TORINO – Se qualcuno, e purtroppo ci sono ancora, era realmente convinto che l’intelligenza dipendesse dal colore della pelle, è stato definitivamente smentito. A provarlo una ricerca internazionale, cui ha partecipato anche la Città della Salute di Torino.
Nei primi due anni di vita lo sviluppo neuroevolutivo per quanto riguarda apprendimento, linguaggio e abilità motorie sono
molto simili tra soggetti di aree geografiche e culturali differenti.
Meno del 10% delle differenze è attribuibile ai geni, il resto
dipende invece da disuguaglianze ambientali e sociali.
Per provarlo, i ricercatori hanno monitorato dalla nascita fino a due anni di età 1.307 bambini sani, residenti in aree urbane, adeguatamente nutriti e in buone condizioni socio-economiche di 5 Paesi del mondo: Brasile, India, Italia, Kenya e Regno Unito.
A causare più differenze sono le diseguaglianze sociali e ambientali, sia in gravidanza che dopo. Esse non influiscono solo sulla salute e sulla crescita bensì anche sullo sviluppo neurovegetativo.
Dunque, non è il colore della pelle a determinare chi è più intelligente e chi meno. D’altro canto, diversi studi negli ultimi dicono che lo siamo tutti meno: il Qi delle persone sta infatti mediamente diminuendo!