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06.12.2017 - 22:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Un ex politico racconta il male di Palazzo Federale. "A una politica offrirono supporto alla mozione se fosse stata gentile. Due giornaliste avevano una lista nera. E io per il colore della pelle.."

Mohamed Hamdouoi, ex deputato socialista e giornalista, scrive una lettera aperta a Celine Amaudruz, la democentrista che ha parlato di molestie. E svela retroscena, "una collega mi disse che non avrebbe più intervistato quel politico. A tutti dissero sempre di non denunciare"

BERNA – Dopo il caso del vicepresidente del PPD, coinvolto in accuse di stalking verso la sua ex amante, si era parlato di molestie a Palazzo Federale. Qualcosa di vago, in effetti, comportamenti poco corretti verso deputate e giornaliste. Da noi interpellati, Marco Chiesa e Marco Romano hanno detto di non aver mai visto o sentito nulla.

Una delle persone che più si era esposta era stata la democentrista Celine Amaudruz. Proprio a lei si è voluto rivolgere con una lettera aperta su Facebook il giornalista ed ex Consigliere Nazionale socialista di Bienne Mohamed Hamdaoui. Inizia col dire che politicamente i due non sono d’accordo praticamente su nulla, ma che sentendo le sue parole alla radio “un brivido di disgusto mi ha inviso. Ma anche un senso di colpa: quello di aver partecipato passivamente all’omertà”.

E qui si apre una diga, che rimette in discussione tutto. Qualcosa è successo, dalle sue parole.
“Eravamo in molti a "sapere", ad essere stati testimoni silenziosi e quindi necessariamente complici delle molestie di cui sono troppo spesso vittime le donne nelle sfere cosiddette alte del paese. Gli altri segmenti della società non sono certo risparmiati, ma li conosco meno”, scrive.

“Mi ricordo, per esempio, della rabbia rabbia di alcune giornaliste del servizio pubblico, costrette a respingere con fermezza le mani irrequiete di politici e della loro volgarità. Non dimenticherò neppure quel giorno in cui una mia cara collega aveva raccontato di un'intervista, dicendo che in futuro non se la sarebbe sentita di andare di nuovo a parlargli per timore di dover nuovamente affrontare il suo comportamento spregevole”.
Addirittura, “due delle mie colleghe avevano inoltre redatto una lista nera con il nome di alcuni politici che esse preferivano andare a intervistare insieme per limitare i loro impulsi”.

“E come faccio a scacciare dalla mia memoria quel giorno in cui una politica appena eletta, sconvolta, venne da me? La sera prima, un eletto di un altro partito gle aveva promesso di sostenere la sua mozione se avesse accettato di essere gentile con lui...”, continua Hamdaoui, parlando di “una piccola e triste raccolta di molti dolori sepolti”.

Come ci si comportava, in quei casi? “Ogni volta, le istruzioni dei miei colleghi o delle persone elette erano la stesse: non dire nulla. Soprattutto, non rendere note accuse pubbliche difficili da dimostrare. Tanto più che avrebbero mirato a politici influenti che difendevano pubblicamente valori contrari ai loro comportamenti odiosi. Uno di loro è morto, altri non sono stati rieletti, ma alcuni di loro forse è ancora attivo”. Non fa nomi.

Spiega che lui stesso, per il colore della pelle, ha subito trattamenti discriminanti a Palazzo Federale, come quando fu scambiato da un importante politico per un inserviente e gli venne chiesto di gettare la carta, oppure quando gli chiesero ironicamente se avesse truccato i voti.

Accusa i democentristi, di cui Amaudruz fa parte, di aver voluto ridurre i contributi contro la violenza sulle donne. “Ma ora stai provando sulla tua pelle. Spero tu abbia il coraggio di denunciare. In ogni caso, io non starò più zitto”.

Dobbiamo attenderci altro? Magari nomi e circostanze precisi?
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