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Cronaca
21.03.2017 - 12:330
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Quadri inciampa in una fake news. "La notizia non era inverosimile". Ma come capire se un articolo è una bufala?

Il Consigliere Nazionale si era indignato per la protesta di alcuni migranti in Italia... ma essa non esisteva! Chi opta per notizie false, spesso gioca sul sensazionalismo del titolo

LUGANO – Spesso, il web abbonda di bufale, notizie scritte da vari siti con scopi diversi. Magari creare uno scoop, o alimentare le paure della gente usando temi che sono fra quelli che fanno indignare. Il titolo dell’articolo pubblicato da La Gazzetta della Sera, che parlando di una rivolta iniziata da qualche giorno da alcuni migranti in Italia, era tra questi: “Cibo africano e camere singole, sennò spacchiamo tutto”, si legge. Sarebbero le rivendicazioni dei migranti, e in poco tempo hanno fatto indignare chi non vede di buon occhio gli asilanti. Peccato che la protesta in realtà non esista!

Una bufala, appunto, come ve ne sono molte altre. Ieri sera c’è cascato anche il Consigliere Nazionale della Lega Lorenzo Quadri, che ha postato l’articolo, commentando: “Avanti, facciamoli entrare tutti come vorrebbe la gauche-caviar spalancatrice di frontiere che si costituisce in nuovi comitati”. Mirko D’Urso del MAT, e non solo lui, gli hanno fatto notare, quando ormai i commenti stavano degenerando, che si tratta di una notizia falsa, “come consigliere nazionale, municipale di Lugano e "giornalista" forse il Signor Quadri avrebbe il dovere di controllare le fonti dalle quali prende spunto per i suoi post biliosi!!”.

In mattinata, Quadri ha ammesso l’errore. “Le bufale in rete abbondano e può capitare di cascarci. Pare dunque che ieri sera sia successo a me, tramite condivisione di un link farlocco su una protesta in un centro asilanti della Penisola. La notizia non era di certo inverosimile, visto che episodi del genere sono già successi e succederanno ancora. Inoltre, quando la disponibilità di tempo da passare su facebook si riduce a dei ritagli, è chiaro che il rischio di sbagliare aumenta. Ringrazio quindi quanti, ad esempio il signor D'Urso ed altri, hanno evidentemente moooolto più tempo da trascorrere sui social e, con la raffinata eleganza e l'equilibrio che li contraddistingue, mi hanno fatto notare l'errore. La prossima volta starò più attento”.

Poi si è scagliato contro il portale tio.ch, che ha ripreso la notizia del suo errore. In diversi hanno fatto notare come la notizia riportata da Quadri possa essere una bufala, ma che situazioni del genere sono comuni in Italia.

Ma come si può capire se una notizia è una bufala, o in gergo, una fake news? Il tema è emerso con forza nel periodo della campagna elettorale di Trump, e il sito internet del quotidiano Repubblica ha dato alcune dritte. Prima di tutto, controllare l’indirizzo dei siti da cui provengono: se terminano con “lo”, o “com.co”, è probabile che siano fake. Se una notizia poi appare incredibile, sarebbe saggio verificarla tramite altre fonti, magari più “accreditate”, controllando anche la data: potrebbe essere una notizia vera ma vecchia. Utile può essere anche cercare informazioni sull’autore del pezzo, per capire se ha profili social, se ha già scritto altro materiale, e magari addirittura in Wikipedia se esiste. E anche la grafica del sito può aiutare, se essa non appare professionale è più alta la possibilità che siano notizie false, anche se non è ovviamente detto. Persino le immagini vanno verificate, così come i titoli, che sovente non corrispondono in pieno al contenuto del pezzo, ma sono scritti per suscitare sensazione.

Insomma, chi scrive fake news gioca molto sull’istinto dei lettori a indignarsi e condividere, magari di fronte  a un titolo bomba. Esattamente come è accaduto ieri a Lorenzo Quadri.
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