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20.02.2018 - 14:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La difesa dell'ombrellina, "da donna trovo umiliante che mi impedisca di fare una scelta di lavoro: devono permettermi di costruirmi un percorso con consapevolezza e autonomia"

Alice Brivio ha lavorato sulle piste di Formula 1 e ora è conduttrice a Sportitalia. Difende il ruolo ora abolito. "Non siamo ragazze vuote e superficiali a caccia di piloti ma parte di uno spettacolo in cui c'è di tutto, dalla tecnologia al glamour. Raggiungere il rispetto per la donna nascondendola è paradossale"

BELLINZONA – Aveva fatto tanto discutere qualche settimana fa la scelta della Liberty, la società che organizza il Mondiale di Formula 1, di abolire le ombrelline, ovvero le ragazze che reggevano il numero del pilota sullo schieramento di partenza. Il motivo? Non corrisponderebbero più alla visione moderna della donna.

Un’idea che a molti non era piaciuto: noi avevamo parlato, per esempio, con Nadia Ghisolfi, da sempre attenta ai diritti delle donne, e la sua opinione era stata che, dopo il caso Weintestein, si stia esagerando. Ovvero, giusto stare in guardia e denunciare le molestie, ma senza vedere ovunque qualcosa che non c’è. L’ex patron della F1 aveva parlato di un mondo troppo pudico.

Sul settimanale Oggi una ex ombrellina, ora conduttrice tv a Sportitalia, la 25enne Alice Brivio, ha difeso il ruolo. “Che si possa raggiungere il rispetto nei confronti della figura femminile escludendo le donne da certi ambienti o addirittura nascondendole mi sembra paradossale. Dovrebbe essere il contrario. La figura femminile dovrebbe essere esaltata e gli individui dovrebbero essere educati a rispetta”.

Il giornalista la incalza, domandandole se fare un uso strumentale della bellezza non sia in contrasto con l’emancipazione della donna, lei è convinta che sia, ancora una volta, il contrario: “credo che essa si possa raggiungere permettendo ad ogni donna di costruirsi un percorso professionale con consapevolezza e autonomia. Le ombrelline non sono ragazze vuote  e superficiali a caccia di piloti, mandate allo sbaraglio nei box o sulla griglia di partenza. Sono parte di un grande spettacolo in cui c’è di tutto, dalla tecnologie al glamour”, e parla delle coreografie e delle prove che stanno dietro al lavoro delle ombrelline.

Per quanto concerne gli ideali femministi, si dice orgogliosa di essersi pagata gli studi “sui campi di gara, dietro il bancone di un bar, nelle fiere internazionali e dando ripetizioni. Da donna, trovo molto più umiliante che qualcuno mi imponga la sua volontà e mi impedisca di una scelta di lavoro e passione”.

Nessuna ragazza ha mai subito molestie sulle piste, precisa. Racconta come tutti si svolge tramite agenzie, “e noi siamo lì per lavorare”.

Dunque, davvero non si sta esagerando?
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