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Cronaca
18.05.2018 - 09:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Nadia gli disse che era come gli altri: per Egli, cadde un mito. Per i difensori, non è stato assassinio ma omicidio intenzionale. "Per la casa, difendeva la cognata andando contro la moglie"

Il legale che difende Egli vuole che l'accusa di assassinio divenga di omicidio intenzionale: non ci sarebbe stata mancanza di scrupoli e nemmeno premeditazione. Era andato da lei non per ucciderla ma per vederla e trascorrere del tempo assieme, portandole un regalo, l'unico modo che conosceva

STABIO – Compito arduo, quello degli avvocati difensori di Michele Egli. D’altronde, lui stesso ha ammesso di aver ucciso la cognata e ha raccontato come. Le accuse non vengono contestate (a parte l’inizio delle malversazioni) ma si cerca di portare quella di assassinio a omicidio intenzionale.

Il che significherebbe che non agito con mancanza di scrupoli e nel suo agire non vi sarebbe stato nulla di perverso, né lo scopo, né il movente e nemmeno la modalità. Questi tratti, ha spiegato l’avvocato Maria Galliani, devono comparire tutti assieme e far parte del carattere dell’assassino, cosa che non è vera riferita a Egli.

Il delitto non è premeditato. È vero, l’uomo è andato a casa della cognata, ma non per ucciderla, bensì per passare del tempo con lei. Quella del buono per i biglietti del Coldplay era una scusa, un modo per poterla andare a trovare, facendole regali: l’unico modo che conosceva, è stato detto. Nella disputa sulla casa, lui non era coinvolto direttamente, erano Nadia, la sorella e la mamma a litigare. Lui addirittura difendeva la cognata, anche andando contro la moglie.

Ma quel giorno Nadia era diversa. Lui voleva non parlare della casa, lei era furibonda e si era messa a grida. Una figura completamente opposta a quella a cui lui voleva bene e idealizzava: sarebbe stato questo a far scattare qualcosa in lui. Un mito che cadeva, la cognata a cui tanto voleva bene che si presentava in una modalità del tutto nuova. Lo aveva detto anche Calanchini nella sua perizia psichiatrica, su questo punto ha insistito anche Galliani. Di fronte a una donna che gli dice che è come gli altri, si è sentito trattato ingiustamente.

Colpirla prima con la bottiglia e poi con la sciarpa è da considerare un atto unico e non interrotto.

Tutte motivazioni tecniche di una causa difficile, anche da capire, come lo stesso legale ha sottolineato: “è complicato pensare che una persona ritenuta generosa come Egli abbia potuto uccidere la cognata a cui voleva tanto bene”. Oggi parlerà l’altro avvocato difensore, Luca Marcellini, in merito alla commisurazione della pena.
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