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Cronaca
29.03.2017 - 14:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Boneff torna sul Gay Pride, "per chi vuole vivere la sua diversità senza essere additato, è giusto provocare?"

Per il consigliere comunale pipidino, "come reagiremmo di fronte al nostro medico, panettiere, negoziante mezzi nudi e agghindati di piume?"E si aspettava di prendersi del "bacchettone"

LUGANO – Armando Boneff ieri, con la sua interrogazione in merito al Gay Pride dell’estate del 2018 a Lugano, firmata assieme ai colleghi di partito Sara Beretta Piccoli e Angelo Petralli, ha scatenato diverse discussioni.

Oggi, attraverso Facebook, torna sul tema. “Davo per scontato di essere tacciato di "bacchettonismo" perché è il modo più semplice per stigmatizzare un pensiero non conforme alla società onnivora, ma di ciò posso esserne orgoglioso almeno tanto quanto i partecipanti al Pride per la loro diversità”, esordisce.

“Mi ha invece sorpreso l'accusa velata di omofobia, perché il rispetto e l'inclusione stanno proprio alla base della nostra perplessità per una manifestazione provocatoria, che offre un’immagine distorta della realtà”.

La sua è una riflessione sul mondo LGTB, “come giustamente dicono nel comunicato stampa gli organizzatori del Pride, la persona omosessuale può essere il vicino della porta accanto o una delle tante figure professionali da cui ti servi ogni giorno e non te ne accorgi nemmeno. E allora chiediamoci come reagiremmo se il nostro medico, il nostro panettiere, il nostro negoziante,si presentassero mezzi nudi e agghindati di piume. Ci importerebbe qualcosa delle loro inclinazioni sessuali o basterebbe il loro modo di porsi inusuale per lasciarci di stucco?”

Insomma, a detta di Boneff, l’omosessualità (o l’essere transessuale, con tutte le sfumature che l’appartenenza al mondo LGTB offre), è accettata, spesso neppure notata: diverso può essere se viene esibita in modo esplicito, come accade sovente in alcune manifestazioni dell’orgoglio gay.

“Con ciò nessuno criminalizza nessuno, ma è lecito chiedersi se sia giusto provocare, proprio nell’interesse di chi vorrebbe vivere la propria condizione di diversità senza essere additato”, si domanda Boneff.

“Fra l’altro”, aggiunge poi, nei commenti, “mica abbiamo chiesto di non autorizzarlo, ma solo di spiegarci a cosa mira e quanto ci costerà”.
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