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Cronaca
08.02.2018 - 16:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Se l'infermo comincia già all'asilo. "Mio figlio, toccato da due compagni e gettato da una collinetta, non parlava più"

I bulli sono anche più giovani di quel che si pensa: alcune mamme raccontano episodi in tenerissima età. "La vittima è una bimba timida, con genitori separati da poco. I carnefici? Provengono da famiglie dove c'è menefreghismo...". Ma qualcuno ammonisce, "anche chi fa del male è vittima"

BELLINZONA – Se le persecuzioni iniziano già all’asilo… Non è infrequente che “piccoli bulli” comincino già a rendere la vita un inferno ai compagni in tenerissima età, e ne abbiamo avuto la prova con i racconti di alcune mamme.

“C’è una bambina di cinque anni, che frequenta la stessa classe della mia”, ci dice una. “Subisce bullismo da un bimbo addirittura più piccolo, parlo di occhiali rotti senza motivo e insulti che le provocano disagio. La piccola vittima è una bambina molto timida e chiusa, i cui genitori si sono separati da poco”.

Oppure, “due ragazzini ne combinavano di tutti i colori, dallo scappare da scuola al prendere a calci le maestre oltre che picchiare i compagni”.

Sconvolgente l’episodio che ci racconta un’altra mamma. “Mio figlio che aveva 3 anni. Due bambini, maschietti, di quattro e di sei anni, lo hanno preso ,gli hanno abbassato i pantaloni e poi lo hanno toccato e infine gettato da una collinetta. Chiaramente le maestre non hanno visto nulla, ma mio figlio per due mesi non parlava più fino a quando mi ha detto cosa era successo. A quel punto sono intervenuta parlando coi genitori dei due bambini. Uno ha spiegato al figlio che aveva sbagliato e si è scusato piangendo, l'altro il l’ha presa sotto gamba, il figlio rideva e le maestre non l 'hanno trovato così grave! Io ho denunciato l'accaduto alla polizia relativa agli asili e abbiamo cambiato casa e asilo. Ora mio figlio sta benissimo e ha tanti nuovi amici “.

Ma ricorda i momenti di angoscia quando il bambino non parlava più. “La pediatra mi aveva detto che, se si rifiutava di dire qualunque cosa e quando doveva andare all’asilo piangeva, doveva essergli successo sicuramente qualcosa, e mi aveva anche preparato un certificato medico per poterlo tenere a casa. Quando poi finalmente mio figlio mi ha detto tutto, ero scioccata”.

Chi sono questi mini-bulli? La prima mamma definisce il persecutore della piccola timida “un bambino che viene sballottato dai genitori, i quali lavorano, tra nonni e vari zii”. Anche nel secondo caso la situazione non è per nulla idilliaca: “i genitori sono separati e ci sono liti continue, hanno nuove compagne/i e di conseguenza altri figli. Ci sono anche interventi costanti di assistenti sociali ma niente da fare… da entrambe le parti se ne fregano e non fanno nulla”.

Il ruolo delle famiglie è da tempo un tema di discussione. Hanno qualcosa a che fare? “I bambini imparano dagli adulti e da quel che si dice in casa”, sostiene una mamma. “Ho cercato, quando era coinvolta mia figlia nel ruolo di vittima, di parlare più volte coi genitori, ma invano. Se anche ci sono problemi nelle famiglie, non mi riguarda: non devono mettere di mezzo la mia bambina”.

Per qualcuno, anche i bulli sono vittime, e lo dice una donna che racconta di essere stata a sua volta vittima. “Non bisogna mai e poi mai etichettare e giudicare! Io stessa ho subito del bullismo  da parte di ragazzi che venivano picchiati e umiliati dai genitori e la loro valvola di sfogo si è abbattuto sui compagni. Fanno soffrire gli altri ma sono vittime! In nessun modo giustifico gli attacchi di bullismo, che vanno a tutti costi fermati! Ma anche i bulli sono bambini e ragazzi vittime, e non vanno banalmente criminalizzati e condannati ciecamente! Se vogliamo veramente cambiare qualcosa loro vanno aiutati! Sono un sintomo di una società malata, probabilmente di famiglie malate”.

Qualcuno, ma qui si va in un discorso più sottile, chiede di non fare di tutta un’erba un fascio e di non vedere solo bianco o nero. Infatti alcuni bambini hanno delle problematiche particolari, si pensi per esempio a deficit di attenzione o iperattivismo, che li porta a comportamenti che da fuori possono sembrare sconfinare nel bullismo ma che vengono effettuati in modo inconsapevole, non per far del male, portando poi magari addirittura a essere a loro volta esclusi.

Paola Bernasconi
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