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14.09.2017 - 18:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Ora parla Siccardi, "attaccato perché imprenditore, italiano e di destra. Senza civica, la Svizzera finirà sotto il dominio dell'Europa e i poteri forti"

Ritiene che alcuni insegnanti siano "una corporazione. Non è democrazia non accettare che qualcuno la pensi in modo diverso da loro. I toni della campagna comunque non sono appropriati, in gioco c'è il nostro futuro. E non ci sono accordi per l'ora di religione, nel modo più assoluto"

BELLINZONA – Una campagna dai toni duri, accessi. “Non appropriati, direi”, afferma Alberto Siccardi, principale fautore dell’iniziativa per l’insegnamento della civica. Non le manda a dire, in questa intervista: sa perché viene attaccato, ma vorrebbe solo parlare del tema. Ritiene che un no avrebbe, a lungo termine, conseguenze gravi, tali da mettere a rischio il futuro della Svizzera, che finirebbe sotto il dominio dei poteri forti: un concetto che riepte più volte, con convinzione, e definisce parte degli insegnanti “una corporazione”.

Parlano di complotti, di manipolazione dei servizi della RSI, del fatto che avete detto che i giovani sono a favore della civica, mentre non è così, vi sentite sotto attacco?
“Certo, ma non solo da qualche giorno fa, bensì da tempo. C’è stata una reazione da parte degli insegnanti che parevano i macedoni di Alessandro Magno, sono formidabili, in tanti e veramente forti”.

Come spieghiamo dunque il comportamento dei docenti?
"Non voglio arrivare a quanto ha detto Giudici, però parte dei docenti sono una corporazione, difendono lo status quo perché hanno paura del cambiamento. È abbastanza normale. Anche il Consigliere Bertoli dice che bisogna insegnare di più la civica, ci arriveremo dopo lunghe battaglie, oppure dopo la votazione: altrimenti diventa qualcosa di ridicolo, stiamo esagerando, come toni e come argomentazioni”.

Infatti i toni sono alti…
“Non sono appropriati all’argomento, vanno fuori da esso”.

In democrazia ovviamente ci sta fornire una motivazione perché si sostiene il no, però come motiviamo questi attacchi, anche personali contro di lei?
“Attaccare me fa molto comodo a una parte del no, perché io sono un imprenditore, di destra e italiano. Le tre cose assieme, in certi ambienti, pur essendo pieno di amici ticinesi, un UDC che aiuta l’UDC, vicino alla Lega, portano ad attaccarmi”.

Si trasforma un tema come la civica a una battaglia contro Siccardi?
“Contro di me e altri amici. Attaccano Siccardi, e va bene, i motivi sono quei tre elencati. Contro la civica quella degli insegnanti è proprio, ripeto, una reazione da corporazione. Riconosco che Pelli ha ragione dicendo che essa è fastidiosa. Non capisco su che base dicano ‘noi siamo noi e guai a chi ci critica’: non è accettabile in democrazia. È la parte più brutta di questo combattimento, che peraltro ha uno scopo che dicono di condividere, ovvero aumentare l’insegnamento della civica, e in questo ci danno ragione. Il fatto di arrabbiarsi perché diciamo qualcosa di diverso dal pensiero del corpo insegnanti è anti democratico, dovrebbero entrare nel discorso e non prendersela con Siccardi e i suoi amici. Tra l’altro, noi abbiamo lettere di docenti che la pensano come noi ma dicono che non possono esporsi, hanno paura”.

Ai tempi c’erano state polemiche legate alla Medacta, possibile che gli attacchi vengano anche da lì?
“La Medacta è una ditta con salari di tutto rispetto, ogni volta che può assume uno svizzero, ha un asilo nido con 60 bambini. Mi dica un po’ quante aziende hanno queste caratteristiche, dunque lascerei perdere la Medacta”.

Ritiene davvero, come dice qualcuno, che ci sono dei partiti che hanno interesse al fatto che la civica non venga insegnata?
“Un’idea ce l’ho, molto difficile comunque da provare. Il problema della civica esiste anche in altri Cantoni, e lo prova il lavoro dell’Università di Friborgo. tendenzialmente il gruppo degli insegnanti, perché sono di sinistra, sono anche europeisti, lo sappiamo e non c’è nulla di male dato che ognuno ha le sue idee. Il Ticino non lo è, perché i socialisti sono pochi. Si coltivano dunque delle generazioni di cittadini che non hanno la cultura classica svizzera, con diritti e doveri, e magari fra una decina d’anni riusciranno quindi a portare la Svizzera, non solo il Ticino, a cadere sotto il dominio dei poteri forti, ovvero l’Europa e le grosse banche. Se si continua a non insegnare la civica, la conseguenza sarà quella, ne sono sicuro. Non posso dire che sono certo che i socialisti hanno questo obiettivo, ma la conseguenza è certamente quella e mi fa paura. Noi svizzeri siamo un popolo libero”.

Prima, parlando fuori dall’intervista, ha ammesso che dire che tutti i giovani sono d’accordo è eccessivo. Ci spiega invece la verità sulla storia del complotto?
“Noi parlavamo del Comitato dei giovani, effettivamente non sono tutti. Per quanto concerne il complotto, le elenco dei fatti, quello che mi è stato riferito, perché non ero presente. Michele Guerra ha scritto a due religiosi, dicendo loro di fare attenzione perché potrebbe anche essere che se gli insegnanti diventano molto forti, l’ora di religione potrebbe soffrirne. Ciò non presuppone accordi, non esistono assolutamente né accordi né patti di comportamento”.

Che appello lancerebbe a favore della civica?
“Parliamo di civica, non di persone, non facciamo gli xenofobi, non andiamo contro gli imprenditori o contro la sinistra degli insegnanti, parliamo semplicemente di civica. Decidiamo cosa vogliamo fare sull’argomento, senza parlare di sinistra o di destra, siamo gente che capisce di politica, di economia ma vuole parlare di civica”.

Se dovesse vincere il no, per lei sarebbe un tema chiuso oppure farebbe ancora qualcosa a favore della civica?
“Se continuassero a non insegnare la civica, credo che indipendentemente da me non avrebbero vita facile. I ticinesi, quelli che non parlano contro le persone, vogliono che i loro giovani la imparino. Se dovessimo perdere, credo che finirà come le ho detto prima. Se per contro vincesse il sì, largamente o no, dovremmo fare attenzione a che aumenti davvero l’insegnamento della civica. Dovremo fare attenzione a che i dirigenti della scuola seguano la legge, pur senza essere col fucile puntato. Ci sono due controlli annuali, basteranno”.


Paola Bernasconi
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