciò che arriva. Adesso ogni persona coi capelli corti e gli occhiali possono essere mia zia, quindi probabilmente svariate segnalazioni sono campate in aria. Ogni volta che suona il telefono e dall’altra parte c’è qualcuno della Polizia arriva il panicone, per ora per fortuna sono state solo telefonate, se si può dire, di cortesia, di scambio di pareri, di informazioni, di pensieri. Ci sono vicini e ci sostengono”.

Vi hanno indirizzato da qualcuno per un sostegno psicologico o ci penserete quando la vicenda sarà conclusa?
“Al momento stiamo tutti piuttosto ancora bene. Siamo consapevoli che se qualcuno dovesse non sentirsi bene o avere bisogno di un supporto, lo sosterremo come famiglia anche in questo, a livello pure indipendente”.

Come famiglia vi sentite più uniti?
“Certamente, sono cose traumatiche ma uniscono parecchio. Siamo pronti a aiutare la zia in qualsiasi cosa desidererà, quello che sceglierà andrà bene, se sarà quello che andrà bene per lei”.

Quando ha visto o sentito la zia l’ultima volta?
“È passata da mia mamma per il suo compleanno, a ritirare un regalo che le aveva acquistato. Si è fermata un attimo, era un po’ stanca e dolorante al ginocchio, ma nulla di anomalo che potesse far pensare a quanto successo”.

Al momento dei saluti, ringrazia per il fatto di tenere alta l’attenzione sulla vicenda. “È un mistero, mi vien da dire che è degno di Agatha Christie. Non si sa dove muoversi, cosa fare, è la cosa più tremenda. Io spero ancora di trovarla viva, e anche la mia famiglia: è una donna intelligente che avrebbe saputo sopravvivere in situazioni estreme”.

Paola Bernasconi
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