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07.02.2018 - 11:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Parte il Sanremo del "dittatore artistico". Troppe bollicine per Hunziker-Favino, Canzian vince la sfida interna fra i Pooh. Dopo la scimmia, ora balla la vecchietta

Per molti, è il Festival della geriatria, per le scelte del cast di Baglioni. Fiorello si prende troppo spazio e inserisce la politica, che poteva restare fuori. Svettano Moro e Meta, però a rischio squalifica, Elio e le Storie Tese devono piacere, i The Kolors portano un po' di ritmo

SANREMO – Alzi la mano chi ieri sera almeno un’occhiata a Raiuno e al Festival di Sanremo non l’ha data. Ah no? Beh, non ci crediamo. Tutti guardano Sanremo, alla fine. Oppure lo commentano.

Dopo il triennio targato Carlo Conti, ecco il “dittatore musicale” Claudio Baglioni. Un grande cantante che non è un conduttore, e probabilmente lo sa. Infatti dà il meglio di sé quando canta, conduce poco, sta nell’ombra. A fianco a lui, in abiti eleganti, non eccessivi, di ottimo gusto, spicca Michelle Hunziker. La svizzera diventa la protagonista del palco, spumeggiante e fresca, anche se la sua conduzione mi è parsa quasi troppo spigliata e leggera per un Festival che di solito è ingessato. Lo stesso dicasi per Favino, esilarante nel medley di vecchi successi, meno memorabile nel resto. Litigano, lui e la Hunziker, duettano, coinvolgendo anche Baglioni e un direttore d’orchestra, e si capisce che dietro alla presunta improvvisazione ci sono prove e preparazione. Un alleggerimento che personalmente non mi è piaciuto un granchè, così come la presenza di Fiorello: un personaggio da prima serata, un calibro novanta, che si è preso troppo spazio. E ha inserito la politica, quando mi auguravo non ci fosse. Ma è uno showman, e a essere in secondo piano non ci sta.

I cantanti? Qualcuno parla di Sanremo da geriatria, e infatti una critica che si può muovere a Baglioni, in confronto all’ultimo Festival di Conti, è di aver scelto un cast un po’ datato. Mancano gli idoli dei giovani, la generazione talent, esclusi i The Kolors, manca forse la generazione di mezzo. Ci sono tanti artisti che sono stati grandi e che cercano di esserlo ancora su quel palco così storico. Qualcuno ci riesce, altri meno.

Ron per esempio porta Dalla, con un inedito, un “usato sicuro” se così si può dire, ma il cantante ormai da qualche anno si presenta all’Ariston e convince poco. Interessante era la sfida interna fra i Pooh, anche se probabilmente per loro così non era. Scioltasi la mitica band, ecco Facchinetti e Fogli presentarsi insieme, Canzian da solo. I primi due sono apparsi emozionatissimi, qualcosa di inusuale e commovente per personaggi che hanno calcato i palchi più importanti del mondo per 50 anni. La loro canzone è tipicamente Pooh, tanto che pare di essere tornati al passato: peccato per qualche sbavatura e un po’ di evidente fatica dei due. Meglio Canzian, con voce potente, sorriso franco, e un brano che non ricorda il passato del gruppo.

Al primo ascolto, svettano Ermal Meta e Fabrizio Moro. Lo scorso anno il primo fu uno dei grandi protagonisti, ora assieme a Moro mette insieme un pezzo attuale, fuori dagli schemi di “sole-cuore-amore”, graffiante, ben cantato. Decisamente promossi. Sembrano essere a rischio squalifica per la similitudine con un pezzo portato a Sanremo Giovani 2016, e sarebbe davvero un peccato. Bene anche Enrico Ruggeri, che con la sua voce regala qualcosa in più ai Decibel. Manca il rap, quest’anno, e a portare gioventù e freschezza ci pensano i ciuffi dei The Kolors, con un brano orecchiabile e ritmato, che piace.

A proposito di mostri sacri della musica, torna Ornella Vanoni, a tre voci con Pacifico e Bungaro. A 83 anni, fatica quasi ad arrivare sul palco, poi quando canta fa il suo. A me personalmente non lascia molto. Sempre particolari Elio e le Storie Tese, a Sanremo per un “Arrivedorci” a modo loro. Se piacciono, piacciono: forse, dopo l’apparizione già dello scorso anno, un po’ ripetitivi, però essendo una sorta di addio,è giustificato.

A colpire in modo positivo, per originalità e freschezza, Lo Stato Sociale, che portano la società d’oggi e fanno ballare un’irresistibile vecchietta. Che la scimmia di Gabbani dello scorso anno abbia fatto storia? Possibile, intanto è il brano che certamente lascia qualcosa di diverso dagli altri, passabilissimo per le radio e le spiagge estive. Che possa vincere, non si sa. Dipende se si vorranno premiare testi sanremesi, se si vorrà l’impegno, o si seguirà la pancia, ma forse la leggerezza e il divertimento, dopo Occidentalis’Karma, difficilmente possono farcela un’altra volta (anche se poi analizzando il testo tutto era tranne che banale, ma la prima impressione…).

Un po' inflazionato, seppur sempre importante, il tema anti-violenza col fiore. Si è visto insomma in tutte le salse, anche se la parte sociale in uno spettacolo simile non può essere dimenticata.

La giuria demoscopica premia Annalisa, che ormai su quel palco c’è spesso. Secondo posto provvisorio per Lo Stato Sociale, poi Gazzé e Moro-Meta. Bocciati, con gli ultimi posti, Renzo Rubino, Le Vibrazioni, e Facchinetti-Fogli. 

Oggi si prosegue. Dopo l’emozione iniziale, ci si scioglierà un po’, e qualche interpretazione migliorerà di sicuro.

Paola Bernasconi
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