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11.10.2017 - 18:090
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

L'analisi di Casolini, "la Svizzera ha giocato con la mentalità da provinciale impaurita. La sconfitta può anche far bene, ora mi auguro di non affrontare la Grecia"

Il giornalista della RSI commenta la serataccia di Lisbona: "sono mancati i leader e Behrami, la Svizzera ancora una volta non è riuscita a fare il salto di qualità. Ora i giocatori pagati anche 40 milioni dimostrino di valerli. Se andasse male, due anni sarebbero da buttare"

BELLINZONA – Nicolò Casolini ha seguito praticamente tutte le sfide della Nazionale a bordo campo, a pochi passi dal terreno di gioco e dalle sensazioni dei protagonisti, con cui vive anche i ritiri. Chi meglio del giornalista della RSI, dunque, per mettere un po’ d’ordine nel caos causato dall’incubo di Lisbona, che dal sogno qualificazione ha portato la Nati a doversi giocare lo spareggio?

Dove ha sbagliato la Svizzera?
“Secondo me giocando in maniera diversa dalle altre volte. È forte e fa risultato quando gioca come sempre, invece era un po’ guardinga, non è mai riuscita a giocare bene come sempre fatto, hanno giostrato con paura. E poi sarà retorica ma quando manca Behrami mancano il carisma e il carattere che servono in queste partita. Già non abbiamo un fuoriclasse come Ronaldo, Messi o Neymar e hai bisogno di uno come Valon, che quando le cose vanno male riesce a ricompattare il gruppo, L’assenza ha pesato, si è visto”.

Possibile che fossero scesi in campo prima per non prenderle?
“Forse hanno pensato che giocare per il pari bastasse, invece purtroppo no”.

Lei ha vissuto a fianco della squadra quasi tutte le sfide, si aspettava che finisse così?
“No, nel senso che credevo che dopo la sconfitta con l’Argentina del 2014 e quella con la Polonia dell’Europeo ci fossero stati la maturazione e il salto di qualità. Invece no! In questa fase è stata una delle squadre che ha giocato meglio, ma è mancato il salto che paradossalmente ha fatto l’Islanda, che ha battuto l’Inghilterra e si è qualificata come prima: noi non ancora. Abbiamo una mentalità molto svizzera, quella della bella prestazione con la sconfitta con sfortuna, si arriva sempre a 30 e mai a 31. E molti sportivi ce l’hanno, tranne Federer”.

Chi preferirebbe affrontare agli spareggi?
“Spero di non prendere la Grecia. Parto dal presupposto che questa Svizzera è più forte delle quattro possibili. Va detto che tutte le compagini affrontate nel girone sono più deboli, Portogallo a parte, delle spareggianti. Ripeto, mi auguro non esca dall’urna la Grecia, perché in casa ha un ambiente difficilissimo e ha l’abitudine a difendersi, è sbaraglina, è un Portogallo un po’ più debole ma con caratteristiche simili. Anche a loro manca una stella, il salto l’ha fatto vincendo l’Europeo. Per l’ambiente uno stadio come quello dell’Olympiacos o del Panathinaykos è come andare a giocare in Turchia o in Croazia, sono delle bolge caldissime”.

È una sconfitta per tutto il movimento calcistico svizzero?
“No, è una sconfitta, punto. Il movimento calcistico sta lavorando bene, abbiamo vinto i Mondiali U17 e siamo arrivati in finale con l’U21 con quasi tutti quelli che giocano ora. Ci è sempre mancato il fuoriclasse da Pallone d’Oro e si vede, siamo sempre rimasti lì. Ora bisogna smentire tutte le critiche, vincendo lo spareggio: se esso dovesse andare male sarebbe una sconfitta davvero per tutto il movimento, e due anni con 9 vittorie sarebbero da buttare”.

Ora le 9 vittorie non contano più nulla?
“9 vittorie contano nella misura in cui hai l’abitudine a vincere e non a perdere. È vero, e ieri è stata una brutta dimostrazione, nell’ultima partita che dovevi almeno pareggiare sei scivolato. Quello che preoccupa non è aver perso, ma come. Va bene che il primo gol è stato sfortunato, però la Svizzera ha giocato da piccola provinciale impaurita”.

In effetti la partita dava l’impressione di essere finita dopo il gol portoghese: la Svizzera non pareva in grado di pareggiare, salvo eventuali episodi casuali, concorda?
“È finita prima quando la Svizzera, pur non prendendo il gol, non ha mai fatto rischiare nulla al Portogallo. È terminata quando i 4-5 giocatori che tirano la carretta non avevano mai toccato palla, a molti non si può nemmeno dare un’insufficienza bensì un non giudicabile, che è peggio”.

Cosa avrà detto Petkovic ieri ai suoi ragazzi?
“È troppo furbo per compromettere tutto tra ieri e le prossime due partite. Per me non ha detto nulla e non dirà niente, questa squadra deve dimostrare di meritare quello che l’Europa le ha riconosciuto e i giocatori che sono stati pagati dai loro club anche 40 milioni, o 20 o 30, devono mostrare di meritarseli. Il tecnico è troppo scaltro per commettere errori di valutazione sui suoi giocatori”.

Psicologicamente ripartire non sarà facile…
“Paradossalmente è una sconfitta che può fare bene. Non si aveva più l’abitudine a perdere, ci si era specchiati nel bel gioco, quella di ieri è una partita che può dare un elettroshock: bisogna mostrare che la Svizzera non è malata ma ha solo avuto un’influenza di 90’”.

Su quali giocatori si dovrà puntare per lo spareggio? Un lato positivo che era emerso era che dopo la generazione d’oro c’era un ricambio generazionale pronto…
“La Svizzera deve puntare su quelli che ieri hanno steccato, i suoi leader offensivi. Rispetto alla personalità dei dirimpettai del Portogallo sono proprio mancati, purtroppo, Shaqiri, Seferovic, Mehmedi, Dzemaili, quelli che sono chiamati di solito per tecnica e classe a fare la differenza. Nello spareggio devono dimostrare, sono loro che devono prendersi la squadra sulle spalle”.


Paola Bernasconi
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