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Cronaca
19.10.2017 - 11:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Pontiggia passa al contrattacco, "il caso Argo 1 ha tanti colori. Reazione sguaiata a Comano, troppe code di paglia. I fatti sono tutti confermati"

Era attesa, ed è arrivata nell'edizione odierna, la replica del direttore del CdT alla presa di posizione di Falò. "Comprensibile e pacata la reazione del sindacato Unia, ridicolmente indecenti le altre, soprattutto in quel di Comano". E esprime perplessità sulla CPI

MUZZANO – Se qualcuno dovesse chiedere qual è la parola chiave del 2017, sicuramente la risposta non può che essere Argo 1. Lo scandalo che ha permesso di arrestare e indagare su un reclutatore ISIS, quello che ha portato a scoprire le irregolarità all’interno del DSS, quello che ha diviso la politica, creato commissioni e inchieste, interessato media e pubblico. E ora, dopo la politica, sta dividendo il mondo dell’informazione, in una sorta di Corriere del Ticino contro RSI. Era da attendersi la replica di Fabio Pontiggia, direttore del CdT al responsabile di Falò, e puntualmente è arrivata, dura e determinata: nessun passo indietro, dunque.

La prende, si può dire, alla lontana, parlando della volontà della Commissione della gestione di istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta. “Il Dipartimento della sanità e della socialità ha assegnato alla ditta un mandato diretto per la sorveglianza dei centri di asilanti, violando la legge. La competenza era infatti del Governo e non del Dipartimento. La violazione è proseguita per due anni e mezzo con il rinnovo tacito del mandato (costato in tutto 3,4 milioni di franchi), sempre senza far intervenire il Governo e addirittura senza più coinvolgere nemmeno il consigliere di Stato responsabile del DSS”, riassume. Fatti gravi, ma al momento “non c’è prova di comportamenti corruttivi”.

Per Pontiggia, ancor più grave è “l’infiltrarsi di estremisti islamici e reclutatori in un servizio delicatissimo come quello della gestione dei centri per persone che cercano asilo politico nel nostro Paese. Ma di questo si occupa solo ed esclusivamente la magistratura. Non sarà compito della CPI”.

“In Argo 1 ne sono successe di tutti i colori”, prosegue, arrivando piano piano al fulcro dell’attacco. “È doveroso che tutti questi colori siano messi bene in vista, ma proprio tutti, per quello che sono. La trasparenza va fatta su tutto: non ci possono essere zone occultate. I fatti sono fatti, anche se a volte si incastrano male in certe ricostruzioni”, riferendosi a quanto riportato sul superteste Mario Morini, comunque giudicato attendibile dalla Magistratura, e sul presunto lavoratore che avrebbe passato le informazioni all’esterno: Falò ha fatto sapere che non è tra gli informatori utilizzati per il famoso servizio.

Poi il direttore del Corriere attacca: “talune reazioni ai due servizi pubblicati da questo giornale ieri e l’altro ieri sono proprio sguaiate. Comprensibile e pacata quella del sindacato Unia, ridicolmente indecenti le altre, soprattutto in quel di Comano. Troppe code di paglia. Noi restiamo ai fatti. Che sono tutti confermati. È ciò che conta”. 

Dobbiamo attenderci altre reazioni, in una sorta di guerra fra media?
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