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Cronaca
17.12.2016 - 17:350
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«Ti lego alla carrozzina e ti butto giù da Sant'Antonio». Cosa succede(va?) nella Casa anziani di Balerna

Vi sveliamo i documenti allegati all'interrogazione di Pronzini. Non solo i maltrattamenti dell'infermiera poi finita al centro del ciclone, ma due testimonianze del 2014...

BALERNA - Matteo Pronzini ha segnalato, tramite una conferenza stampa, come all'interno della Casa anziani di Balerna, già toccata dalla vicenda di una infermiera che avrebbe maltrattato gli ospiti e denunciata da una giovane stagista, vi siano altre tre persone, verso cui è stata aperta un'inchiesta amministrativa, per comportamenti non conformi. Il Municipio non ha gradito l'intervento del deputato MPS, ritenuto sensazionalistico, e in una nota ha voluto chiarire come all'interno del centro era tornata la serenità. Riguardo ai tre presunti indagati, conferma come sia stata aperta un'inchiesta ma come parallelamente non è stato ritenuto il caso di sospendere i collaboratori. L'inchiesta è stata conclusa e sono stati adottati i provvedimenti si ritenevano opportuni. L'infermiera colpevole degli atti del 2011, come spiega in una nota, si era dimessa, ponendo dunque fine alla vicenda, perché la pena più severa possibile era il licenziamento. Dai documenti che Pronzini ha allegato alla sua lunga e articolata interrogazione, si evince come essa prima di tutto, agiva con persone in tutto e per tutto dipendenti dalle cure, per cui incapaci di lamentarsi di eventuali torti subiti. Persone trattate, si legge nei verbali, come bambole di pezza, pur di finire il lavoro in fretta. Emerge un caso, quello di una paziente a cui venivano messi i guanti in lattice, usati per l'igiene personale, in bocca, per non farle emettere versi. Dalle dichiarazioni dell'infermiera, si vede come essa lavorasse più rapidamente dei colleghi, anche comportandosi come non doveva, soprattutto quando non si trovava in compagnia di assistenti: questo dimostrerebbe come sapesse di sbagliare. Per quanto riguarda i casi singoli, la donna ha ammesso parzialmente i fatti, come di aver strattonato un'anziana nel metterla a letto ritenendolo l'unico modo per farlo. Nei confronti di un uomo, deceduto, ha dichiarato che è vero che lo ha buttato sul letto, togliendolo dalla carrozzina, spaventandolo e facendolo bestemmiare, ma ha negato di averlo mandato intenzionalmente a sbattere contro la parete per farlo arrabbiare. Quando lo lavava assieme a una stagista, lo insultava per farsi ubbidire, così come aveva strattonato un'altra ospite e il braccio paralizzato un uomo, nel frattempo deceduto, facendogli male. Addirittura, aveva fatto delle battute sulle posizioni abitudini sessuali di un ospite, pur rendendosi conto di sbagliare. Ma se ciò è ormai storia, dato che la vicenda legata all'infermiera è nota, i documenti allegati da Pronzini non si fermano qui. A sconvolgere è anche la lettera, sembra, di una dipendente, che ha notato comportamenti scorretti, e ha voluto far sentire, nel 2014, la propria voce. Precisa come in molti sappiamo, ma che chi è «in manica del direttore» non venga toccato, e possa fare ciò che vuole, da pause più lunghe a dar soprannomi a pazienti, colleghi e persino parenti degli ospiti. L'episodio che le ha fatto decidere di far sentire la propria voce risale al 30 ottobre 2014, con colleghi che sono andati a casa oppure hanno continuato a svolgere le loro mansioni senza degnare di uno sguardo un ospite che si trovava in barella. L'uomo, stando a quanto scritto, piangeva, e con lui c'erano i suoi parenti. Non tace neppure certe frasi rivolte ai pazienti, fra cui «mangia sennò paghi una multa di 5'000 franchi», «devi prendere subito la pastiglia, subito, e magari lunedì muori», «se non la smetti di piangere ti lego alla carrozzina e ti mando giù per Sant'Antonio». Per non parlare dell'ospite che chiedeva del coniuge defunto, di cui è stata imitata la voce. Infine, c'è la lettera di una collaboratrice che, dopo aver iniziato a lavorare a Balerna nel 2011 o 2012 (afferma di non ricordare bene), si è dimessa nel 2014, a causa di un ambiente lavorativo che non trovava più stimolante. Parla di problematiche legate alla gestione del personale, con dipendenti stressati e condizioni non serene anche per gli ospiti, causato dalle numerose assenze per malattia. Essendo l'ultima arrivata, lamenta anche piccoli casi di mobbing di cui, scrive, non si curava. Aveva parlato di tutto ciò col capo dicastero, di cui non ricorda il nome, che l'aveva incontrata assieme al direttore e alla capo cure. Ma dopo la riunione, malgrado i buoni propositi espressi, nulla cambia. Riguardo i pazienti, la dipendente parla di un uomo in carrozzina, che trascorreva tutto il giorno legato al calorifero, ovvero con la carrozzina legata e, nei primi tempi, lui stesso bloccato nel mezzo con una pettorina.
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