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04.01.2016 - 14:210
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Don Feliciani respinto dai liberi pensatori? «Mai ricevuto la sua richiesta»

Polemica fra l’arciprete di Chiasso e l’associazione dei liberi pensatori. Che comunque il prete non lo vorrebbero affatto…

CHIASSO – Niente preti nell’Associazione liberi pensatori. Questa la risposta che si sarebbe visto ricevere don Gianfranco Feliciani, arciprete di Chiasso, come da lui affermato nella sua omelia domenicale. «Avevo chiesto di potermi iscrivere per partecipare ai loro incontri e dibattiti ma la risposta è stata: non è possibile perché lei è un prete. È come se io dicessi a un dentista che non può venire a messa», come riferito dal Corriere del Ticino. Quindi la professione di prete quale fattore discriminante, proprio da parte di chi sostiene di «promuovere il libero pensiero in politica, nella società e al cospetto delle gerarchie religiose e si batte contro dogmi, tabù e quant'altro ostacoli il libero confronto di idee e si proclama rappresentante in Svizzera degli interessi delle persone non credenti e laiche», come si legge nel sito dei liberi pensatori. Le cose però non sarebbero andate così, come scritto in una pepata replica dei liberi pensatori. «Premettendo che mai è giunta la sua desiderata in comitato, Don Feliciani sicuramente sa che, parallelamente alla possibilità di partecipazione di un dentista alla messa, non gli è necessario iscriversi per poter partecipare agli eventi pubblici da noi organizzati», precisa Giovanni Barella, presidente dei liberi pensatori ticinesi. «Altra cosa, invece, se la sua richiesta avesse avuto come scopo quello di poter partecipare ai lavori dell'associazione». Negli statuti figura infatti chiaramente scritto che "il Libero Pensatore può essere ateo, agnostico, panteista o persino credente in una entità superiore indefinita, ma non contemporaneamente fautore di una confessione religiosa. L'adesione all'Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori non è compatibile con l'appartenenza ad una qualsiasi comunità religiosa". «Son certo che l'arciprete già era a conoscenza di questi principi e che, volutamente e con una certa perfidia, abbia voluto dare un'interpretazione provocatoria ad una risposta semplice data da un libero pensatore ignoto», conclude Barella. «Ed è proprio un brutto segnale il comportamento dell'arciprete».
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