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12.03.2018 - 17:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

La risposta alla cugina di Linda Casanova, "Meta e Moro dicono che non bisogna far vincere la paura ma che le ferite sanguineranno sempre"

L'addetta stampa della casa discografica di Ermal Meta risponde alla missiva della parente della ticinese morta a Nizza nel 2016. "Fa dispiacere che il messaggio vero non sia arrivato ed anzi abbia portato dolore e rabbia. Speculare sul dolore? Ne siamo lontani anni luce, presto vedrete un progetto"

SANREMO – Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno vinto il Festival di Sanremo, raccogliendo la quasi unanimità dei pareri della stampa, con un testo impegnato sul terrorismo.

Qualche giorno fa, la cugina di Linda Casanova, la ticinese uccisa nell’attentato di Nizza del 2016, aveva inviato una lettera piena di dolore a liberatv.ch, dove contestava la canzone. “Perché chiunque abbia perso una persona amata in una guerra o in un attentato ha perso molto e gli è stato tolto un pezzo di cuore!!! Aveva tutto e si è ritrovato con niente… Chi sopravvive e chi resta deve avere una forza smisurata per non crollare nel vortice dell’odio, deve lottare per non cedere al panico di trovarsi in mezzo alla gente a qualche manifestazione o festa, deve concedersi di lasciarsi svuotare dalla disperazione ed avere la pazienza che il tempo accarezzi questa profonda ferita. Questo voi lo definite niente?”, chiedeva. “Il dolore di perdere una persona amata in modo così brutale ed incomprensibile. La sua assenza, il vuoto che lascia, i ricordi, la chiazza di sangue sulla Promenade des Anglais restata lì per qualche mese ed il sapere che nei momenti che precedevano la morte, questa persona era sola, senza la sua famiglia, senza chi l’amava e che non l’avrebbe più rivista tornare…”.

E terminava: “per questo mio niente e per il niente di tutti quelli che hanno provato, provano e proveranno, siate all’altezza della Vita, fateci un favore… Giocate con argomenti che vi sono più confacenti!”.

Moro e Meta sono stati insensibili, parlando di qualcosa che non conoscono? Come reagirebbero vedendo una lettera simile? Abbiamo deciso di provare a sottoporgliela.

Manuela Longhi, dell’Ufficio stampa della casa discografica di Ermal Meta, la Mescal, ci ha risposto con una lunga missiva.

“Fa dispiacere intuire che il messaggio vero non è sia arrivato e addirittura abbia creato nuovo dolore e rabbia: “non mi avete fatto niente” va sotto braccio a non avrete il mio odio (come recita la lettera di Antoine Leiris scritta dopo la strage al Bataclan dove morì sua moglie e letta da Simone Cristicchi sul palco di Sanremo), perché nonostante l’enorme dolore che tutti noi proviamo (anche al di fuori di atti terroristici e/o guerre) quando prediamo qualcuno di caro, qui il discorso è quello “di non soccombere alla paura”; di non chiuderci in casa, di non limitare la nostra vita e quella di chi è vicino in virtù del terrore che può nascondersi in ogni angolo di questo mondo martoriato”, scrive.

“Far vincere la paura è arrendersi a questi atti brutali e “non mi avete fatto niente” è l’urlo salvifico per poter andare avanti”, prosegue.

Tornai poi sulla polemica scatenatasi a inizio Festival, quando addirittura Moro e Meta rischiavano di essere esclusi per plagio. “La polemica era nata sul fatto che il ritornello era estrapolato da un’altra canzone; la precedente, Silenzio, parlava dei morti di mafia e il ritornello si collegava a quel tema con lo stesso intento.

Questa canzone si chiude con:
“sono consapevole che tutto più non torna
la felicità è volata come vola via una bolla…”

Questa frase non descrive leggerezza o arroganza nei confronti del dolore ma sottolinea la consapevolezza che l’intento è non far vincere la paura ma che comunque le ferite sono lì, sanguinano e sanguineranno ancora…”, spiega.

Infine, i due artisti non hanno affatto lucrato, anzi, “siamo lontani anni luce; stiamo organizzando da settimane una cosa che al momento non posso svelare ma che sarà sotto gli occhi di tutti a breve…”.

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