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Cronaca
07.02.2018 - 12:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Nel mondo delle università "alternative". Una studentessa, "io, laureata in una telematica e felice. Però bisogna informarsi, gli imbroglioni ci sono"

L'arresto di due persone, collegate alla Unipolis di Disentis e già finite nei guai per aver gestito la IPUS di Chiasso, rilancia il dibattito sulle università cosiddette fasulle. In Ticino non sono riconosciute la UNIPSA e la LUDES, in Italia quelle a distanza crescono. Ecco una testimonianza

DISENTIS – L’arresto di due persone,  già oggetto di procedimento penale in passato per aver gestito un'analoga struttura a Chiasso (IPUS) e nei cui confronti si ipotizzano i reati di appropriazione indebita, truffa e amministrazione infedele aggravata, subordinatamente semplice, rilancia il tema delle università cosiddette fasulle.

La mamma di uno dei ragazzi che frequentava l’Unipolis di Disentis spiega al Corriere della Sera che la scelta non è stata fatta per comodità o per cercare scorciatoie: il figlio voleva studiare seriamente. Ora si trova senza riconoscimento degli esami (gliene mancavano quattro) e rischia di dover ricominciare da zero. Come successo con l’IPUS di Chiasso, e sono sempre le stesse persone.

Riprendendo un articolo, firmato dalla sottoscritta e pubblicato sul settimanale Azione, la didattica diversa non è ancora molto benvista in Ticino, o quanto meno è poco conosciuta. LUDES e UNIPSA sono solo alcuni esempi di università “diverse”. La prima è conosciutissima per i percorsi in fisioterapia, la seconda è stata al centro di polemiche per l’uso del termine università. Per chiamarsi così, serve l’accreditamento dell’Agenzia Federale di Berna.

Studiare conciliando col lavoro e senza muoversi da casa, è possibile? È una domanda che può certamente aiutare a orientarsi chi per motivi vari sceglie qualcosa di diverso dalle università tradizionali: perché per motivi suoi non desidera frequentarle, o perché non ha magari l’accesso (molti italiani spesso sono bloccati dal numero chiuso). Una soluzione può essere quella delle università telematiche: diffuse in tutto il mondo, hanno conosciuto un boom in Italia, in Svizzera sono molto di nicchia. Ne esiste una sola, infatti, la FernUniversität con sede a Sierre, a Briga e a Pffäffikon, che prevede studio a distanza e alcuni incontri obbligatori.

Riprendendo quel vecchio articolo, su una studentessa di Bellinzona a raccontarmi come studiava.
Ecco il trafiletto:

"A raccontarci la sua esperienza è una studentessa di Bellinzona, iscritta al secondo anno di lettere all’Università degli Studi Guglielmo Marconi, fra le undici riconosciute dal Ministero Italiano delle Università e della Ricerca e quella che conta il maggior numero di iscritti a livello italiano (la scuola non ci ha però fornito il numero di ticinesi iscritti). “Voglio laurearmi senza dovermi per forza spostare ogni giorno, e senza andar via a vivere. Studio tramite videolezioni, e sulla piattaforma per ogni materia trovo le dispense e i test. Ho incontrato professori preparati e una grande disponibilità da parte della direzione, pur notando a volte qualche tempo troppo lungo nelle risposte dei tutor.” E sul mancato contatto umano con altri studenti, ha detto che “non mi pesa. Peraltro, si incontrano altri iscritti e, seppur a distanza, è possibile instaurare rapporti veri. Se la scelta abbia influito sulla mia vita sociale e se essa sarebbe potuta essere diversa frequentando, non saprei rispondere.” Pregiudizi, ammette, ne esistono parecchi. “Anche se i miei voti sono sudati, con corsi a volte più complessi di quelli di altre università”".

La Divisione della cultura e degli studi universitari allora mi disse che aveva qualche dubbio in merito alla possibilità di controllare la qualità e la struttura delle telematiche. La UNIPSA ha tentato questa strada, aveva sede ad Agno ma poi dopo varie contestazioni si è dovuta trasferire a Zugo.

A distanza di qualche anno, ieri abbiamo risentito la studentessa che ci raccontò la sua esperienza (nome noto). Nel frattempo si è laureata, con ottimi voti, e ha trovato lavoro nel suo campo. “Pregiudizi? Non è una scorciatoia, ma un metodo diverso di studio. Non me ne pento, la rifarei. E se avessi voluto proseguire con una specialistica, lo avrei fatto in una telematica, qui oppure c’era qualcosa che mi interessava alla E-Campus di Novedrate… Nei colloqui di lavoro, mi hanno chiesto notizie sulla Marconi e ho spiegato di cosa si tratta. Non è stato un problema per nessuno, ha destato solo curiosità. I miei voti sono sudati come quelli di chi ha frequentato”.

In merito ai casi della IPUS e della Unipolis, sostiene che “non sono delle persone che vogliono imbrogliare a dover cancellare le possibilità alternative di studio. Per quanto mi riguarda, prima di iscrivermi, per non rischiare una laurea non valida, mi ero informata a lungo. Avevo chiesto informazioni anche alla UNIPSA, ma quando mi ero accorta che il titolo non sarebbe servito, ho desistito”. Dunque, il suo consiglio è di informarsi.

Paola Bernasconi
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