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23.08.2017 - 15:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

VAR o non VAR la pena? Papa, "ci si arriverà anche in Svizzera. Al momento ci sono difficoltà a livello economico e infrastrutturale"

In Italia è stata introdotta la tecnologie che permette di rivedere le azioni dubbie. "Un margine di errore ci sarà sempre, ma sicuramente ridotto. Ad aiutare i direttori gara devono essere ex arbitri. Il livello attuale? Buono ma non ottimo"

BELLINZONA – La moviola in campo è un tema che da sempre divide il mondo del pallone. Necessaria oppure no? È la via per annullare gli errori, inevitabili ma non per questo meno pesanti, degli arbitri? Nell’hockey, per esempio, esiste da tempo la possibilità per gli arbitri di rivedere le azioni che hanno portato a una rete, per assegnarla o no. Nel calcio, è sempre stato un argomento difficile: in Italia, nel campionato al via lo scorso weekend, è stata introdotta la VAR, ovvero video assistant referee, che si riferisce a un arbitro aggiuntivo che esamina le decisioni degli altri arbitri in campo tramite l'ausilio di filmati.

Abbiamo interpellato Silvio Papa, responsabile degli arbitri della Federazione Ticinese Calcio, per parlane. È positiva? A quando un’applicazione del genere in Svizzera?

In linea di massima, dopo quanto visto nella prima giornata del campionato italiano, cosa pensa della VAR?
“Penso sia abbastanza positiva, sicuramente ci sarà qualcosa da perfezionare ma la strada è quella giusta”.

Quindi, par di capire, lei è favorevole?
“Favorevole sì, visto quanto successo ultimamente. Che venga presa in considerazione, ho i miei dubbi. Abbiamo stadi troppo vecchi, dove non penso possano essere piazzate le telecamere che servono. I problemi sono di infrastrutture e costi. Calcoliamo che vanno pagate anche le persone che lo gestiscono. Forse a livello economico potremmo farcela, ma a parte Berna, Ginevra, Basilea eccetera altri stadi non potrebbero dotarsi della tecnologia necessaria. A Lugano, attualmente non credo si potrebbe”.

Crede che, al di là degli aspetti di cui ha parlato, in Svizzera la VAR sarebbe accettata?
“Sicuramente a lungo andare sì. È difficile convincere tutti all’inizio, ma un momento o l’altro verrà accettata. L’apprendistato è sempre complicato”.

Migliorerebbe il rapporto fra calciatori e arbitri?
“Il rapporto coi giocatori non credo. Verranno migliorate alcune decisioni, con la possibilità di essere corrette. Ci sarà, quello certamente, più fiducia, se non nell’arbitro stesso, nella VAR”.

Per ora, viene usata per l’assegnazione di un gol o di un rigore, per espulsioni o per scambi di persone. Condivide? Il rischio non è di cadere nella tentazione di rivedere troppe azioni e spezzettare il gioco?
“Non bisogna esagerare. Devono essere situazioni in cui o è bianco o è nero, se anche la VAR vede cose dubbie e non riesce a far decidere, tutto cade. Servono casi non chiari per l’arbitro ma evidenti per il video. Le discussioni ci saranno sempre, è inevitabile. Potranno diminuire le polemiche da bar sport, qualcuna rimarrà comunque sempre. In Italia, per esempio, è andata bene al 90%, mentre per il 10% si discute. Concretamente, la userei per scambi di giocatori, casi di ammonizioni in cui l’arbitro non ricorda di aver già dato il giallo al calciatore, calci di rigore su cui ci sono dubbi, o vie di fatto alle spalle dell’arbitro”.

In questo momento, sono i gestori della VAR a segnalare un’azione dubbia. Crede che potrebbero avere la possibilità anche le squadre di farlo?
“Secondo me deve essere solo l’arbitro, al massimo chi gestisce la VAR. Se si dà ascolto alle squadre, con una che dice una cosa e l’altra l’opposto, non se ne esce più. Il giudizio va lasciato al direttore di gara e ai gestori della tecnologia”.

Per un arbitro, servirebbero corsi ulteriori per utilizzare la tecnologia?
“Deve essere pratico con l’informatica. Non si parla di una sola telecamera ma di diverse, deve sapere in pochi secondi gestire le immagini. Si complica sempre più il ruolo dell’arbitro, col tempo ci si abituerà”.

Però certamente i tifosi, che contestano spesso a prescindere i direttori di gara, potrebbero fidarsi di più, e dunque vedremmo diminuire le polemiche.
“Questo di sicuro. Se uno spettatore sa che c’è una VAR dietro e che essa funziona, accetteranno le decisioni, sapendo che non si sbaglia”.

Chi, secondo lei, deve visionare le immagini con gli arbitri?
“Devono essere ex arbitri o arbitri attivi, per me. Ci vuole qualcuno che conosca le regole e veda le azioni in base ai regolamenti. Rischi di errori anche rivedendo le immagini? Ci saranno sempre, ma rivedendo le azioni da sopra, da sotto, da davanti e da dietro il margine si riduce, è più facile certamente che decidere in una frazione di secondo come deve fare ora l’arbitro”.

Per quanto l’errore umano è giustificabilissimo, per una squadra perdere magari un campionato per un fischio sbagliato è sempre una tematica che fa male… concorda?
“Le squadre avranno più fiducia, sanno che ci sarà una conferma in più sull’errore o sulla correttezza della scelta del direttore di gara. Non scordiamoci che ci sono anche errori dei giocatori stessi, uno che sbaglia un rigore all’ultimo minuto…”.

Come ritiene il livello degli arbitri svizzeri?
“Attualmente è buono, non eccelso, non abbiamo infatti arbitri nelle alte sfere della Champions League. Non è un periodo positivissimo ma nemmeno troppo negativo”.

In questi giorni sono partiti o partiranno i campionato regionali e allievi. Cosa augura a atleti, allenatori e arbitri?
“Prima di tutto il fairplay, è ora di iniziare a pensarci un po’ di più, dopo le intemperanze del torneo scorso. Ci auguriamo che le sospensioni e il lavoro dei mesi scorsi serva, anche se bisogna continuare a lavorare, affinché il fairplay migliori negli allievi e negli attivi. Cosa si può fare? Aumentare le multe, si sa che toccando le persone sul portafoglio… Oppure insistere con gli allenatori per far passare il messaggio di mettere la correttezza davanti al risultato, soprattutto negli allievi”.

Paola Bernasconi
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