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Cronaca
13.05.2018 - 12:140
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Era diventato taciturno, si era chiuso in se stesso... Nessun sospetto di una possibile strage. Si temeva piuttosto che quel ragazzo potesse far male a se stesso

I campanelli d’allarme non sono stati ignorati. “Alla Commercio - spiega il vicedirettore Nicola Pinchetti - lavoriamo da anni per instaurare tra allievi, docenti e direzione un clima di reciproca fiducia. Questo sforzo ha dato i propri frutti: è funzionata la rete scolastica che ci ha permesso di cogliere i segnali e attuare la nostra strategia”

BELLINZONA - Cosa sta succedendo a quel ragazzo? La domanda girava insistente tra docenti e allievi della Scuola cantonale di commercio. Girava da parecchi giorni. Da un paio di settimane, da quando alcuni insegnanti avevano iniziato a notare qualcosa di anomalo nel comportamento del ragazzo. Che era diventato taciturno, si era chiuso in se stesso. Poi, in parallelo, sono arrivate alcune segnalazioni da parte dei suoi compagni.

“Non una, diverse”, spiega il vicedirettore dell’istituto, Nicola Pinchetti.

Segnali preoccupanti, campanelli d’allarme convergenti. Per quanto generici. Il ragazzo aveva confidato ad alcuni compagni che nei giorni successivi sarebbe successo qualcosa. Ma che cosa nessuno lo sapeva…

Qualcuno ha cercato di parlare con il 19enne, di capire se avesse qualche problema. Ma non è emerso nulla, nulla che potesse indicare che il giovane stesse progettando di uccidere. Il timore era piuttosto che potesse fare del male a se stesso.

“Che forse stava progettando una strage a scuola l’abbiamo saputo solo giovedì dalla polizia, quando il ragazzo è stato arrestato”, aggiunge Pinchetti. Che ribadisce: “È sempre stato un ragazzo tranquillo, andava bene a scuola, studiava, si comportava bene… Non era certo un disadattato”.

I campanelli d’allarme non sono stati ignorati. “Alla Commercio - aggiunge il vicedirettore - lavoriamo da anni per instaurare tra allievi, docenti e direzione un clima di reciproca fiducia. Questo sforzo ha dato i propri frutti: è funzionata la rete scolastica che ci ha permesso di cogliere i segnali e attuare la nostra strategia”.

Così, mercoledì scorso la direzione scolastica ha parlato con la famiglia del ragazzo e in seguito ha segnalato il caso alla polizia, che dopo aver raccolto altre informazioni è intervenuta tempestivamente e l’ha arrestato giovedì mattina.

Intanto, intervistato dal Caffè, il padre del ragazzo ha dichiarato: “Non posso dire nulla… Certo che non me l’aspettavo da mio figlio... Mi rendo conto di saperne meno dei giornali…" . E alla domanda: come mai un ragazzo di 19 anni fosse in possesso di tante armi, come quelle trovate nel suo appartamento, anche se molte erano vecchie e da collezione, ha risposto: "Nostro figlio era maggiorenne…".

emmebi
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