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Sanità
24.08.2017 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Tra etica, scelte di vita e un parolone come eugenetica. In Islanda non nascono più bambini con la sindrome di Down, che giudizio morale dare?

Negli ultimi anni, le nascite sono scese a una o due annuali, perché sono aumentati gli screening meno invasivi e con essi le madri che decisono di abortire se il figlio nascerà con la trisomia 21. Due pareri a confronto: è giustificabile o si tratta di omicidio?

REYKJAVIC - In Danimarca nel 2015 sono nati solo 31 bambini con la sindrome di Down, in Islanda la media sta scendendo addirittura a uno o due soli in tutto il paese.

Come è possibile? Ovviamente, i concepimenti di bambini con la trisomia 21 non sono minori in percentuali rispetto alle altre nazioni, ad essere decisivi sono i test prenatali. I nuovi screening, meno invasivi, hanno visto un aumento delle richieste, e una grandissima parte della madri a cui viene detto che il figlio avrà la sindrome di Down sceglie di abortire. Si parla addirittura del 98%!

La legge in Islanda consente l' aborto anche dopo sedici settimane in caso di anomalie nel feto e la sindrome di Down è inclusa fra queste, per cui non è illegale. La domanda che ci si pone è se ciò sia lecito moralmente oppure no. Una dottoressa spiega di parlare sempre con le coppie, spiegando che è loro diritto scegliere come sarà la propria vita. E viverla con un bambino con la sindrome di Down comporta naturalmente delle difficoltà, anche se qualcuno sottolinea come la speranza di vita sia aumentata considerevolmente negli anni, e come spesso gli ostacoli siano più esterni che interni, ovvero percepiti dalla società. Ci sono molti esempi di ragazzi con questa sindrome infatti che vivono in modo soddisfacente.

Delle associazioni che si occupano dei diritti delle persone con sindrome di Down spiegano, indignate, che era una questione di quando sarebbe successo qualcosa del genere, e dove. In Europa sembrava essere una corsa a due fra Danimarca e Islanda, se si pensa che nel primo paese solo 31 bambini con la sindrome di Down sono nati nel 2015.

Il Corriere della Sera ha sentito due pareri opposti, quelli di Lucetta Scaraffia, dal 2007 nel Comitato nazionale di bioetica e di Amedeo Santosuosso, giurista, tra i fondatori della Consulta di Bioetica.

Scaraffia parla, in termini forti, "di un omicidio dal punto di vista morale. È un delitto ammazzare questi bambini che hanno tutto il diritto di vivere. Provi a chiedere a loro se sono felici e senta le loro risposte". La sua paura più grande non è solo etica, ma " che èer eliminare la malattia si eliminano i malati: siamo alla base dell' eugenetica. Se si abortiscono i bambini con la Trisomia 21, non ci sarà più alcun interesse da parte della scienza a cercare rimedio. Mentre, con il tempo, si potrebbe trovare il modo di intervenire sul Dna e di correggere il difetto cromosomico".

Eugenetica, per la cronaca, è un termine che si riferisce a tutto un insieme di teorie e pratiche miranti a migliorare la qualità genetica di un certo gruppo d'individui.

Per Santosuosso invece la parola non è affatto appropriato. "La questione fondamentale è che non si può parlare di eugenetica quando si tratta di scelte individuali. L' eugenetica è storicamente riprovevole e lo sarebbe anche oggi se fosse una scelta imposta dalle autorità pubbliche. Ma se abbiamo a che fare con il libero esercizio della capacita di autodeterminazione delle persone non possiamo che rispettarlo".

Da che parte state?

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