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01.06.2018 - 12:020
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Città dei Mestieri, le perizie sono ben quattro! E se alla Gestione non è chiaro, eVita non ha dubbi: "l'operazione non è assoggettabile alla Legge sulle Commesse Pubbliche"

Nei giorni scorsi avevamo anticipato i contenuti di una perizia richiesta dalla Gestione, che ventilava una possibile violazione. La società immobiliare ha dato mandato a un altro studio, che afferma come "il rischio dell'operazione era privato e non del Cantone e il progetto era già fatto quando esso è entrato in scena"

BELLINZONA – Il caso Città dei Mestieri continua a far discutere e le perizie si accumulano. Al momento, ne esisterebbero quattro: dopo quelle commissionate ai tempi da Cantone e Sezione della Logistica, c’è quella di cui avevamo parlato chiesta dalla Commissione ed ora ne spunta una di eVita.

L’operazione in questione, ovvero l’acquisto di un immobile a Giubiasco da adattare, rientra nelle Legge delle Commesse Pubbliche? Eventualmente, vi è stata violazione?

La Gestione, come abbiamo riportato qualche giorno fa, basandoci sulle indiscrezioni di liberatv.ch, ha commissionato una perizia che in pratica faceva capire che il nodo è quanto il Governo sia stato coinvolto nella progettazione. Ma come spesso accade, la dottrina più restrittiva dice che il tutto deve rispettare la Legge sulle Commesse pubbliche, quella maggioritaria darebbe una via di fuga al Cantone. Che però, avevamo sottolineato, sembra che i periti ritengano che il Cantone sia stato coinvolto in modo rilevante nella definizione dei contenuti dell’edificio.

Dunque? L’operazione sottosta o no alla legge? C’è eventualmente una violazione?

eVvita, la società immobiliare proprietaria dell’immobile (su un terreno di Evolve, imprese che sono legate a deputati liberali, per cui il PPD aveva lanciato il dubbio di un conflitto di interessi) a sua volta ha dato mandato ai suoi legali di capire qualcosa in più e da qui ecco la quarta perizia, commissionata a uno studio del Bellinzonese.

Paolo Vismara, membro del CdA, spiega le conclusioni al Corriere del Ticino: “A determinare se un acquisto deve sottostare alla LCPubb sono due aspetti: se vi è un’assunzione del rischio finanziario a carico dell’Ente pubblico e se c'è un’ordinazione da parte dello Stato. Due condizioni che non ci sono in questo caso poiché, come si rileva nella nostra perizia, il rischio è del privato e quando il Cantone ci ha contattati il progetto era già fatto. Con il passare del tempo il Cantone ci ha chiesto se eravamo disposti ad affittare una superficie maggiore ad uso amministrativo. E così come progettate in precedenza, le superfici si prestavano alla richiesta. Non c’erano quindi modifiche da fare: eravamo ancora in fase di progettazione. Ecco perché mancano gli elementi per assoggettare l’operazione alla legge sugli appalti pubblici”.

Infine, “ad oggi non c’è nessun contratto con lo Stato. Nei nostri confronti il Cantone non ha quindi nessun impegno giuridico. Di fatto non può quindi essere una trattazione che deve sottostare alla LCPubb. Lo Stato ad oggi non ha speso un centesimo, non ha rischiato un centesimo dei soldi pubblici”.

Il tema non è comunque chiuso.
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