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Cronaca
12.01.2018 - 11:290
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Cosa succede al Liceo di Bellinzona? "Ci chiese sesso in cambio di note migliori". E spuntano altre accuse, "non è il solo docente a terrorizzare i ragazzi"

Esplode il caos nella scuola bellinzonese, con gli studenti spaccati in due: chi difende il docente ("sempre pronto a dare una mano, corretto, rispettoso e competente, la sua è un'ironia pungente ma apprezzata") e chi lo accusa. I genitori, "ragazzi ridotti al pianto a seguito degli insulti"

BELLINZONA – È caos al liceo di Bellinzona, dopo la notizia dell’indagine ai danni di un docente, che si è messo in malattia per non incorrere in sospensioni. È accusato di comportamento poco rispettoso nei confronti dei suoi allievi, in particolare delle ragazze, e a quanto si sa, non sarebbe da oggi.
Ma la scuola si è spaccata in due. C’è chi lo sostiene e chi lo infanga, mentre qualcuno si chiede se sia un caso isolato oppure se terrorizzare gli allevi sia una prassi.

“Di fronte a segnalazioni, il Dipartimento deve approfondire quanto realmente accaduto e adottare eventuali provvedimenti. Non verificare significherebbe assumere un atteggiamento istituzionalmente inaccettabile e non etico”, ha spiegato a La Regione il direttore dalla Divisione cantonale della scuola Emanuele Berger. Dunque, nessuna colpevolezza, per ora, ma un’inchiesta doverosa.

A segnalarlo, a quanto pare, al DECS, è stata un’allieva. E, appunto, i ragazzi si sono divisi. "Il professore è una persona corretta, rispettosa e competente e soprattutto un esempio di vita.
Un’innocua battutina qua e là, mai volutamente lesiva, non può venir definita una mancanza di rispetto e non può infangare le sue competenze e le sue capacità nell’insegnare”, si legge in una lettera di sostegno che girava per i corridoio del liceo bellinzonese. “Le battutine non avevano di certo lo scopo di far sentire gli allievi inferiori. Conoscendo personalmente il professore in questione, possiamo comprendere come alcuni studenti possano ritrovarsi basiti di fronte alla sua ironia pungente e volutamente provocatoria (ma in genere apprezzata). Siamo rimasti quindi spiacevolmente colpiti (come d’altronde la maggior parte dei nostri compagni) dal tono assai diffamatorio con cui il nostro stimato docente viene dipinto all’interno del servizio della RSI”.

Dipingono l’uomo come qualcuno sempre disposto a dare una mano e addirittura a scusarsi se qualcuno si sentiva offeso (e ciò starebbe però a significare che effettivamente qualche volta andava un po’… lungo, interpretando).

Ma non tutti sono d’accordo. La replica è arrivata dalla bacheca, dove sono stati affissi dei fogli con le battute del docente, ritenute mortificanti, e accuse alla direzione, rea di non aver fatto a sufficienza. Addirittura, le studentesse sostengono che il professore abbia fatto riferimento più volte al corpo femminile, e come se non bastasse (ma per ora non ci sono inchieste in merito), chiesto di avere rapporti sessuali in uno stanzino in cambio di note migliori.

Oggi La Regione è andata oltre, parlando di genitori che accusano altri docenti. Essi “opprimerebbero gli allievi, portandoli ad avere paura di entrare in classe, a non voler più presentarsi a lezione, a non voler più usare il proprio impegno e a piangere a seguito degli insulti nei loro confronti".

Un collega non smentisce, anzi, chiede di abbattere il muro di omertà e di dar vita a un confronto aperto. Segno che qualcosa sta davvero accadendo, oppure i toni sono alzati troppo? E soprattutto, un caso oppure una prassi?
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