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14.12.2017 - 16:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"I Cappuccini non hanno ancora rinunciato. Ma semmai ci sono il piano B e C...". Bosia Mirra:" sono una persona prima che una politica"

Ghiringhelli smentisce che i frati abbiano detto no al premio Guastafeste, "ho parlato col guardiano del convento e non hanno ancora deciso. Altrimenti premierò le Guardie di Confine, che tra l'altro hanno fermato la deputata". E lei: "Cappuccini, pace e bene. Polemica chiusa, spero"

FAIDO – I frati accetteranno oppure no il premio dato loro dal Guastefeste per non aver ospitato Lisa Bosia Mirra e i partecipanti alla marcia a favore dei rifugiati? La Regione ieri diceva di no, Giorgio Ghiringhelli, colui che vuol premiarli con 1'000 franchi, non ne è certo.

“A chi volesse riprendere la notizia data dalla Regione suggerirei di attendere una conferma ufficiale da parte dei frati : difatti al sottoscritto non è finora giunta alcuna risposta e inoltre una persona che ieri sera poco prima delle 21 aveva parlato con Frà Edy, guardiano del convento, mi ha riferito che i frati non hanno preso ancora alcuna decisione”, scrive il Ghiro.

Perché premiare i frati? “La marcia, dedicata alla sensibilizzazione e alla denuncia della politica migratoria svizzera , era stata promossa da Lisa Bosia Mirra, la deputata socialista che al momento della sua elezione in Gran consiglio aveva sottoscritto la dichiarazione di rispetto delle leggi e della Costituzione e che , dopo essere stata recentemente condannata in prima istanza in quanto ritenuta colpevole di ripetuta incitazione all’entrata, alla partenza e al soggiorno illegali di 24 migranti , invece di mantenere un profilo basso (come la decenza imporrebbe) ha pensato bene di ergersi a martire organizzando una manifestazione di protesta. Vorrei sottolineare che il Guastafeste , il quale, pur non essendo un rappresentante eletto dal popolo e pur non avendo sottoscritto alcun impegno a rispettare le leggi , è rispettoso delle leggi e non è mai stato condannato per averle trasgredite, è libero di assegnare il Premio a chi vuole. Ovviamente anche i vincitori sono altrettanto liberi di rifiutare tale riconoscimento, per cui qualora i frati rifiutassero l’assegno di 1'000 franchi la loro scelta sarebbe da rispettare senza la minima polemica”.

Ci sono già un piano B e uno C: il primo prevede di premiare le Guardie di Confine della Regione IV, “ossia all’organizzazione che , a tutela della nostra sicurezza, controlla l’applicazione delle leggi sull’immigrazione alle nostre frontiere, e che nel settembre dello scorso anno aveva bloccato l’illecita immigrazione di clandestini cui aveva preso parte anche la deputata Lisa Bosia Mirra. Non va dimenticato che nel dicembre del 2016, un paio di mesi dopo essere stata colta in fallo dalle guardie di confine, la signora Bosia Mirra si era vista attribuire (assieme a Don Giusto della Valle, di Como) il Premio svizzero “Alpes ouvertes” (12'000 franchi) per la sua attività a favore dei rifugiati nel parco di Como e “per aver documentato la cacciata dei profughi ed averli accompagnati alla frontiera italo-svizzera” “.

Contestato dunque anche il premio: “se si ritiene normale che un riconoscimento di risonanza nazionale venga attribuito a chi infrange la legge , non dovrebbe scandalizzare nessuno il fatto che un piccolo movimento politico che opera in Ticino senza interessi di alcun genere , reagisca attribuendo a sua volta un Premio a dei frati che non vogliono essere strumentalizzati da chi infrange la legge o alle guardie di confine che , beccandosi anche le critiche di chi vorrebbe aprire le frontiere a tutti, svolgono un duro lavoro per far rispettare le leggi decise dal popolo svizzero e dai suoi rappresentanti in Parlamento”

Sul caso, dopo quello che aveva detto al nostro portale alcuni giornio fa (vedi suggeriti), la deputata ha scritto un post social, ricordando gli scopi della marcia, e sottolineando: “ricordo però che prima di essere una "politica" sono una persona, che mi occupo di migrazione da quindici anni, che "la vetrina" spesso aiuta a trovare soluzioni che non sarebbe possibile trovare altrimenti, che talvolta purtroppo è necessario parlare di cosa avviene, perchè ciò che non è raccontato non esiste, che mentre qui si parla della mancata accoglienza ci sono migliaia di persone che sopravivono in condizioni disumane nelle carceri libiche, nei campi di Turchia, Giordania, Libano e Grecia, che in Svizzera esistono 33 centri di detenzione amministrativa in cui possono essere richiuse, fino a 18 mesi, persone la cui sola colpa è quella di non aver lasciato il territorio svizzero dopo una decisione negativa”. Infatti sente un ostracismo verso la sua figura, e invita i media a parlare, più che di lei, delle storie di queste persone.

E ai Cappuccini “pace e bene. Fine della polemica, spero”.





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