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Cronaca
24.03.2017 - 15:410
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Riflessioni: il foglio di carta paralizza ed è ora di osare? A patto di sapersi reinventare e vendere...

Una nostra lettrice ci fa pervenire uno spunto sul mondo del lavoro. "Una volta la gente si adattava di più e tutto funzionava". In Ticino è ora di dire addio ai sogni e fare ciò che capita?

BELLINZONA – E se dovessimo cambiare modo di porci, per affrontare il difficile problema della disoccupazione? Se fosse ora di fare un passo indietro, di riporre nel cassetto diplomi e eventualmente lauree, per inseguire un lavoro qualsiasi, che prenda avvio da qualcosa che si è imparato nel tempo.

“Perché siamo un po’ viziatelli, io compresa”, ci dice una nostra lettrice (nome noto alla redazione). Da una sua esperienza e da una conversazione avuta in seguito con lei che nasce questa riflessione sul mondo del lavoro, e noi della redazione siamo curiosi di capire quanto altri lettori la condividano.

Il tutto prende avvio da una passeggiata, durante la quale la nostra interlocutrice incontra una signora a spasso con un cane, che con disinvoltura le chiede se ha bisogno di qualcuno che lavori, oppure se conosce qualcuno che cerca. In che campo? “Faccio qualsiasi cosa”, la risposta pronta della signora, che si scopre venire dalla provincia di Milano.

E da qui parte il pensiero:  “questa signora sulla cinquantina, arriva da Milano, forse ha una laurea o un diploma o forse nemmeno la licenza media, è disposta ad accettare qualsiasi tipo di lavoro le si offra e per di più ha la faccia tosta (in senso positivo) di chiedere lavoro per strada alla prima persona che incontra. E sono anche certa che lo troverà!”, esclama la nostra lettrice, lodando più che altro la capacità di porsi, di chiedere senza avere paura di sentirsi dire di no.

“Qualche giorno fa, in un bar sono stata servita da una cameriera che mi ha raccontato come sino al giorno prima faceva l’estetista. Ecco, io non avrei mai osato propormi per lavorare in un bar, non avendo esperienza”, ci racconta.

“Bisogna imparare solo a presentarsi e vendersi bene. È importantissimo esser sicuri di sé stessi e delle proprie capacità professionali. Sono certa che qualche datore di lavoro incuriosito da una personalità decisa e forte e non solo dal pezzo di carta, a volte pure falso, esiste”.

Dunque, per combattere la piaga della disoccupazione la strada è adatatrsi, prendere qualcunque cose? “Io ritengo sia un ritorno al passato, dove le persone si adattavano di più e facevano quel che c’era, e tutto funzionava”.

Secondo la nostra interlocutrice, il pezzo di carta, al giorno d’oggi, quasi paralizza i lavoratori. “Non incito all’ignoranza, ci mancherebbe. Ai giovani dico di studiare, ovviamente scegliendo bene l’indirizzo, perché per esempio studiare commercio vuol dire gettarsi in un pozzo. Informatica, invece, ti apre un mondo… Il lavoro, oggi te lo devi inventare. Ma io penso a chi ha esperienza, a chi ha lavorato anni e ha accumulato esperienza, poi rimane senza lavoro”.

Invece di fossilizzarsi e cercare solo nel proprio ramo, la sua idea è di esplorare nuove possibilità, anche nuove. Basti vedere l’estetista che fa la parruchiera, “o per parlare di me, non avrei nessun problema a mettere nel cassetto il mio diploma e andare a curare una persona anziana o un bambino”.

Accettare, quindi, anche i lavori che ora i ticinesi sottovalutano, quelli che, per dire, accettano solo i frontalieri? . ma solitamente il cosiddetto pezzo di carta è il risultato di un percorso scolastico che porta a divenire quello che si sognava di essere, nei casi fortunati: chi studia legge, vuol fare l’avvocato, chi studia ingegneria, l’ingegnere. “Abbiamo vicino l’esempio dell’Italia, dove un laureato fa il cameriere. Penso anche a muratori che, senza lavoro, si adattano a far lavoretti a chiunque”.

Un realtà triste, lo ammette anche la nostra lettrice, che purtroppo però è quella che si vive in Ticino, “e trovo triste anche il fato che nessuno sia disposto ad adattarsi”. E allora i sogni possono essere messi da parte, “tornando alla signora che ho incontrato, sono sicura che troverà qualcuno che ha bisogno di qualsiasi cosa e gliela farà fare”.

Importante, sottolinea, è saper osare. “Sa che sono certa che nel mio campo c’è chi ha meno formazione di me eppure viene assunto, magari senza nemmeno parlare le lingue? Sa magari farsi avanti, presentarsi, provare. Poi, ovvio, c’è la grossa piaga del dumping, ma quello è un altro discorso”.

Il ritratto appare quello di persone disperate, disposte a  cercare qualunque cosa pur di guadagnare qualcosa, un mondo che forse in Ticino nessuno è ancora pronto a vedere, oppure che appare, semplicemente, troppo catastrofico per essere vero. "Ma quella signora non mi pareva affatto disperata", ci contraddice. Certo, però lo potrebbe essere l'immagine di fondo.

La flessibilità, seguendo il ragionamento della nostra lettrice, deve toccare anche i datori di lavoro. Perché se qualcuno cerca una badante, difficilmente contatterà chi ha lavorato in altri ambiti. “Appunto, serve osare e fidarsi da entrambe le parti”. E svicolarsi da un pezzo di carta che pare essere un tabù.

Questa è la ricetta della persona che ci ha contattato. Potrà essere quella giusta?


Paola Bernasconi
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