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Cronaca
23.01.2018 - 12:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Qui universo scuola. La maestra di Mendrisio rischia la denuncia penale. Un'ex allieva e educatrice difende il prof di Bellinzona e accusa "non dobbiamo guardarci da chi si nasconde nelle zone d'ombra?"

Il comportamento di una docente delle scuole elementari sarà oggetto di un'inchiesta amministrativa: la famiglia e forse il DECS pronti a denunciare. Monica Delcò, "scelgo di credere a uno dei migliori docenti che ho avuto. E chi dà lezioni private, o si scherma dietro la religione e la protezione dei minori?"

MENDRISIO/BELLINZONA – Già da venerdì, la maestra di scuola elementare di Mendrisio che ha legato le gambe di una giovanissima alunna, attorno ai 10 anni, con uno spago o una corda, è stata cautelativamente sospesa ed è stata sostituita da una collega.

È probabile che l’intento della donna, ormai prossima alla pensione e su cui non c’erano mai state lamentele, sia stato quello non di punire la bambina bensì di aiutarla a tenere una psotura corretta. Un dettaglio che mostra un gesto non fatto con cattiveria ma che non diminuisce la gravità di quanto accaduto.

A segnalare il fatto è stata la famiglia della bambina, che non è escluso decida di denunciare al Ministero pubblico la donna. Una denuncia potrebbe arrivare anche dal DECS. Nel frattempo, il Municipio di Mendrisio istituirà oggi una commissione d’inchiesta atta a stabilire che cosa è accaduto.
Intanto, non si placano le discussioni attorno al docente del Liceo di Bellinzona indagato per comportamento poco rispettoso.

A sua difesa si è schierata oggi dalle colonne de La Regione l’educatrice Monica Delcò, che parla, oltre che per il suo ruolo, come ex allieva del professore in questione. “Rimane uno dei migliori che ho avuto”, scrive. “Ricordo un docente entusiasta, comunicativo, sempre pronto ad aiutarci a capire le sue lezioni infarcendole di una narrazione memorabile. Ricordo la grande complicità che si era creata con la nostra classe, dove quando si ricevevano delle provocazioni si poteva anche restituirle e farsi una bella risata”.

Delcò spiega che le battute pungenti venivano rivolte a chi era in grado di farvi fronte e replicare, mentre i più sensibili non venivano coinvolti. “Ricordo un docente capace altresì di una buona dose di autoironia, pronto a farci ridere”. E nel famoso sgabuzzino dove l’uomo avrebbe chiesto sesso dalle allieve, lei c’è stata, per recuperare una verifica rimandata un paio di volte per motivi di salute: nessuna malizia, ma tanta fiducia in lei e voglia di spiegarle le domande non chiare.

Sottolinea che se una ragazza si è sentita ferita al punto di denunciare ciò non va sottovalutato. Però invita a tener conto, nelle battute, non solo del docente ma in generale, del tono di voce, degli sguardi, dei movimenti, insomma della comunicazione non verbale.

“Crediamo seriamente che un docente che si esponga così davanti a tutti possa avere davvero l’intenzione di ferire, molestare, abusare?”. E poi attacca: “O forse è da chi si nasconde nelle zone d’ombra che dobbiamo guardarci? Insegnanti che danno lezioni private, persone che si schermano dietro la religione, che sfruttano gli ambiti della protezione dei minori come copertura. Gente insospettabile, che di fronte al pubblico ha atteggiamenti più che corretti ma che quando si crede al sicuro agisce in ben altro modo: non sono forse loro quelli di cui dobbiamo preoccuparci?”.

Per finire, “io oggi scelgo di credere nelle persona che ho conosciuto e apprezzato per quattro anni”.
Una difesa a spada tratta del docente, ma anche il sospetto, strisciante, che qualcosa che non va ci sia anche in altri ambiti.

Questo caso, la maestra che lega la bambina, i dubbi: davvero il mondo della scuola sta bene?
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