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Sanità
31.05.2018 - 14:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Siamo gli ultras del buonsenso, gli innamorati del Cardiocentro". Il gruppo Grazie Cardiocentro chiarisce, "la vox populi è il piano B". E Pronzini chiede, "non dovrebbero decidere Parlamento o popolazione?"

In un lungo messaggio, gli organizzatori della serata sono tornati sull'entusiasmo che si è respirato, "chi ha occhi per vedere non può avere dubbi. La battaglia non è contro l'EOC". Il deputato interviene, "su che base il Governo fa da mediatore. E il tema non è nato oggi, tre anni fa Giudici..."

LUGANO – Dopo la manifestazione di enorme affetto verso il Cardiocentro, con politici attivi a livello comunale, cantonale e federale di ogni schieramento, gente comune, pazienti eccetera, il tema è più che mai di attualità.

L’EOC tira dritto, e Sanvido ha definito “ultras” chi vuole qualcosa che sia diverso dalla convenzione. Una definizione che non è piaciuta ai fautori di “Grazie Cardiocentro”, che in un lungo messaggio su Facebook hanno scritto: “e forse, chissà, tra qualche tempo i nostri avversari ci chiameranno gli hooligans dell’angioplastica, i black bloc dei pacemaker, i terroristi con il bypass. (…) Perché noi siamo questi: degli innamorati del Cardiocentro!”, si legge. “Gli accenti polemici, però, sono un dettaglio e non devono distrarre da una visione d’insieme e da un comportamento complessivo, che tutti gli attori devono saper mantenere con responsabilità. Per questo ci siamo arrabbiati quando abbiamo visto accendersi la macchina del fango contro il nostro Cardiocentro. Si può essere in totale disaccordo con la nostra posizione, ma non si possono infangare 25 anni di storia e di vite salvate. E neppure possono essere denigrate le persone che quotidianamente lavorano con dedizione all’ospedale del cuore. Questo non lo accetteremo mai! (…) nostra non sarà mai una battaglia contro l’EOC, ma sempre e solo a favore del nostro Cardiocentro”.

La manifestazione dell’altra sera, con 1'500 persone, ha lasciato tante emozioni, un’enorme carica, ma anche il rischio di esaltarsi. Ne sono consapevoli, nel gruppo. “Ammettiamolo, dopo un successo del genere, può essere complicato non cedere all’esaltazione. È umano. Invece no, dobbiamo continuare sulla nostra strada con ancora più umiltà, serenità, disponibilità al dialogo, determinazione. (…) ! La potenza del messaggio positivo e gioioso che abbiamo lanciato lunedì sera non ha bisogno di ulteriori additivi per risaltare. Chi ha occhi per vedere, non può avere dubbi in proposito”.

Oggi Matteo Pronzini ha affrontato il problema in un’interpellanza. Vuole sapere su quali basi il Governo si sta facendo mediatore all’interno della vertenza. “Non crede che la discussione sul futuro dei rapporti tra EOC e Cardiocentro (in particolare nei  modi e tempi della integrazione del Cardiocentro all’EOC) debba essere oggetto di un’ urgente discussione in Gran Consiglio, nella misura in cui essa ha profonde implicazioni sulla pianificazione ospedaliera di competenza del Gran Consiglio? Non pensa il governo che per poter negoziare eventuali deroghe allo scioglimento - o periodi di transizione che dir si voglia-  della  convenzione con la fondazione Cardiocentro  (come quella di cui ha dato notizia la stampa negli scorsi giorni) sia necessario un mandato chiaro e vincolante da parte del Gran Consiglio?”, chiede al Consiglio di Stato stesso.

A suo avviso, i segnali che l’ospedale del cuore non avesse intenzione di entrare nell’EOC (dove tra l’altro sarebbero persi posti di lavoro) lo aveva già intuito da tempo, “da almeno tre anni (da quando vi è stata la discussione sulla pianificazione ospedaliera) che la fondazione presieduta da Giorgio Giudici ha ripetuto a più riprese di non volersi conformare a quanto previsto nella convenzione in scadenza alla fine del 2020 secondo la quale la fondazione dovrebbe sciogliersi e il Cardiocentro diventare parte integrante dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC)”: cita infatti delle dichiarazioni di Giudici dove si capiva che una delle idee era chiedere una deroga.

Per il deputato MPS il tema è più complesso ancora, “le implicazioni di questa discussione hanno un carattere politico di fondo e investono la politica sanitaria del Cantone, nonché la pianificazione ospedaliera cantonale. Non si capisce bene a nome di chi e investito di quale autorità il governo stia negoziando con la fondazione Cardiocentro, facendo proposte e controproposte che nessuno lo ha autorizzato a fare. Tutti temi sui quali la parola spetta non al governo, ma al Gran Consiglio ed eventualmente ai cittadini e alle cittadine di questo Cantone”.

Un’idea, quest’ultima, che ha anche il gruppo “Grazie Cardiocentro”, il quale lunedì ha parlato del piano B. “Lunedì sera abbiamo espresso la nostra posizione in modo molto chiaro: siamo per la trattativa ma abbiamo un piano B. La priorità, in questo momento, è dunque con la massima fiducia possibile sul negoziato. E se poi proprio non si riuscisse a venirne a una…vox populi, vox dei. Ma semmai i ticinesi venissero chiamati in causa, non sarà per spaccare il Cantone. Ma per coinvolgere la popolazione su una scelta fondamentale per il futuro del nostro sistema sanitario. Un omaggio alle nostre tradizioni e alla nostra meravigliosa democrazia”. Facendo intendere, però, che la via preferenziale è la negoziazione. “Ecco, se proprio dobbiamo essere degli ultras, vogliamo continuare ad essere degli ultras del buon senso”.
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