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Sanità
23.05.2018 - 17:520
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La verità del Caerdiocentro. "Non abbiamo debiti e non abbiamo mai chiesto un franco al Cantone per la ricerca, finanziata con 22 milioni in tre anni". Ma se sarà fusione 70 collaboratori rischiano il posto

In una conferenza stampa, i vertici dell'ospedale del cuore hanno voluto chiarire le cifre. "Siamo rimasti disorientati e disarmati di fonte a certe informazioni circolate", ha detto Giorgio Giudici. "Le statistiche? Ci interessano le persone: se qualcuno ha un infarto e abbiamo esaurito i margini statistici lo mandiamo a casa?"

LUGANO – Il Cardiocentro reagisce e tira fuori gli artigli, o meglio, le cifre. Basta disinformazione, hanno gridato silenziosamente il presidente, Giorgio Giudici, i membri della fondazione Claudio Massa, Giovanni Jelmini e Boris Bignasca, il direttore e il vicedirettore sanitari, Tiziano Moccetti e Tiziano Cassina, alla conferenza stampa tenutasi nella sala Zwick.

Il Cantone non ha mai dovuto sborsare un franco per l’ospedale del cuore, che non ha debiti. Per raggiungere i livelli di qualità attuali, la Fondazione  ha usato 22 milioni di franchi suoi. l risultato di gestione ospedaliera nel triennio 2012-2015 è stato in attivo di due milioni e mezzo. Nel 2016 c’è stata una perdita di 600'000 franchi, l’anno successivo nuovamente un attivo di circa 50'000 franchi. Su questi risultati hanno un peso importante, come per tutti, le fluttuazioni delle tariffe delle casse malati.
Mentre sul fronte della ricerca le cifre sono quelle esposte prima e rappresentano tra il 7 e il 9% del budget dell’istituto, una percentuale, è stato spiegato, in linea con quella di altri istituti paragonabili.

Ecco la verità, dunque. Tra l’altro, la gestione operativa e la ricerca del Cardiocentro sono separate.
“Siamo qui per informare in modo compiuto, per rimediare alla disinformazione in un momento molto delicato per il Cardiocentro. Chiediamo rispetto, non tanto per noi della Fondazione ma per i quattrocento dipendenti e per i pazienti. In queste settimane siamo rimasti disorientati e disarmati rispetto a certe informazioni che sono circolate sui media”, ha detto Giorgio Giudici. “Certe critiche fanno male, dopo 25 anni di lavoro che è sotto gli occhi di tutti. Siamo un Paese straordinario, ma dove purtroppo qualcuno cerca sempre di smontare quello che vale per montare quello che non vale”.

È stata effettuata anche una rivalutazione dell’immobile e degli impianti, questione sollevata per criticare la gestione finanziaria del ‘Cardio’: la rivalutazione è tecnicamente una ripresa di ammortamenti eccessivi effettuati prima del 2015, che avevano portato a una diminuzione del patrimonio. Questa operazione contabile è stata fatta sulla base di una perizia indipendente che l’ha convalidata. Il tutto è stato fatto in vista del passaggio all’EOC.

Insomma, i conti sono apposto. E per quanto concerne le statistiche? Non sono quelle a interessare, affermano tutti. “Le statistiche per me possono andare nel cestino . Me ne frego delle statistiche e di come vengono artificiosamente interpretate. Noi siamo qui per salvare delle vite e le vite non si salvano con le statistiche. Chi usa questi metodi è solo un disperato senza argomenti. È una follia totale! Se qualcuno ha un infarto e abbiamo esaurito i margini statistici cosa facciamo? Lo rimandiamo a casa?”, si è accalorato il presidente della Fondazione, cui ha fatto eco il professor Moccetti, che ha di recente vinto un importante premio: “Il mio sogno è sempre stato quello di creare un centro che fosse il migliore possibile per ogni cittadino ticinese. Abbiamo dato tutto quanto potevamo e anche di più e non accetto che il nostro impegno venga infangato. Stiamo combattendo per i pazienti, per fare in modo che anche in futuro il Ticino non debba sentirsi secondo a nessuno in Svizzera nel nostro settore di cura. Combatterò fino a quando non avrò le garanzie che la qualità e il team del Cardiocentro saranno salvaguardati anche in futuro”.

A preoccupare è il futuro dei collaboratori. A quanto pare, infatti, sui 400 attuali, quando avverrà il passaggio all’EOC (se non si troverà una soluzione prima: l’ospedale del cuore ha chiesto una proroga di 10-15 anni, e il Cantone sta facendo da mediatore), 70 verranno tagliati o ricollocati, e si chiedono certezze anche per loro. Come quelle che sono state date oggi, per smentire tutto quel che si diceva.
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