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Cronaca
15.02.2018 - 11:410
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il professore mai pagato dall'IPUS. "Gli studenti iscritti non cercavano escamotage. I docenti erano qualificati e gli studi improntati su quelli italiani, tranne il tirocinio"

Un fisioterapista era sotto contratto con l' "università" di Chiasso: doveva pagarsi soggiorno, cibo e viaggio, ma del compenso promesso non ha ricevuto nulla. "Gli italiani vengono qui perché nel loro paese restano bloccati dal numero chiuso. Il Ministero poi spesso chiede di svolgere la parte pratica dopo la laurea"

CHIASSO – Da qualche tempo, il tema delle università definite “farlocche”, ovvero senza un riconoscimento, è tornato prepotentemente in auge, dopo il caso Unipolisi. Perché, avendo a disposizione atenei certificati, molto studenti, soprattutto italiani, le scelgono?

A rispondere a La Regione è un docente della IPUS di Chiasso (il cui stabile è ora tristemente vuoto, in attesa di nuovi inquilini), fallita qualche tempo fa, e gestita dalle stesse persone che erano poi dietro Unipolisi. “Le persone partono dall’Italia per questo motivo ovvero i corsi a numero chiuso per i quali vengono fatti i bandi d’accesso. Facciamo un esempio: mettiamo che in tutta la Regione Lombardia siano messi a disposizione 300 posti per fisioterapia e che si candidino in 2’000. Gli altri 1’700 che fanno?”.

Lui parla in particolare di facoltà chiuse, a livello medico. È infatti fisioterapista,ed era stato chiamato per tenere dei corsi e stage nella sua disciplina. “Non sono escamotage. I piani di studio, in Svizzera come nell’Est Europa o in Spagna (Paesi dove queste scuole sono più diffuse, ndr), vengono preparati seguendo quelli delle università italiane”, precisa: ovvero, nessuno vuole la laurea semplice, senza sudare o studiare. “La parte carente in tutto il discorso è quella relativa al tirocinio”, aggiunge, ovviamente una parte fondamentale in una disciplina come la fisioterapia. Dunque, “sesso capita che al rientro da questi corsi all’estero, il Ministero responsabile prima di riconoscere il diploma chieda di completare questa pratica”.

Uno dei grandi dubbi sul riconoscimento delle università, chiamiamole così, alternative, è sempre stato il ruolo dei docenti. Come sono i loro contratti? Sono persone qualificate? Nel caso di IPUS, lo erano, conferma il professore. A cui era stato fatto un contratto, in cui però doveva pagarsi viaggio, pernottamento e cibo. E di quei soldi promessi non ha visto un centesimo. Anche se, all’inizio, sembrava tutto regolare.

Le stesse persone ci hanno riprovato in Grigioni, con Unipolisi. E sono stati scoperti. A rimetterci, ancora una volta gli studenti, e mettiamoci anche i professori. Per i giovani, il nostro consiglio è sempre di informarsi prima di intraprendere qualsiasi strada.
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