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11.04.2016 - 09:410
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Jelmini, «Lega e PLR si equivalgono. Che conseguenze avrebbe il ballottaggio?»

Secondo il municipale pipidino «bisogna capire se siamo rimasti stabili perché sono stati dati voti a Lega e PLR o perché la componente PPD a Lugano è questa»

LUGANO - Il suo seggio era quello più scontato, se di scontato in un'elezione si può parlare, di Lugano. Forse per questo Angelo Jelmini, rieletto nelle fila del PPD, nei commenti si lascia meno andare alle emozioni rispetto ai compagni del futuro Municipio luganese e analizza con lucidità i dati emersi dalle urne. La sua riconferma era data da tutti per certa, ma durante un'elezione non si sa mai, c'era qualche timore?«C'è sempre, un'elezione è un elemento aperto, perché non si può mai dire come vota, liberamente, la gente nelle urne. Il partito mi ha sostenuto, addirittura designato capolista, gesto che non ho chiesto ma che mi ha fatto piacere, chi ha corso con me sulla lista mi ha apprezzato, così come ha apprezzato quanto è stato fatto a livello di Municipio. Questo è stato un punto di partenza positivo, poi, e lo dicono i numeri, c'è stato un forte apprezzamento anche al di fuori del mio partito, perché il fatto di aver fatto due volte e mezzo i voti personali di lista vuol dire questo».Il fatto di non aver una competizione interna non ha penalizzato il risultato del partito, che è rimasto stabile.«Bisogna capire quanto questo risultato stabile sia legato, come tre anni fa, al contributo che una serie di PPD ha dato nella gara fra PLR e Lega. Lo si vedeva a livello di schede tre anni fa, dove a livello di Consiglio comunale abbiamo avuto una crescita di schede, oggi sapremo se anche ora si è manifestato questo fenomeno oppure se il rimanere sulle nostre posizione è semplicemente perché la componente pipidina di Lugano è questa, una componente di minoranza relativa che però si fa sentire a livello di Municipio e di Consiglio comunale, oltre che di partito in generale».A proposito della lotta fra Lega e PLR, c'è stato un ottimo risultato di Michele Bertini, che potrebbe ambire al ballottaggio. Se Bertini decidesse di puntare le sue fiche, non si rischia di partire col piede sbagliato?«Ci sono due riflessioni da fare. La prima, comprensibilissima, a livello di partito: è normale che a Lugano i due partiti maggiori anche a livello cantonale siano praticamente equivalenti. C'è da scorporare dal punteggio della Lega la quota UDC, che vedremo con i voti del Consiglio comunale a quanto è, ma penso che guardando i risultati di tre anni fa, oltre che del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, si equivalgano. La Lega poi prende qualche voto di partito in più e fa dunque tre seggi qui a Lugano. C'è un equilibrio sostanziale anche nell'apprezzamento personale fra Borradori e Bertini, e la riflessione, che sarà soprattutto nel partito liberale, di decidere se porre o no il quesito al popolo su chi deve essere il sindaco, è più che lecita. È normale che un partito il cui candidato pareggia quasi i voti del candidato di punta del partito maggioritario pensi al ballottaggio, io mi chiedo e spero che non abbia riflessi negativi sull'avvio della legislatura, perché a seconda di chi poi vincerà potrebbe restare qualche strascico. È umanamente e partiticamente comprensibile voler andare al ballottaggio, ho già vissuto questa situazione quando mi candidai a sindaco a Pregassona nel 1992, ma ciò su cui dovranno riflettere i partiti sono i vantaggi e gli svantaggi, oltre alle conseguenze, di una decisione di questa natura».
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