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Cronaca
09.05.2018 - 12:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Gay Pride, sono bordate! "UDC, difendete solo il diritto di manifestare odio". "È la parata della vergogna, gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati"

ForumAlternativo definisce Helvetia Christiana un "gruppuscolo reazionario e anticomunista", mentre la stessa associazione va giù dura: "la lobby LGTB reclama la dittatura rosa e il Municipio la impone. Le autorità mostrano di piegarsi alle intimidazioni dei promotori del Gay Pride e di altri circoli anticristiani"

LUGANO – Con la richiesta, respinta da parte del Municipio di Lugano, di organizzare un rosario in occasione del Gay Pride da parte di Helvetia Christiana, si riapre la discussione sulla settimana dell’orgoglio LGBT.

Il ForumAlternativo si scaglia contro l’associazione, definendola “un gruppuscolo reazionario e anticomunista sconosciuto ai più, membro di un’inquietante rete internazionale che si rifà alle idee dell’ultraconservatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira”.

Ma il gruppo di sinistra ne ha anche per chi ha protestato contro il no alla richiesta, ovvero i consiglieri comunali UDC: “capiamoci, qui la sensibilità religiosa non c’entra niente. Persino il vescovo Lazzeri si dice perplesso di fronte alla proposta di organizzare un rosario contro il Pride. E cosa direbbe papa Francesco, che più volte ha mostrato segni di apertura verso la comunità LGBT (è ormai celeberrimo il suo "Chi sono io per giudicare?" riferito agli omosessuali)? Insomma, siamo di fronte ad un gruppo di estremisti che non tollera chi non condivide la loro visione del mondo. Alain Bühler, Raide Bassi e Tiziano Galeazzi possono tanto riempirsi la bocca citando la libertà di espressione, ma di fatto la realtà è un’altra. L’unica cosa che difendono concretamente mettendosi dalla parte di chi vuole il rosario contro il Pride, è il diritto di manifestare il proprio odio”.

Non risparmia le parole forti nemmeno Helvetia Christiana, che nei prossimi giorni replicherà alle parole del Vescovo. “La lobby LGBT reclama la dittatura rosa e il Municipio la impone. È scandaloso che dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione elvetica nonché dalla Costituzione ticinese, ossia la libertà d’espressione e la libertà di manifestazione, non siano stati riconosciuti ad un’associazione svizzera in regola con le autorità della Confederazione. Questa è una doppia discriminazione, perché questi diritti sono garantiti a tutte le associazioni e i gruppi, e specialmente quelli che promuovono l'agenda LGBT, ma sono negati a un'associazione di ispirazione cattolica. Infine, le autorità dimostrano con il loro atteggiamento di piegarsi alle intimidazioni dei promotori del Gay Pride e di altri circoli anticristiani“.

"Helvetia Christiana chiede perciò al Municipio di Lugano di ritornare immediatamente sui suoi passi e invita tutti i cittadini svizzeri di attivarsi per la difesa dei principi cristiani e dei diritti costituzionali, in particolare la più sacra delle libertà: quella di praticare la nostra religione“, prosegue la nota.

Che non va giù leggera nemmeno sul Gay Pride in sé, pur avendo detto di non manifestare contro le persone. "Gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (2357). Promuoverli costituisce una grave offesa nei confronti del Creatore ed esige, per questa ragione, un atto pubblico di protesta e riparazione“, si legge ancora. "La dissolutezza e l'esibizione sessuale che accompagna sistematicamente il Gay Pride, imposto alla vista di tutti, specialmente ai bambini, sono fattori aggravanti che dovrebbero indurre le autorità pubbliche a vietare questa parata della vergogna. Helvetia Christiana non fa altro che ripetere la dottrina della Chiesa Cattolica sulla castità, cioè la raggiunta integrazione della sessualità nella persona, che è valida per tutti, sia che essa sia sposata o celibe, anche per le persone che sperimentano l'attrazione omosessuale“.
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