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03.06.2018 - 16:100
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Quadri sbotta, "Albertoni, hai offeso i disoccupati di lunga data. Sarebbero tutti casi sociali e/o psichiatrici? Piuttosto, i dottorandi lombardi che farebbero le fotocopie..."

Il leghista non ha affatto gradito lo scritto del presidente della Camera di Commercio in merito ai circa 7'000 disoccupati incollocabili. "Se lo fossero, sarebbero in AI. Prima dell'invasione da sud, un lavoro almeno di manovalanza lo trovavano: non tutti devono fare i manager"

LUGANO – Lorenzo Quadri non ci sta: le cifre della disoccupazione, a suo dire, non stanno scendendo, e l’osservazione di Luca Albertoni, presidente della Camera di Commercio Ticino, secondo cui fra le persone in asisstenza, quindi circa 8'000, solo un migliaio sarebbe collocabile sul mercato del lavoro, è ritenuta un’offesa.

“Questa è un’altra mistificazione.  Tanto per cominciare, le sentenze sulla collocabilità o meno vengono calate esaminando solo le scartoffie e non la persona. Ma soprattutto: l’assistenza non è l’AI. Chi è andato in assistenza passando dalla disoccupazione, prima lavorava.  Quindi era “collocabile” eccome. Se poi qualcuno è diventato incollocabile a seguito del lungo periodo di inattività e della sterminata serie di porte prese in faccia, è un altro discorso”, scrive sul suo sito.

“Inoltre, l’invasione da sud provocata dalla partitocrazia taglia fuori in partenza chi magari in ambito professionale è più “debole” – vuoi per formazione, vuoi per caratteristiche personali – ma che prima della libera circolazione un lavoro (magari “di manovalanza”; ma mica tutti devono fare i manager) l’avrebbe trovato eccome, e l’avrebbe anche svolto dignitosamente.  Adesso rimane escluso e magari viene pure bollato come  incollocabile. Ma questo accade perché 350mila ticinesi sono stati mandati allo sbaraglio. Messi in concorrenza con 10 milioni di abitanti della Lombardia. Dove ci sono dottorati disposti a venire in Ticino a fare fotocopie, pur di avere la pagnotta sul tavolo, visto come butta dalle loro parti. Era evidente che una simile scelleratezza avrebbe provocato un disastro. Chi, da presunto esperto del mercato del lavoro, non ha previsto cosa sarebbe successo o addirittura lo ha negato, sì che è “incollocabile”, prosegue.

“La storiella che su 8077 persone in assistenza ci sarebbero non qualche centinaio o anche un paio di migliaia, ma addirittura oltre settemila – quindi una grandissima maggioranza! – di incollocabili “veri”, quindi casi sociali e/o psichiatrici, è un’offesa ai disoccupati di lunga durata, e la raccontate a qualcun altro. Anche perché, se così fosse, queste persone sarebbero in invalidità e non in assistenza”, termina la sua invettiva.
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