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06.02.2018 - 17:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Il Mattino spara m---a da 25 anni, siamo allo stalking! Se fossi Beltraminelli...". Mordasini e la vignetta, "quella non è satira. Il Diavolo non è un giornale di partito"

In molti hanno paragonato la vignetta del tritacarne con quelle del giornale per cui ha lavorato Corrado Mordasini. "È satira se tu le dai l'imprinting, e ci sono comunque dei limiti penali. Poi tra l'altro parliamo di 1'500 copie contro 40mila. Ma qui il problema non è la vignetta, è il caso Argo"

BELLINZONA – Satira o non satira? Esagerazione oppure no? Da domenica, il tritacarne in cui il Mattino ha fatto finire Paolo Beltraminelli è il tema del giorno. In molti se ne lamentano, eppure postano e commentano. Tra chi ritiene le critiche e gli attacchi troppo pesanti, sono parecchi coloro che tirano fuori, per paragone, vignette del Diavolo, tra cui una in cui i fondoschiena dei due Ministri leghisti, poggiati su una fotocopiatrice, si trasformano nei loro visi.

Abbiamo parlato del tema con Corrado Mordasini, che al Diavolo lavorava, e che ora collabora con Gas social, portale attaccato spesso da Quadri.

Cosa pensa della vignetta che tanto sta facendo discutere?
“Ho un’asticella abbastanza alta avendo lavorato al Diavolo per anni. Non è la vignetta, è che il Mattino da 25 anni spara m---a. Non è che disegnare i Consiglieri Federali con le orecchie d’asino è diverso… Quel che è peggio per me sono gli attacchi ai danni degli avversari politici, quel martellare continuo, quasi una sorta di stalking o mobbing, più del funzionario statale che del politico, persone che non possono molto difendersi. Per il resto non mi faccio una fisima, sparare ora su Beltraminelli è come sparare sulla croce rossa”.

Si aspettava una polemica del genere?
“No. Continuo la mia lotta contro il Mattino e la Lega. 25 anni del settimanale e del Nano hanno anestetizzato il Cantone. Si dice che comunque lo fanno lo stesso, ed è vero: oggettivamente, cosa si può fare? Anche se urli e strepiti, ti arrabbi e denunci, non smettono. Quindi mi chiedo che senso abbia prendersela per queste cose. Piuttosto ci vorrebbe un sollevamento della società civile che chiede dei limiti, almeno nel confronto tra la politica ufficiale di Gobbi, Zali e Borradori e il Mattino. Io se fossi Beltraminelli, andrei dritto dai Consiglieri leghisti mandandoli a quel paese, dicendo loro che deve sopportare il loro settimanale che non li rappresenta ma continua a sparare addosso a lui. Lo stesso vale per Bertoli”.

Dov’è il confine della satira, però?
“Questa non è satira. Lo è se lo fai su un vettore di satira. Se scrivo un articolo su Cuore, che è stato uno dei più famosi giornali satirici italiani, durato qualche anno e con molti abbonati, si sa che è satira, una presa in giro dall’inizio alla fine. Il Ticino e la Svizzera non hanno un grande riconoscimento della satira. Una cosa diversa è se lo fai su un giornale politico e quando ti beccano con le mani nella marmellata dici che è satira, quando la società civile si lamenta affermi che era per ridere, come quei bambini che ti danno un calcio nello stinco e sostengono di non aver fatto apposta. Serve l’imprinting della satira, e comunque ci sono lo stesso dei limiti, quelli del penale. Se non commetto un reato penale, va tutto bene”.

Interpelliamo lei per il fatto che, appunto, molti sui social riprendono immagini del Diavolo…
“Ma il Diavolo è un giornale satirico. Comunque, sono 1'500 copie contro 40mila, fai un po’ i conti. È come confrontare il Bolettino parrocchiale di Ascona al Corriere del Ticino. E il Diavolo non era un giornale di partito che rappresentava una corrente politica. Certo che se deve offendere lo fa, ma in un ambito ben circoscritto, non è mai stato un organo di partito. È come se quelli di Casa Pound sostengono il tipo che ha sparato agli immigrati, non sono dei privati che lo fanno ma un movimento che vidima qualcuno che ha cercato di uccidere. Non è la stessa cosa…”

I social network quanto hanno contribuito a degradare il discorso politico?
“I social hanno dato possibilità alle persone che non avevano voce di averla. In parole povere, quello che stava al bar a bere Barbera e insultare i politici lo faceva col suo amico, ora sui social se ti va di sfortuna ti riprendono i media e finisci in un casino. Pensiamo alla vignetta della Boldrini decapitata: poi si vede che è senza lavoro, la moglie è malata di cancro, la figlia disoccupata. Spesso questi haters molti profilati sono oggettivamente persone che hanno grosse difficoltà e che sfogano la rabbia. Facebook ha permesso al dialogo politico di degradare, vero, è come portare la piazza lì dentro”.

Cosa vuole dire a Beltraminelli, che se l’è presa per la vignetta ma sostiene che grazie alle testimonianze di solidarietà si è convinto di essere ancora nel posto giusto?
“Come politico non è nel posto giusto, dovrebbe dimettersi, e lo dicono in tanti, dal PS all’MPS e in modo più sfumato anche i Verdi e altre fazioni. Posso solidarizzare con lui fino a un certo punto. La questione non mi sembra questa: ha oggettivamente il diritto di prendersela, ma è una cortina di fumo. Tu non sei vidimato perché ti mettono in un tritacarne ma perché non si sa perché questo mandato di 3,5 milioni è stato dato senza una regola. Indipendentemente dall’antipatia che posso avere per il Mattino, c’entra poco, focalizzerei su quanto ha fatto Beltraminelli e non su quanto è stato preso in giro”.

Paola Bernasconi
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