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Cronaca
20.10.2015 - 12:450
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«Sono io il papà della aggregazioni di Bellinzona», e Ghiringhelli non molla il Locarnese

In attesa della sentenza del Tribunale federale riguardo l'irricevibilità della sua iniziativa per far votare tutto il cantone sulle aggregazioni, Giorgio Ghiringhelli chiede che gli venga dato il giusto merito. E ipotizza cosa succederebbe se gli dessero ragione

BELLINZONA - «Siccome sono sempre stato a favore delle grandi aggregazioni non posso che essere contento. Peccato per i quattro comuni rimasti fuori. Si capiva che non tutto sarebbe andato liscio, per esempio ad Arbedo avevo fatto fatica anch'io a raccogliere firme». Giorgio Ghiringhelli non nasconde la sua gioia per la nascita della Grande Bellinzona. «Prima che si arrivasse alla votazione avevo lanciato un'iniziativa popolare. Mi sento il papà di questa aggregazione, anche se i sindaci dicono che sono arrivati prima loro». Snocciola date per comprovare la sua tesi, affermando che dai sindaci la possibilità di un Bellinzonese a 17 non era stato neppure considerato, e che dopo la sua raccolta firme sia cambiato qualcosa.Che cosa, esattamente?«Nessuno sospettava probabilmente che la mia iniziativa avesse così successo. Viste le firme, di cui 3-4mila nel Bellinzonese i sindaci hanno capito che sarebbero stati i cittadini di tutto il Cantone a decidere per loro. La mia iniziativa ha dato una scossa, e bisogna riconoscerlo. Io per contro riconosco il grande lavoro di Branda e Bersani con le serate informative, si sono impegnati. Vorrei però che si apprezzasse anche il mio sforzo, non da poco. L'idea era cosi buona che avevano aderito Luigi Pedrazzini e Giorgio Giudici».Lei aveva scommesso una cena con Branda: chi arriva primo paga. Dunque a chi arriverà il conto?«Come detto prima con le date, sono arrivato prima io... dunque facciamo metà ciascuno! Comunque non è ancora finita: lui non ha realizzato la grande Bellinzona dei 17 comuni e io ho il ricorso pendente a Losanna. Nella sua iniziativa, chiedeva di far votare a tutto il Cantone sulle aggregazioni di Bellinzonese e Locarnese. a Locarno, però, nessuno ha recepito il messaggio, come mai? «A Bellinzona era questione di persone, di sindaci e di autorità. A Locarno ci sono troppe divisioni per interessi di famiglie e di partiti, si va avanti da decenni ad essere una regione litigiosa e separata che si lamenta per quello che non riesce a realizzare. Le poche opere fatte, per esempio il Lido, impiegano molto tempo».Lei si muoverà per il Locarnese?«Ora attendo la sentenza. Il Gran Consiglio aveva deciso che non era ricevibile. Si sono attaccati alla carta Europea dell'Autonoma Comunale, a cui abbiamo aderito nel 2005, secondo cui prima di aggregare delle località va consultata la popolazione interessata, e con la mia idea si impediva agli abitanti di Bellinzonese e Locarnese di andare alle urne prima della decisione. Far votare tutti può sembrare strano ma è lungimirante: c'è un precedente a Glarona che è stato approvato sia dal Tribunale Federale che dal Parlamento Nazionale, che deve dare l'ok alle modifiche costituzionali a livello cantonale. Dato che tanti comuni, soprattutto del Luganese, tengono finanziariamente in piedi anche il Bellinzonese e il Locarnese, è giusto che decidano tutti».Ora che cosa potrà succedere con la sentenza del Tribunale?«Sono fiducioso sull'esito della sentenza, penso abbiano atteso per non influire con la decisione sul voto di Bellinzona. Se il Tribunale mi desse ragione, ci sarebbero tre scenari. Ci sarà in ogni caso una votazione cantonale, obbligatoria essendo una modifica costituzionale. La possibilità più accreditata sia che tutto il Cantone voti sia sull'aggregazione del Bellinzonese sia del Locarnese. Qui non si è mosso nulla, e sarebbe la loro ultima chance nei prossimi 15-20 anni. Per Bellinzona, qualsiasi voto esca dalle urne, i 13 che hanno detto sì resterebbero aggregati, se vincesse il sì nascerebbe per forza il comune a 17. Non è giusto, comunque, che comuni ricchi come Sant'Antonino non diano contributi al nuovo comune, o non si aspettino poi privilegi dal sindaco della nuova città. Il Tribunale Federale potrebbe dire che la mia iniziativa non è valida non avendo prima fatto votare, ma ora a Bellinzona questa consultazione popolare è avvenuta, dunque il Gran Consiglio potrebbe far andare a votare solo sul Bellinzonese. Se fosse considerata tutta valida, invece, il Parlamento come controprogetto, magari in accordo con noi, potrebbe scegliere di lasciar fuori Bellinzona e mandare la gente alle urne solo su Locarno».
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