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Cronaca
03.09.2017 - 12:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

La depressione che porta alla morte. Un italiano sceglie il suicidio assistito a Zurigo, ma non era affeto da una malattia incurabile

È finito sotto la lente di un'inchiesta della Procura di Como e dei Carabinieri di Erba la vicenda di un ingengere 62enne di Albavilla. L'uomo infatti, accompagnato fino a Chiasso da un amico, ha ricevuto la dolce morte per una depressione. Tante le domande, legali e umane

ZURIGO - Come dj Fabo, come altri tristemente noti, ha compiuto un viaggio fino a Zurigo, il suo ultimo viaggio. La destinazione, infatti, era una clinica dove ottenere il suicidio assistito, vietato in Italia.

Il caso riguarda un ingengere 62enne di Albavilla, in provincia di Lecco. Ma a rendere ancor più delicata e umanamente controversa la vicenda subentra il fatto che l'uomo non soffrisse di malattie incurabili, bensì di depressione.

La Procura di Como e i Carabinieri di Erba hanno aperto un'inchiesta, decisi a capire se in Svizzera è possibile mettter fine ai propri giorni tramite il suidicio assistito per persone che non sono affette da patologie fisiche o mentali non possibili da curare. Perché dalla depressione, aggiungiamo, in fondo si uò guarire, da quel buco nero si può riemergere.

Quest'uomo, di cui poco o nulla si sa, ha deciso di non farlo. Un amico lo ha accompagnato a Chiasso, da lì ha preso il treno e si è recato a Zurigo, un viaggio di sola andata.

Anche chi è andato con lui fino al confine è indagato, perché non si sa se era a conoscenza delle finalità della trasferta del 62enne.

Il quale ha inviato al Comune di Albavilla una sorta di lettera-testamento, dove comunicava ai servizi sociali la sua intenzione di togliersi la vita. La missiva è appena giutna, quando il gesto ormai era compiuto.

Giovedì la salma ha fatto rientro in Italia, e sul certificato che la accompagnava c'era scritto "cause di morte non naturali". Dunque, sarà forzatamente oggetto di inchiesta.

Si cavillerà, si dibatterà, con un'altra tragedia umana come sfondo, con l'eterna domanda: una persona ha il diritto di scegliere quando fermarsi e dire basta? E un'altra, più inquietante: come mai per una depressione quest'uomo è arrivato al suicidio assistito? Nessuno ha saputo prendersi cura di lui e fargli capire che la sua non era una malattia incurabile?
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