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Cronaca
22.08.2017 - 11:150
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Il miglior esempio di integrazione", si candidò per il PPD nel 2013. Un anno dopo, il reclutatore della Argo 1 lo trasformò in un simpatizzante della jihad

Il giovane di origine albanese, che è stato apprendista ingegnere nello studio dove lavorò Paolo Beltraminelli, è fra i seguaci del 33enne condannato nei giorni scorsi. Dadò, "non lo conosco, e dopo le elezioni non si è più visto nè sentito"

LUGANO - Il suo arresto fece scalpore, anche perché diede il via allo scandalo Argo 1. Era d'altronde il primo possibile reclutatore dell'ISIS finito dietro alle sbarre in Ticino: il 33enne svizzero di origini turche condannato per sostegno ad al Qaeda e all’Isis a 2 anni e mezzo di carcere parzialmente sospesi e che uscirà dal carcere in questi giorni.

Fra i suoi adepti, se così si possono chiamare, c'era anche un giovane candidato al Consiglio Comunale di Lugano nelle fila del PPD. A riportare per primo la notizia è stato il Corriere del Ticino. Il ragazzo era ritenuto una promessa della politica luganese.

In un bar di Viganello, nel 2014, e in alcune case private, cominciò il suo indottinamento. Il reclutatore lo convinse a avvicinarsi all'ideologia di Jabhat al-Nusra, un gruppo islamista salafita. La differenza con l'ISIS? La jihad armata, secondo il gruppo, va combattuta in Siria o l’Iraq e non in Europa.

Il candidato è di origine albanese, ed era apprendista ingegnere nello studio dove lavorò anche il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli. Lo stesso Ministro lo sostenne, ai tempi della campagna elettorale del 2013, lodandone gioventù, energia, dinamismo e intelligenza e parlandone come del migliore esempio di integrazione dei quartieri di Lugano.

L'incubo legato indirettamente alla Argo 1 sfiora ancora Beltraminelli? No, perché è evidente come nel 2013, ai tempi delle elezioni, nè il Ministo nè il PPD avrebbero potuto sospettare certe inclinazioni del loro candidato, manifestatesi peraltro dopo.

"Io non l'ho conosciuto, era uno tra i tanti candidati al consiglio comunale. A quei tempi dubito che avesse legami di questo genere e se li aveva noi non li sospettavamo. In ogni caso, è evidente che stigmatizziamo e ci distanziamo da queste ideologie. Dopo quella campagna non si è mai più né visto né sentito all’interno del partito", è stata la reazione del presidente Fiorenzo Dadò.
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